19; Ci risiamo

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Apro la persiana del salotto con un gran sorriso stampato sulla faccia, godendomi il sole che tramonta in questa giornata di fine luglio.
L'afa sembra aver lasciato in pace Bologna soltanto per farmi godere questo momento, e un vento fresco mi scompiglia i capelli che sono sfuggiti dallo chignon disordinato in cui li avevo costretti quella mattina.
«Questa è l'ultima.» Tonno entra in camera mia con una borsa in mano, poggiandola con poca grazia per terra.
Lo osservo e gli regalo un sorriso a più denti che posso, ricambiato immediatamente.
Alle sue spalle, spunta Bea, che contenta corre verso di me per abbracciarmi. La stringo forte nonostante il caldo, nonostante io sia poco incline a queste esagerate manifestazioni d'affetto, perché non c'è nulla che possa rovinare il mio umore.
«Sandra e Doc devono tornare a casa, vogliono salutarti.» stavolta è la testa di Nelson a sbucare dalla porta della mia stanza, decido di sciogliere l'abbraccio con Bea e di salutare quelli che sono a tutti gli effetti i miei genitori Bolognesi.
«Mi raccomando, piccola Margherita.» lo sguardo amorevole di Sandra mi accarezza il viso e una lacrima mi scivola sulla guancia.
«Cinque pasti al giorno, mangia della verdura ogni tanto, non bere quella brodaglia che chiami caffè più di una volta al giorno e non fumare.» Doc mi accarezza una guancia, e annuisco a ciò che mi ha detto.
Entrambi sappiamo che non farò nulla di ciò che mi ha chiesto, ma concordo con lui e ci proverò a tenere uno stile di vita il più sano possibile, per non farlo preoccupare.
«Bambina, non piangere.» borbotta, stringendomi in un abbraccio. «Ci vedremo al bar, lo sai.» mi sussurra poi in un orecchio, facendomi ridere.
Li saluto entrambi e chiudo la porta alle loro spalle qualche istante dopo.
Mi ritrovo davanti Denia, mentre sono sicura che Tone, Nelson e Bea stanno mettendo in ordine la libreria nella mia stanza.
«Allora...ci risiamo.» afferma, sorridendo.
«Ci risiamo.» annuisco, ricambiando il sorriso.
Per me tornare a casa con lei, nella mia stanza, ritornare alle mie vecchie abitudini, è una gioia troppo grande.
Credo che tra poco mi scoppierà il cuore per quanto sono felice di questa situazione. Denia, deve provare le stesse cose, perché mi stringe a se e mi da un bacio sulla guancia, mentre Polpetta le scodinzola attorno: è contento anche lui.
Il campanello suona, ed aggrotto subito le sopracciglia: non aspettavamo nessuno.
«Vado io, tu sistema le tue cose.» mi accarezza una spalla e mi spintona verso la mia stanza.
Il cane la segue, guardingo ed io non posso far altro che dirigermi in camera, perplessa.
«Ma quante altre copie di questo libro devo sistemare?» è una lamentela che termina con uno sbuffo, quella di Francesco, che ha tra le mani una delle tante copie del Faust che possiedo.
«Se quella è la versione totalmente in tedesco, altre sei.» borbotta Beatrice, leggendo la lista appesa sullo specchio.
«In realtà sono altre sette.» rivelo, facendo girare i tre nella mia direzione. Tra le mani di Nelson c'è la mia prima tesi di laurea, la sta leggendo steso sul letto. «Una ce l'ho sempre con me.»
La prelevo dalla mia borsa, appoggiata giusto accanto alla porta e la lancio tra le mani di Tonno, che subito intuisce, assieme a Bea, che è il regalo di Natale di Cesare.
Con un sospiro mi caccio una sigaretta in bocca e la accendo, senza starci troppo a pensare, chiudendo gli occhi e chiudendomi in me stessa per l'ennesima volta.
«Esci fuori Daisy, la tizia prima si è lamentata di questa cosa.» si raccomanda Nelson e con uno sbuffo di fumo, faccio retrofront, per uscire nel balcone del salotto.
Alzo lo sguardo dai miei piedi nudi, pensando che dovrei ripassare lo smalto, quando mi rendo conto di essere fissata.
«Ciao.»

Margherita | Cesare CantelliWhere stories live. Discover now