Capitolo 30: niente di simile a te

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Vedere Polen le ferma il cuore, è convinta che questa volta lo perderà. Entrambi si accorgono della presenza di Sanem e la ragazza dalle gambe lunghe decide di lasciarli soli, non prima di aver sorriso in modo diabolico e soddisfatto per quello che sarebbe successo di lì a poco.

Sanem:  "Can sono qui perché dobbiamo parlare, ti ho chiamato tante volte ma non mi hai risposto" Can: "Non ti ho risposto perché non potevo parlare" Sanem: "A quando pare eri in compagnia" Can: "Addirittura pensi questo

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Sanem: "Can sono qui perché dobbiamo parlare, ti ho chiamato tante volte ma non mi hai risposto"
Can: "Non ti ho risposto perché non potevo parlare"
Sanem: "A quando pare eri in compagnia"
Can: "Addirittura pensi questo. Ero troppo arrabbiato perché ho saputo che la persona di cui mi fidavo di più, di nascosto, ha dato il suo profumo a Fabbri, ingannandomi ancora. Pensi che io debba chiederti scusa per il mio comportamento? Can è veramente su tutte le furie
Sanem: "Non sto dicendo questo Can, ora ti spiegherò tutto"
Can: "Polen è venuta qui e mi ha offerto un lavoro, un'agenzia di Londra sta cercando un fotografo. Era qui per dirmi questo"
Sanem: "Parleremo e sistemeremo tutto".
Can: "Tu pensi davvero che dopo aver parlato si sistemerà la situazione? Io penso invece che non sistemeremo nulla sai?"
Sanem: "Almeno puoi ascoltarmi? Si, ho dato il mio profumo a Fabbri"
Can: "Si, quel profumo che è così importante per me. Ti avevo detto che non volevo che quel profumo andasse nelle mani di quella persona ma tu comunque l'hai dato"
Sanem: "Can, ma tu eri in prigione, dovevo fare qualcosa. Ho provato ed ha accettato"
Can: "Sanem, quel profumo era nostro, di noi due soli...capisci Sanem? Tu l'hai dato ad un estraneo, poi proprio a Fabbri. Non ti fidi di me Sanem? Hai rovinato la connessione che c'era tra di noi! Tutte le volte associ una bugia a qualcosa di buono, io voglio la verità, la verità"
Sanem: "Lo sai che ti amo Can, noi ci amiamo ed insieme possiamo affrontare anche questo, noi".
Can: "Noi, noi, noi, basta dire noi, se tutto fosse stato così semplice tra di noi, questo non sarebbe accaduto. Ora per me sei come tutti gli altri"
Sanem: "Se vuoi che sia così"
Can: "Per ora è quello che sento"

 Ora per me sei come tutti gli altri" Sanem: "Se vuoi che sia così" Can: "Per ora è quello che sento"

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Sanem

Ci sono parole che uccidono più di mille lame. Poteva dirmi tutto, ogni cosa l'avrei superata. Come potevo però superare il suo paragonarmi a tutti gli altri? Alcune frasi fanno così male che pensi che siano il punto di rottura, l'angoscia, la fine, la fine, la fine di tutto. Quelle sue parole hanno distrutto quel cuore già malconcio che sentivo battere dentro di me fino a poco prima. Avrei voluto stringerlo, abbracciarlo, fargli capire i motivi del mio gesto. Ha sempre capito poco dei miei sbagli, non voglio giustificarmi, perché non credo di poterlo fare, ma il mio albatros spesso è volato via da me, non comprendendo il motivo del mio bruciare alcune volte. Avrei fatto di tutto, anche vendere l'anima al diavolo per vederlo libero e al sicuro, come non poteva capire che quel gesto per quanto infame, sconsiderato e dettato dalla paura lo avevo fatto solo e soltanto per lui? Ogni cosa ormai girava intorno a lui per me, io vivevo nella sua luce e nella sua oscurità. Il vento, la pioggia, gli elementi, la terra con il suo moto continuo, tutto era fermo e senza colore quando non mi era vicino. Io vivevo solo con lui accanto, respiravo solo tra le sue labbra, ridevo soltanto dentro il suo ridere, piangevo dentro quegli sguardi freddi e di delusione che delle volte mi mostrava. In queste situazioni vedevo una parte di lui che non conoscevo, era come se con quella rabbia che sentiva mi escludesse, chiudesse le porte, mi mandasse via, mi cancellasse. Mi sentivo il disegno astratto di una nuova campagna pubblicitaria che gettava in un cestino li vicino, senza leggere gli appunti e capirne la trama. "Per me adesso sei come tutti gli altri", no Can amore mio, non ti credo? Come puoi dirlo? Come puoi dire questo a me, sono io... Sanem. Avrei tanto voluto per un secondo che si mettesse nei miei panni, che tentasse almeno di lasciarmi spiegare, parlare. Ero completamente distrutta. Nuovamente. Mi faceva sentire sola con lui un minuto prima e sola da sola un minuto dopo.

"La storia di Sanem & Can"Where stories live. Discover now