Capitolo 6: Tempo di Confessioni

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Can

Continuo a fissare l'anello che porta al dito, quel peso fardello che mi sta schiacciando il cuore e la sanità mentale. Ancora non capisco cosa stia facendo, a che gioco stia giocando, mi sta forse prendendo in giro? Non posso credere che sia così abile a fingere di provare qualcosa per me. Ci sono cose che si comprendo, si sentono a miglia di distanza, con la stessa intensità di un profumo. E' palese al mondo che tra di noi arde qualcosa, eppure lei sta per sposarsi, continua a scivolare via dalle mie mani per poi tornare. Vuole farmi impazzire! E' questo che vuole e ci sta riuscendo. Devo andarmene, andarmene ora. Non posso più sopportare la sua presenza vicino al suo fidanzato, non posso più sopportare quel fare sfuggente, mentre continua a stare in piedi davanti a me. Cosa mi nasconde? Che cavolo mi nascondi Sanem? Impreco battendo le mani sul volante, mentre guido lontano da quel campo. Il mio cuore poco prima urlava di fermarla, di rimanere accanto a lei, di stringerla e rapirla se era il caso. Di trascinarla lontano da quello pseudo fidanzato e tenerla con me, minuti, attimi, ore. Con me.

Sanem

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Sanem

Nelle storie d'amore di solito a scappare sono le donne, amano farsi rincorrere dal proprio amato, quasi a dimostrare quel sentimento che li lega. In questa di storia, la mia, quella della sfigata Sanem a scappare è quasi sempre lui. Ho il cervello in fiamme, mi prende le mani, mi salva, mi stringe, mi fissa, sembra che voglia baciarmi e poi volta le spalle come se niente fosse e mi lascia da sola a logorarmi tra i miei pensieri. Le bugie mi stanno schiacciando, non ce la faccio più. Sto mentendo spudoratamente all'uomo che amo, certo che scappa da me. Anche se lui non lo sa. Cosa dovrei fare? Se confessassi la verità a Can mi condannerei a morte, al patibolo. Come potrei vivere senza di lui se decidesse di non rivolgermi più la parola? No, non è ancora il momento, ma lo farò, li confesserò tutto. Si Sanem certo, e lui poi se ne andrà. Ho voglia di urlare e di piangere, ho voglia di correre da lui e dirgli che lo amo, ho voglia di scappare e tornare a casa e lasciare ogni cosa come sta. Cerco consiglio nell'amico fraterno Osman che mi spinge a confessare i miei sentimenti a Can. Sono così confusa, ho il terrore di fare la cosa sbagliata, ho il terrore di perderlo. Ma è una cosa che devo fare.

Can

Quando suonarono alla porta non avrei mai immaginato di trovare lei davanti a me, bella. Bella nella sua semplicità, nella sua naturalezza, in quelle guance rosate che trasmettevano il suo io, senza mostrare niente.
La faccio accomodare, cerco di farla sentire a suo agio, smorzare la tensione visibile dai suoi movimenti, dai gesti che cerca di controllare. Dal suo cuore che batte così forte che posso averne percezione. Si siede sul divano, sento nel corpo una strana sensazione, come se non riuscissi a prendere abbastanza aria per respirare, come se dalle sue parole, quelle che sta per pronunciare ne dipendesse della mia vita. Ecco, trovo la parola giusta, la definizione esatta: sono emozionato, mi sento terribilmente emozionato. Il mio sesto senso mi richiama all'ordine, il mio sesto senso ha già fatto partire il cuore in una corsa frenetica, è come se sapesse che Sanem finalmente mi concederà l'onore di confessare quello che prova. Inizia quasi balbettando, ma sembra sicura e convinta di quello che sta per fare. Immagino che abbia riflettuto bene, che abbia visto ragione e sentimento in conflitto. Adesso è qui e il resto della strada percorsa conta poco. Le sue parole danno luce a una spiegazione che si sta delineando piano piano. Suona il telefono ma non rispondo. Intreccia le sue mani, parla del tremore delle sue gambe, del sudore, dell'agitazione, del fatto che non si è mai sentita cosi, mi dice di aver visto il poster con le sue foto. Tremo anche io, come lei, il telefono suona di nuovo e io di nuovo evito la chiamata di Emre. Resto in attesa, ma lei tentenna un secondo di troppo e alla terza chiamata non posso non rispondere. La magia si rompe, lei si zittisce e io mi sento sprofondare, quando dall'altra parte della cornetta mi comunicano che mi hanno ritirato la licenza di fotografo. Il mio sesto senso quel giorno non ha fatto i conti con il destino.

"La storia di Sanem & Can"Where stories live. Discover now