24; Un salto nel passato

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«Ma te le stai facendo le canne anche per me?» sbatto velocemente le palpebre non appena sento Azzurra richiamarmi con tono scocciato.
«Non ho tempo per fare la cannata in giro, Zury» sorrido e sbadiglio, mordicchiando distrattamente una patatina fritta che ho appena preso dal piatto che c'è tra me e il pc.
«Ma stai bene?» lo sguardo di Melissa è velato di preoccupazione.
Ridacchio di nuovo, pensando a come questa video chiamata somigli alle centinaia fatte durante i primi mesi di soggiorno a Bologna.
«Sto bene, Mel» alzo gli occhi al cielo e mi passo una mano sul viso, stufa della sua eccessiva preoccupazione. Sono qua da cinque mesi e tutto procede a gonfie vele: i ragazzi con cui sono partita sono davvero molto simpatici, ho fatto amicizia con parecchi compagni di corso e il tempo scorre più in fretta di quanto pensassi. Mi sono decisa a lasciare la mia camera dello studentato per un monolocale in centro, considerando che le mie coinquiline non facevano altro che farmi uscire di testa, e grazie al cielo il responsabile del progetto erasmus ha acconsentito la mia richiesta.
La mia amica alza le mani in segno di resa e io sposto il pc sulla scrivania della mia stanza per potermi sedere tranquillamente sul davanzale della finestra a fumare in santa pace.
«Oi Zury, ma sei da Tonno?» chiedo, riconoscendo alle sue spalle la stanza da letto del mio amico.
Lei annuisce e lo inquadra mentre è seduto alla scrivania con delle enormi cuffie alle orecchie con una pagina di premiere aperta sul pc e lo sguardo concentrato. Le chiedo di salutarmelo senza disturbarlo e continuo a chiacchierare amorevolmente con loro fino a che non sento il cellulare vibrare.
«Umh, scusate ragazze, è Claudio» borbotto stranita e fisso gli occhi di entrambe le mie amiche attraverso lo schermo. «Ci sentiamo domani?»
Entrambe fanno un cenno d'assenso con la testa e mi salutano scuotendo la mano e io ricambio con un bacio volante chiudendo in fretta e furia la chiamata.
«Cantelli bello»
«Dolcezza, mi apri?» chiede, con la voce arrochita, prima di attaccare. Dubbiosa, alzo un sopracciglio e scendo dal bordo del davanzale con un salto, sistemandomi successivamente gli occhiali da vista sul ponte del naso.
Prima di aprire la porta, arraffo da un cassetto un coltello farfalla – non si sa mai — ed apro la porta con cautela, aprendolo con uno scatto del metallo e nascondendolo dietro la schiena.
La faccia di Claudio mi si para dinanzi, tumefatta da un lato.
Indossa il North Face nero e stringe tra le mani un cappellino da baseball rovinato su più punti.
«Cla ma che-» non mi da tempo di finire la frase che mi si lancia addosso, stringendomi a sé.
Ancora scossa, chiudo di nuovo la porta del mio monolocale ed inizio a preparare una camomilla, non prima di averlo fatto sedere.
Una decina di minuti dopo ci troviamo seduti uno di fronte all'altro, tra le mani sue una tazza enorme di camomilla corretta col gin, tra le mie, il coltello farfalla che avevo recuperato dal cassetto.
«Ti scongiuro Margi, smettila di armeggiare con quel coso, sei inquietante», obbedisco silenziosamente, per poi riprendere di nuovo non appena passa dell'altro tempo senza che nessuno dei due apra bocca.
«È stato Cesare».
«Che cosa?!» nel dirlo, mi alzo e sbatto violentemente le mani sul tavolo, spaventandolo.
«Gli ho dato dello stronzo insensibile perché beh, sta già frequentando un'altra; lui mi ha tirato un pugno, io ho provato a dargliene un altro, ma si è messa in mezzo Clara» mi spiega, guardando fisso ovunque tranne che nei miei occhi. «L'ho presa sulla mascella, ma ti giuro Margi, piuttosto che fare volontariamente del male a una ragazza mi farei ammazzare, Cesare ha iniziato a sparare stronzate su di me, poi mi ha urlato che io non so niente di quello che-»
«Perché tu non sai niente di quello che è successo tra me e Cesare tre mesi fa, Cla» sospiro, mettendomi le mani nei capelli e gettando gli occhiali da vista sul tavolo.
«Margherita, non scherziamo» mi guarda minacciosamente. «Sei la mia migliore amica, non si deve permettere di mancarti di rispetto così, frequentando una qualunque come se tu non fossi mai esistita! Non ci sto, non dopo quasi due anni che fate questo tira e molla senza senso che vi fa solo stare male».
«Mi hanno offerto un lavoro» lo dico con riluttanza, con le labbra chiuse in una smorfia di pieno disappunto. «Mi hanno offerto un lavoro importante, che mi farà girare parecchio».
Dirlo ad alta voce, a qualcuno che non siano i miei genitori o Cesare, lo rende più reale di quanto non lo fosse già.
«Che tipo di lavoro?»
«Io – prendo un respiro, con le lacrime agli occhi — non so ancora come cazzo sia possibile che io, proprio io, Margherita Martinelli, finisca a lavorare per la produzione del prequel di Game Of Thrones» tiro su col naso, commossa. Il ragazzo davanti a me strabuzza gli occhi, facendo una smorfia di dolore poco dopo. Nel vederlo in quel modo, prendo un pacco di minestrone pronto dal freezer e glielo lancio contro.
Mi asciugo le lacrime che ho lasciato sfuggire e mi siedo di nuovo di fronte a lui.
«Uno dei pezzi grossi della produzione ha fatto un giro in università, appena sono arrivata, ed ha chiesto ad un suo amico – che è il mio professore di laboratorio— di segnalargli qualcuno da chiamare» fisso il vuoto. «Hanno chiamato due ragazzi olandesi e.. me».
«Cristo Margi, è meraviglioso», mi sorride, guardandomi con l'occhio libero dal ghiaccio. Lo vedo che è sinceramente contento, per questo gli perdono di aver fatto a cazzotti con suo fratello.
«La produzione inizierà appena un mese dopo la mia tesi, perciò appena scade l'anno, torno a Roma per qualche tempo e poi a Bologna, per sistemare le cose».
«Ti ha lasciata lui?»
Prendo un respiro profondo.
Dopo una settimana in cui non avevo fatto altro che festeggiare per il lavoro, l'arrivo di Cesare per la consueta visita di fine mese è stato come un fulmine a ciel sereno.
Durante quella settimana, non ci siamo sentiti molto, lui aveva da fare con gli altri ragazzi e io dovevo fare dei colloqui con il produttore e alcune sue assistenti.
Produttore che, proprio la mattina dell'arrivo di Cesare, mi aveva mandato una mail con i dettagli riguardanti la produzione (luoghi di riprese, un accenno alla trama, alcuni call per il cast). Avrei visitato posti bellissimi, ma non appena Cesare si affacciò alla porta, realizzai all'improvviso la mia relazione con lui.
«Comune accordo, dopo una litigata colossale che ha fatto preoccupare quelli del piano di sotto e tanto sesso d'addio» ci rido su, ora, ma fino ad un mese fa ero diventata un fantasma.
Claudio annuisce.
«Allora, parlami della lite con la piccola Claretta, avanti» lo invito a parlare con un gesto eloquente della mano.
Con una faccia rassegnata, mi racconta di come sono andate le cose nelle ultime 48 ore e di come si è precipitato a comprare un biglietto aereo non appena Clara gli ha chiesto una pausa e Denia lo ha mandato via minacciando una denuncia. Il caro Claudio, infatti, è rimasto per due ore e mezzo seduto davanti al portone dell'appartamento a bussare insistentemente per poter parlare di nuovo con Clara; non appena Denia gli ha aperto la porta in pigiama, lui era pronto ad entrare, ma lei lo ha cacciato malamente dicendo che Clara dormiva e che se non avesse smesso di bussare, avrebbe chiamato i carabinieri.
Affranto, è tornato a casa e ha preso i biglietti per il primo volo disponibile.
Sorrido, pensando alla volta in cui ho ospitato Tonno a Londra.
Parliamo fino al mattino, sbronzandoci come due adolescenti alle prime armi, con del gin avanzato da una bottiglia di qualche sbronza fa e il whisky che avevo nascosto "per le emergenze".
Quando la mattina dopo mi sveglio, tutto ciò a cui penso è il dolore massacrante che si è annidato nella mia testa.
Riprendo i sensi piano, e ci metto un po' a rendermi conto di essere nuda, aggrovigliata al copriletto, con la testa di Claudio appoggiata sulla pancia.

Margherita | Cesare CantelliUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum