Capitolo 40 parte prima: sogni distrutti

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Da quella maledetta sera sono passati 365 giorni, 12 lunghissimi mesi. Attimi infiniti di sguardi che non si erano più incrociati. Mesi dove il mare aveva trascinato con se l'anima di Can, non riuscendo però a portare con sé il suo cuore.

Era tornato a Istanbul per uno strano caso del destino, obbligato a sistemare un guasto alla barca

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Era tornato a Istanbul per uno strano caso del destino, obbligato a sistemare un guasto alla barca. Can si era ripromesso che quell'attracco al molo sarebbe stato il più breve possibile per poi salpare la sera stessa. Il ricordo per Sanem era ancora vivo nel profondo del suo cuore, la ragazza di quartiere che era diventata tutto il suo mondo e dalla quale si era dovuto allontanare. Quello che Can non sapeva era che quella breve sosta in porto, avrebbe dato il via ad una serie di eventi che solo il destino sarebbe stato in grado di spiegare.

 
Can 


La barca sospinta dal vento era ormai arrivata nella zona di attracco, rimasi senza fiato per qualche secondo quando realizzai che ero davvero tornato a casa, o almeno quella che era stata la mia casa fino ad un anno prima. Il mare improvvisamente mi regalò quel profumo dannato che non volendo mi aveva accompagnato giorno e notte durante i miei viaggi, svegliandomi in preda ad incubi, bagni di sudore, ricordi sbiaditi di baci e con il terrore di non ricordare più il suono della sua voce. La lontananza forzata da lei non aveva attutito i miei sentimenti che ogni sera durante il tramonto più bello e la mattina quando il giorno si affacciava alla notte, mi venivano a cercare a chiedere pegno e riscossioni di quelle punizioni che meritavo, per aver tradito il mio cuore e il sangue di lei che ormai sgorgava dalle sue cavità. Una volta fermato il motore ebbi la netta sensazioni che ripartire sarebbe stato peggio della prima volta, quando spinto da una rabbia cieca e da una delusione tremenda avevo preso le prime cose che avevo trovato e le avevo stipate in un borsone per poi allontanarmi con la testa in fiamme e gli occhi gonfi da colei che era tutto il mio respiro. Scesi con fare sicuro su quel molo, ma il mio cuore recriminava un'attenzione che non potevo concedergli, non potevo cader vittima di quella tentazione. Non l'avrei cercata, non mi sarei nascosto nel suo quartiere in attesa di vederla, non avrei permesso lo sfiorarsi casuale delle nostre anime, no, non ancora, non nuovamente. Sapevo per certo che dovevo stare il più lontano possibile da quella ragazza o partire sarebbe diventato un nuovo calvario, fatto di angoscia che non potevo sopportare di provare di nuovo, sarei morto per il dolore se l'avessi rivista per poi nuovamente lasciarla andare. La mia Sanem 

Con tante difficoltà, Sanem era riuscita a pubblicare il suo libro che aveva intitolato "La fenice e l'albatros". Un romanzo che l'aveva fatta conoscere come scrittrice e che stava riscuotendo un notevole successo. Sanem non abitava più nel quartiere si era trasferita in periferia sempre vicino al mare, in un luogo isolato, tranquillo, immerso nel verde. I suoi amici ed ex dipendenti dell'agenzia passavano spesso a trovarla. 

 

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"La storia di Sanem & Can"Where stories live. Discover now