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Busso o non busso? Questa è la domanda che continua a frullarmi per la testa mentre sono qua, davanti alla sua porta. Non sento più la voce di nessuno, solo qualche rumore di cassetti che si aprono a chiudono. Che cosa stava facendo Nash? E con chi stava parlando? 

Bussa, bussa, bussa, continuo a ripetere tra me e me. Poi il mio cellulare comincia a squillare, mi ero dimenticata di metterlo in silenzioso e, in preda al panico, comincio a frugare nella tasca della mia felpa per cercare di zittito, ma non faccio in tempo: la porta davanti a me si apre e Nash mi guarda parecchio confuso. 

«Ehi» lo saluto cercando di sembrare più indifferente possibile. 

«Sam? Cosa ci fai qui?» mi chiede.

Prendo il cellulare in mano e quando guardo lo schermo, leggo il nome di Taylor. Maledetto Taylor e la sua capacità di mettersi mezzo nei momenti peggiori, perché mi ha chiamata? Non lo fa mai, solitamente si limita a qualche messaggio. 

«Stavo... Stavo passando di qua... » è la prima cosa che mi viene in mente, ma mi rendo conto da sola che non regge come scusa. Nash continua a guardarmi curioso e confuso dal mio comportamento.

«Stavi passando di qua?» non mi ha creduta, bene.

«Sì, perché volevo venire a parlarti... Cioè, non parlarti, sapere come stessi visto che questa mattina non ti sei presentato a lezione e visto che non ci siamo più visti dopo l'ultima sera» spiego balbettando e continuando a guardarmi attorno pur di non incrociare il suo sguardo. 

«Sì, avevo delle cose da fare questa mattina» ma sembra davvero di pessimo umore. Anzi, sembra stanco. 

«Scusami, non volevo disturbarti» rispondo silenziosamente. 

Non voglio stargli attaccata e mi sembra di essere tornata a qualche settimana fa, quando ci eravamo detti di mantenere le distanze. Non mi aspettavo questo comportamento freddo da parte sua, sinceramente, ma non posso nemmeno oppormi visto che sembra avere tutt'altro per la testa e non voglio essere un peso. 

«Non mi disturbi Sam, potevi scrivermi»

« L'ho fatto, ma non mi hai risposto...»

Si volta per tornare dentro la stanza e prendere in mano il cellulare. Sono certa che i miei messaggi siano lì e se ne rende conto anche lui. 

« Avevo il telefono in silenzioso, scusami, non ti stavo ignorando»

«Non ti preoccupare, va tutto bene» mento:«Torno a lezione adesso, non vorrei mi beccassero qua dentro»

Faccio un passo per andarmene via, quasi delusa da qualsiasi cosa sia successa a Nash. Ma, fortunatamente, mi ferma afferrandomi il braccio e mi abbraccia forte, stretta, a lui. Non mi muovo, resto immobile nella speranza che non passi più.

«Non ti fai nemmeno dare un abbraccio?»mi chiede, sussurrando all'orecchio.

No perché pensavo non mi volesse tra i piedi. Tutto qui.

«Non volevo disturbarti» gli rispondo.

«Non mi disturbi mai Sam, non ho idea del perché ti passino queste cose in testa » si allontana da me e mi prende il volto tra le mani.

Vorrei dirgli che è una mia abitudine, non posso controllarla. Avere la costante paura di essere indesiderata o di troppo, causata soprattutto da quello che era il rapporto con mio fratello fino a qualche mese fa. Non so se riuscirò mai a mettermi in testa il contrario.

«Perché ho sentito che stavi parlando con qualcuno... E per questo non volevo fosse qualcosa di importante e interrompere» rivelo. 

«Hai sentito tutto?» domanda quasi rassegnato.

YOU FOUND MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora