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La mia vita sembra improvvisamente acquisire senso. No, non l'avrei mai detto. Non avrei mai detto che un giorno, io e mio fratello, avremmo passato una nottata intera a parlare e raccontarci di quello che ci piace, quello che non ci piace, le nostre relazioni, le cose più tristi e divertenti che ci sono successe, i nostri sogni per il futuro... É stata una notte molto lunga, ma piacevole. Abbiamo recuperato un po' quello che ci siamo persi l'uno dell'altra in questi anni. Mi ha chiesto scusa almeno una decina di volte e mi ha promesso che melo dimostrerà non solo a parole. É dispiaciuto, non lo metto nemmeno in dubbio, non sembra viversi molto bene il modo in cui mi ha trattata in questi anni. 

Mi dispiace per lui, ma allo stesso tempo sento che va anche bene così. Era così che doveva andare. 

La mattina, quando la sveglia suona nella mia stanza, mi alzo di buon umore. Sento le farfalle nello stomaco, la voglia di alzarmi, di andare a dire a tutto il mondo 'mio fratello è mio fratello'. Rido tra me e me per quanto possa emozionarmi e per quanto il mondo potrebbe non capirmi, eppure a me non importa. La felicità è mia, e se voglio esternarla, lo farò. 

Quando esco dalla mia stanza, corro al piano di sotto per fare la prima cosa che non ho mai fatto in tutti questi anni. Cameron è già sveglio e sta facendo colazione con la mamma. 

I nostri sguardi si incontrano e sorridiamo. Gli corro incontro e lo abbraccio forte. Sì, è successo per davvero.

« Cosa sta succedendo?» chiede la mamma lasciandosi cadere dalla mano un biscotto per la scena che si sta trovando davanti. 

Non diciamo nulla. Stiamo abbracciati per qualche altro istante. 

« Ci sto ancora prendendo l'abitudine » gli dico.

« Siamo in due » risponde mio fratello. 

« C- cosa sta succedendo qua oggi?» mamma non riesce a spiegarselo, sembra avere un mancamento. 

« É successo che siamo fratello e sorella » risponde Cam.

« C-come?» 

« Non è importante » dico io. 

Lei si mette le mani davanti alla bocca e comincia a piangere per l'emozione. Non ci aveva mai visti vicini, per anni ha dovuto lottare con la testa calda di mio fratello per cercare di farlo avvicinare a me anche solo di qualche millimetro, eppure non è mai successo.

« Stavo aspettando questo momento da così tanto tempo » sussurra lei. Si avvicina ad entrambi e ci abbraccia:« Per me questa è la vittoria più grande della mia vita »

Ora è tutto a posto. 

Ora andrà tutto bene. Me lo sento. 

« Mi raccomando, stai attenta fino a scuola » mi dice mio fratello quando ci salutiamo. 

Sarà una giornata davvero lunga, me lo sento. Prendo il motorino e vado in direzione della scuola, anzi, del dormitorio dove sono sicura che Nash non avrà ancora messo piede fuori dalla sua stanza visto che è presto. Quando arrivo davanti, in realtà lui si trova già fuori. Seduto su una panchina con le cuffiette nelle orecchie, il cappuccio in testa e lo sguardo verso l'orizzonte. Sembra tranquillo, ma non troppo. 

Sorride quando mi avvicino a lui. 

« Non pensavo passassi di qua » mi dice.

« Riesco sempre a sorprenderti » rispondo:« Cosa fai?»

« Stavo prendendo una boccata d'aria prima di mettere piede dentro scuola »

« Ho fatto pace con Cameron » mi esce spontaneamente. 

« Cosa?» si gira subito lui.

« Già... Ieri sera abbiamo parlato un po'»

« Parlato? Così? Dal nulla?»

Non voglio che Nash sappia dei miei problemi, non voglio sembrare ancora più debole davanti ai suoi occhi. Abbiamo già discusso su questa cosa, non voglio farlo di nuovo. 

« Sì » mento. 

« Lo sai che a me puoi dire qualsiasi cosa, vero?» mi dice.

« Certo » cerco di sembrare convincente:« Abbiamo parlato e abbiamo sistemato tutto. Ha fatto finalmente un passo nei miei confronti »

« Sei felice?» mi chiede.

« Sì, finalmente lo sono. Il fatto di aver sistemato con lui mi fa sentire al settimo cielo, è come se finalmente avessi ritrovato un equilibrio nella mia vita » rispondo.

« Sono contento per te, stavo aspettando questo momento da anni » confessa:« Così finalmente non ci può più rompere le scatole ogni volta che siamo insieme »

« Mi dispiace, comunque, per il litigio dell'altro giorno »

« Anche a me... »

« Ma odio quando le persone di preoccupano per me o pensano che io sia debole. Questo non vuol dire che io non riesca ad ammettere di esserlo, ma non è bello sentirselo dire. Non da te » spiego. 

Nash non ha avuto torto nelle cose che mi ha detto, ma nel modo in cui le ha esposte. 

« Non c'è niente di male nel lasciare che anche gli altri si prendano cura di te, Sam. Non voglio starti addosso o sottolineare il fatto che tu sia debole, perché non lo sei. Se hai tenuto testa a uno come Cameron in questi anni, non sei debole. Penso solo che tutti abbiamo bisogno di un piccolo appoggio quando ci sentiamo mancare le forze, ed è questo che vorrei essere per te » risponde. 

Lo guardo dritto negli occhi e per qualche secondo il suo sguardo si sposta verso le mie braccia. Senza volerlo. Lo vedo preoccupato. Ed è in questo momento che capisco tutto. La sua eccessiva preoccupazione nei miei confronti... 

Ma non voglio essere io la prima a tirare fuori il discorso. Non voglio parlarne adesso, che sono successe cose positive nella mia vita.

« E a me fa piacere » concludo. 

« Me lo dai un bacio, adesso?» mi chiede ridacchiando. 

« Te lo sei meritato?» scherzo.

« No, ma tu sì » risponde. 


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