15; Cosa?!

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Devo dire che nonostante tutto, studiare per la sessione mi mancava.
Normalmente, prima che Cecilia distruggesse casa, mi chiudevo giornate intere in camera da letto e girovagavo per la casa come un'anima in pena.
Adesso, complice il fatto che non vivo più in una casa mia, mi sono dovuta adeguare alla biblioteca dell'università, nonostante l'insistenza di Claudio di comportarmi come se fossi a casa mia.
Di Claudio, perché Cesare ed io non ci incrociamo neanche per sbaglio da almeno una settimana.
Il lato positivo, è che uscire di più mi rende più propensa a studiare, il lato negativo è che uscendo perdo ore preziose che prima utilizzavo.
Difatti, non appena arrivo nella biblioteca del DAMS, mi rendo conto che sono già le dieci e che ho perso un'ora e venti soltanto per arrivarci. Il caldo mi sta lentamente uccidendo e riesco a trovare la concentrazione soltanto dopo mezz'ora di cazzeggio al pc.
«Sei Margherita Martinelli?» faccio scattare i miei occhi chiari dalla pagina aperta di word al viso di una ragazza.
Ha i capelli rossi, poco più lunghi delle spalle e palesemente tinti. La frangia, due occhi verdognoli talmente grandi da abbagliarmi totalmente. Un naso abbastanza piccolo, con la punta che vira vagamente verso l'alto. Labbra carnose, fossetta sul mento.
«In carne e ossa.» le rispondo, un po' perplessa. «Serve qualcosa?»
«Ci sono due ragazzi fuori che ti cercano.» sussurra, indicandomi le vetrate. Scorgo Tone e Nelson, intenti entrambi a guardare il cellulare.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
«Grazie, sei molto gentile.» accenno un sorriso, mentre lei si aggiusta la frangia.
«Mi chiamo Clara.» borbotta, abbozzando un saluto con la mano ed addentrandosi in biblioteca.
Resto a fissare il punto in cui è sparita, notando solo ora quanto goffa e impacciata fosse e quanto i suoi occhi fossero spenti.
Scuoto la testa ed esco fuori a passo spedito, cacciandomi subito una sigaretta tra le labbra.
«Quale parte del non mi rompete il cazzo che ho scritto sul gruppo non vi è chiara?» domando bruscamente, accendendomi la sigaretta.
«Calma, tigre.» afferma Tone, guardandomi sorpreso.
«Regà, cazzo, ve l'ho detto che devo dare quattro esami.» la mia voce è vagamente disperata, ho le lacrime agli occhi e sono nervosa da morire.
«Daisy..» Nelson non riesce a finir di parlare che scoppio a piangere, coprendomi il viso con le mani. Butto a terra la sigaretta, disinteressandomi totalmente al fatto che fosse praticamente intera e di conseguenza, sprecata.
Sento due braccia avvolgermi, e due mani afferrare le mie per toglierle dal mio viso.
«Che succede margheritina?» borbotta Francesco, con la testa immersa nei miei capelli.
Tiro su col naso fissando i miei occhi chiari in quelli di Nelson, che ha ancora una delle mie mani tra le sue. La bacia con delicatezza e mi sorride.
«Dai, prendi le tue cose, oggi studi da me.» m'incoraggia quest'ultimo.
Annuisco, sciogliendomi dalla presa ferrea di Tone e tornando in fretta all'interno della biblioteca per raccattare tutte le cose che ho lasciato sparse sul tavolo. Ho la vista offuscata e già sento arrivare un lieve mal di testa.
«Stai meglio?» gli occhi chiari di Francesco mi squadrano dallo specchietto retrovisore della sua macchina.
Annuisco, riportando il mio sguardo fuori dal finestrino, assorta.
A volte senza di loro, mi sentirei persa. Ammetto che speravo che Cesare fosse con loro e che non vederlo mi ha causato un bel vuoto allo stomaco.
Guardo la città scorrere sotto i miei occhi, osservo le persone vivere la loro vita freneticamente; quando ci fermiamo ad un semaforo riesco finalmente ad osservare più attentamente Bologna che si appresta ad andare a pranzo.
C'è un uomo con una ventiquattr'ore che travolge per sbaglio una ragazza senza scusarsi, un'anziana che sorride ad una donna di mezz'età, un ragazzo dalla pelle ambrata che tiene per mano un bambino, probabilmente suo figlio.
Poi, affilando lo sguardo, la vedo.
Se ne sta appoggiata sulle scale di un condominio, più magra dell'ultima volta che l'ho vista. Ha tagliato i capelli, quelli che una volta erano lunghi fino al sedere e di un color grano meraviglioso, ora sono corti fino alle spalle e di un nero che sta sbiadendo.
Dischiudo leggermente le labbra, continuando a fissare Cecilia incredula anche quando le passiamo davanti per sfilare via dal traffico.
«Credo di aver appena visto un fantasma.» sussurro, ancora incredula.
Un verso distratto proviene dalla bocca dei due, distratti a far altro.
«C'era Cecilia, prima.» mi schiarisco la voce. «O almeno credo fosse lei, difficile a dirsi, è completamente diversa.»
Non ricevo risposta, ma solo un veloce scambio di sguardo tra Nelson e Tonno che mi infila una pulce nell'orecchio, ma che decido di ignorare.
Non appena entriamo nel piano dove c'è casa di Nelson, guardo con nostalgia la porta del mio vecchio appartamento, accarezzandola piano con le dita. Per un secondo mi viene in mente di entrare, ma poi ricordo che la serratura è stata cambiata e mi limito a tirar su un sospiro nostalgico.
Nel salotto, c'è allestito il set del salotto, perciò non perdo tempo a raggomitolarmi sul divano col pc, mentre i ragazzi ordinano del sushi da asporto.
Sto mandando una mail, quando la vibrazione del cellulare mi distrae dal mio lavoro.
Cantelli bello.
«Oi Cla'» borbotto, tenendo tra le labbra una sorta di sostituta alle mie sigarette, che ho comprato per poter fumare dentro casa senza far puzzare tutto di fumo.
«Bambolina, torni per pranzo?» prendo un tiro e lascio cadere la sigaretta dalle mie labbra, sbuffando via il fumo.
«No tesoro, sono da Nels.» tolgo via il pc dalle gambe e riafferro la sigaretta, allungandomi.
«Cesare non c'è.» mi implora, ed io sbuffo una risata intenerita.
«Lo so, ma ormai sono con loro.» mi si sta stringendo il cuore. «Senti, stasera ti va di prendere del cibo spazzatura e mangiarlo sui Colli?»
«Va bene, ma se mi dai buca sei davvero finita.» minaccia.
«Lo sai che ti adoro.» rido, distendendo le punte.
Chiude la chiamata e vengo raggiunta dai miei due amici, che insistono per farmi mettere nel mezzo: l'ultima cosa di cui ho voglia ora è di una seduta psicologica da parte di due cretini come loro.
«Hai litigato con Cesare.» non è una domanda, quella che mi rivolge Tone all'improvviso. Nessun preambolo, nessun mezzuccio per arrivarci.
«Non lo so.» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Da quando ci siamo incrociati per la prima volta sul pianerottolo di questo appartamento, sono iniziati i guai nella mia vita.
Non che io ami vivere nella staticità, nella routine e tutto ciò che si porta dietro, ma neanche amo scendere a patti con i miei sentimenti ed avere la testa immersa in un continuo di alti e bassi.
«Di solito è chiaro quando discuti o meno con qualcuno.» Nelson è perplesso. Figlio dell'estate: pensa di riuscire a ricavarne qualche ragno dal buco, quando neanche io e Cesare capiamo bene cosa c'è tra di noi.
«Il fatto è che mi sta evitando da quando hai dato il famoso annuncio dello studio.» sbuffo, mettendomi le mani tra i capelli. «Allora mi sono offesa ed ho iniziato ad evitarlo anch'io.»
«Ventitré anni e non sentirli.» borbotta Francesco.
«Senti, stavolta ho tutto il diritto di essere incazzata con lui.» sbotto, aprendo di scatto gli occhi e minacciandolo con un dito. «Ho fatto il grande primo passo, e lui non ha più aperto il discorso.»
«Cosa?!» l'urlo stridulo di Tonno mi perfora un timpano. Io e Nelson lo guardiamo sconvolti, entrambi profondamente perplessi. «Daisy, vi baciate e non dici nulla?»
Scoppio a ridere di cuore, tirandogli uno schiaffo sul braccio, sinceramente divertita.
«Gli ho detto che lo amo, scemo.» chiarisco subito, asciugandomi una lacrima.
«Cosa?!» stavolta sbottano entrambi, guardandosi negli occhi, vagamente allarmati.
«Beh, quello che ho detto.» mi accendo una sigaretta vera, stavolta. Non appena chiudo l'affermazione, entrambi iniziano a parlare contemporaneamente, sproloquiando su come sia sbagliato instaurare un rapporto così, sul fatto che prima di dire le "due paroline famose" bisogna affrontare una serie di step che io e Cesare abbiamo bellamente ignorato.
Prendo un respiro profondo e spiego ai due che così è più divertente, che seguire paro passo tutti gli step mi farebbe perdere l'interesse.
«Io lo amo perché è imprevedibile, questo è quanto.» sbuffo, sperando di chiudere qui il discorso. «E sono sicura che tornerà di nuovo tutto come prima, non appena ci renderemo conto che non riusciamo — come sempre- a tenerci il muso per troppo tempo, è davvero questione di un paio di giorni.»
«Marghe.» il tono di voce di Nelson non mi rassicura per nulla.
«Che c'è?» alzo gli occhi al cielo.
«Cesare e Sofia si sono rimessi insieme.»

Margherita | Cesare CantelliМесто, где живут истории. Откройте их для себя