5; Faust

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«Abbiamo concordato che ognuno di noi, ha una domanda da fare per Daisy.» ad introdurre il video, è Nelson.
«Si Nels...ma chi è Daisy?» chiede Dario.
Io, situata tra Bic e Tonno, faccio spallucce e metto su la mia migliore espressione perplessa.
Dopo settimane in cui la mia vita ha ripreso gli equilibri che aveva un tempo e dopo un Natale a dir poco meraviglioso, io ed i ragazzi abbiamo fatto una sorta di rimpatriata per scambiarci dei pensierini.
Non so come, mi hanno convinta a fare un video, spinti dalla curiosità dei loro iscritti, che vedendomi più volte comparire nei vlog di Nelson e negli Around The Valley, hanno preteso un Salotto assieme a me.
«Bene, a partire da Dario e per finire con Tonno, ognuno ha una domanda da farti.» mi spiega velocemente Nelson. «Poi ne abbiamo presa qualcuna tra quelle che ci hanno lasciato sotto i vari video eccetera.»
Annuisco e mi preparo a rispondere alle domande.
I ragazzi fanno i cretini come al
solito, mi arrivano dalle domande più stupide alle più complesse.
«E il tuo tipo ideale?» è Nicolas a farmi la domanda, dopo essere stato in silenzio ad ascoltare qualsiasi cosa mi uscisse dalla bocca.
«Ce l'ho un tipo ideale.» annuisco.
«Davvero?!» è Tonno a rispondere, così sorpreso.
«È una cosa che non assoceresti a me, tipo i tatuaggi.» ammetto, citando l'argomento antecedente a questo. «In realtà non è proprio un tipo ideale, diciamo che sono dei dettagli a cui faccio caso e che mi fanno girare la testa, mettiamola così.»
«Sei una che fa caso alle lunghezze?» stavolta è Cesare, che viene rimesso in riga subito da uno scappellotto da parte di Frank.
«Lo ammazzo.» commento soltanto. «Comunque son cose stupide: tipo il sorriso, la schiena e le mani.»
«Descrivici una bella schiena secondo il tuo punto di vista.» incalza subito Dario.
«Muscolosa ma asciutta, non deve esser una di quelle schiene troppo palestrate.» ci penso su, passandomi una mano sulle labbra. «Spalle larghe e soprattutto le fossette di Venere.»
«Che sono le fossette di Venere?» chiede Tonno, guardandomi.
«Quelle nella parte bassa della schiena, hai presente?»
«Peccato, mi mancano!» replica il biondo ed io scoppio a ridere.
«Ma lo sai che ti amo a prescindere Tone!» esclemo, lanciandogli un occhiolino. Lui ride assieme agli altri e mi manda un bacio volante.
Concludiamo il video poco dopo, e devo dire che alla fine mi sono divertita. Hanno la capacità di metterti a tuo agio anche in situazioni nuove.
«Regà, ho delle cose per voi.» esclamo, recuperando una busta enorme piena di pacchetti colorati che ho lasciato all'ingresso.
Li distribuisco ad ognuno e tengo da parte per Nelson quello di Bea, posandoglielo sul letto.
«Oh, ma che bella! Grazie Daisy!» il primo a ringraziarmi è Frank. Gli ho regalato una nuova cinghia per il basso a tema Super Mario, visto che la sua si è rotta da poco.
A Nic ho regalato un libro sulla fotografia analogica, a Dario il CD autografato di Motta, con tanto di dedica.
«Ora mi spieghi come diavolo hai fatto ad averlo.» il suo abbraccio mi travolge e gli lascio un bel sorriso.
«È un segreto.» affermo con un occhiolino.
Il mio segreto si chiama Azzurra Boniardi, aka la mia carissima amica, che lavora come fotografa in un locale dove si è esibito qualche settimana fa, e mi ha fatto questo piccolo favore.
A Nelson ho ricamato una t-shirt rosa, scrivendo "ma sai che..." sulla tasca finta che c'è sul lato sinistro del petto.
Va subito ad indossarla e ricevo un abbraccio anche da parte sua.
A Tonno ho regalato un nuovo paio di cuffiette bluetooth della pantone, gialle, identiche alle mie.
«Ma come fai a ricordare tutti questi particolari?!» esclama non appena vede la confezione.
Cesare invece, si rigira tra le mani la scatola rossa in cui ho messo il suo regalo, senza aprirla.
Finito il momento gioviale della consegna dei regali da parte mia, i ragazzi mi consegnano una busta.
«Voi siete matti.» ho le lacrime agli occhi mentre lo dico.
Sono due biglietti per il concerto di Cremonini a Bologna.
Li abbraccio uno per uno e mi soffermo in particolar modo su Tonno e Nelson, a cui avevo rotto le balle in particolar modo con questo concerto.
Saluto tutti e torno a casa mia, siccome sono in piena sessione e sto cercando di preparare un esame in più.
Metto su l'acqua per il the e mi scambio qualche parola con Cecilia, anche lei immersa nello studio.
Credo abbia avuto una discussione con Tonno, visto che si è categoricamente rifiutata di venire con me dai ragazzi.
Ultimamente le cose tra loro vanno malissimo e ne stiamo risentendo tutti, visto che o io o Denia, dobbiamo rinunciare più volte a passare un pomeriggio assieme a Bea e gli altri per non lasciarla sola.
Sospiro affranta e ricomincio a ripetere, concedendomi una pausa soltanto verso l'ora di cena, dove mangio una piadina al volo.
Ho girato tutta casa in lungo e in largo, talvolte seguita anche da Polpetta. Povero cane, all'ennesimo giro, si è arreso alla mia iperattività ed è corso via da Cecilia.
Sto finendo di ripetere un paragrafo mentre fumo una sigaretta, manca un quarto alla mezzanotte, quando suonano il campanello.
Avverto Cecilia di non scomodarsi e corro ad aprire la porta.
Un brivido mi percorre la schiena non appena i miei occhi si scontrano con quelli verdi di Cesare.
«Ti disturbo?» mi chiede.
Scuoto la testa e lo faccio accomodare, iniziando a scaldare di nuovo l'acqua per il the.
Si è spaparanzato sul divano e continua ad avere un'aria strana.
Ho notato che è molto diverso da come dice di essere: è sicuramente una delle persone più fastidiose che io abbia mai conosciuto, ma nei video porta questa sua caratteristica allo stremo.
Nella realtà è molto più tranquillo, ma dopo capodanno ho notato una sorta di tristezza aleggiare attorno a lui che non riesco a spiegarmi.
Lo raggiungo sul divano e gli lascio un bacio sulla guancia, arricciando il naso per il fastidio che mi provoca la sua barba.
«Volevo darti questo.» spinge verso di me un pacchetto regalo, incartato con la carta da pacchi alla bel l'è meglio.
Lo scarto velocemente, rivelando una copia del Faust di Goethe.
Per esattezza, un'edizione del 1933.
«È meravigliosa.» sussurro affascinata. L'odore di libro vecchio mi invade subito le narici e sfioro le pagine ingiallite avida di informazioni.
«Quando sei stata poco bene ho sbirciato nella tua libreria e ho notato che avevi una decina di copie.» mi spiega. «E niente, ricordavo che nella soffitta di mia nonna ci fosse una copia del Faust, quindi nulla. Buon Natale.»
Sento delle lacrime scendermi dagli occhi e un groppo mi si forma in gola.
Un bigliettino cade dal mezzo delle pagine e noto che Cesare si imbarazza immediatamente.
Lo apro e il contenuto mi fa piangere ancor di più.
Alla mia dolcissima Ghe,
ti auguro di vivere ogni Natale con l'entusiasmo che avevi da bambina.
Cesare.
«Sei una persona meravigliosa.» riesco a dire tra le lacrime, prima di gettarmi addosso a lui, che ancora è allungato sull'altro divano.
Inspiro a fondo il suo odore e gli lascio tantissimi baci sulla testa.
«Ti è piaciuto il mio regalo?» chiedo, sentendomi in difetto all'improvviso per l'estrema cavolata che gli ho regalato.
«Non l'ho ancora aperto.» mi comunica, facendo un cenno sul tavolino basso accanto a noi. «So che sono dannatamente attraente e non riesci a star lontana da me, però mi stai dannatamente premendo sul fegato.»
Arrossisco di botto e mi alzo di scatto, sentendo la sua risata invadere la stanza.
Si alza a sedere, prende il pacchetto e mi tira per un braccio, facendomi di nuovo crollare addosso a lui.
Sbuffo, cercando di nascondermi in qualche modo, ma mi rendo conto di non avere nulla con cui nascondermi, perciò cerco di ignorare l'imbarazzo.
«Cristo.» è stupito e ha gli occhi che brillano.
«Non è molto, ma mi son ricordata di quella foto all'improvviso mentre giocavo assieme a Polpetta.» gli spiego, mentre tira fuori dalla scatola la cornice nera che contiene un ritratto ad acquerello che ho fatto a lui e Chewbe. «Mi sento in difetto.» sussurro con un fil di voce.
Resta in silenzio e non stacca gli occhi dalla cornice che tiene tra le mani.
«Scusami ma non riesco a smettere di guardarlo.» dice dopo un'attenta analisi. «Sei meravigliosa.» sussurra infine, avvolgendomi il collo con un braccio e stringendomi a se.
Mi bacia la testa e mi stringe.
A me gira la testa, il suo odore mi invade completamente e mi destabilizza.
«Qualche mese fa dicevi il contrario.» ghigno e lo provoco.
Abbiamo chiarito questa situazione prima di Natale, ma ancora mi piace stuzzicarlo per quella bugia.
Perché sì, non pensa che io sia insignificante, si è ricreduto molto sul mio conto e io non posso che esserne contenta.
Sento che abbassa la testa allora mi decido a guardarlo negli occhi.
Scatta un qualcosa.
Lo sento, lo scorgo nel mio viso che si riflette nei suoi occhi.
È un nuovo modo di guardarsi, di scoprirsi diversi da come all'inizio c'eravamo percepiti.
Adesso che siamo così vicini, tutta la malinconia che ho scorto nei suoi occhi in questi ultimi giorni, mi pervade e mi assale così prepotentemente da farmi mancare il respiro.
Mozzato di botto, all'improvviso.
«Che ti succede?» glielo chiedo accarezzandogli una guancia.
Una lacrima mi bagna le dita.
«Sofia mi ha lasciato.» è un rantolo disperato che precede un pianto silenzioso. «Il primo di gennaio. Così, all'improvviso.»
Lo abbraccio stretto e lo sento singhiozzare.
«Mortacci che merda.» impreco, perché è la sola cosa che mi vien spontaneo fare.
Lo sento ridacchiare tra le lacrime e mi sento meglio, sapendo di avergli strappato un sorriso.
«Sei davvero un'amica meravigliosa Ghe.»
È l'ultima cosa che mi dice, con quella sua voce che è tornata allegra.
Dopo un pianto liberatorio e un film della Marvel, sta tornando a casa e mi lascia sull'ingresso con questa frase e un bacio sulla fronte.
Io lo saluto con un occhiolino ed un 'arriverenze'.
C'è un imbarazzo strano, quasi ubriaco. Rientro in casa e controllo l'ora: sono le cinque del mattino, non ho chiuso occhio e tra qualche ora dovrò rimettermi sui libri.
Con un sorriso mi siedo di nuovo sul divano, tra le mani il Faust di Goethe, dimenticandomi degli esami, dello studio e di tutto ciò che mi circonda.

Margherita | Cesare CantelliWhere stories live. Discover now