•53 Gelo

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Eijiro sistemava in silenzio alcuni dvd portati indietro dai clienti quel pomeriggio, riponendoli con calma in ordine alfabetico e secondo il loro genere.
Dal bancone lo vedevo trafficare di profilo, mentre guardavo distrattamente l'elenco delle prenotazioni, appuntandomi tutti quelli che non tornavano a riconsegnare il dvd da un po' troppo tempo, superando i giorni richiesti per il noleggio. Spesso i clienti si dimenticavano di aver preso un dvd in prestito e ci toccava il fastidioso compito di fare dei giri di telefonate. Era spiacevole, soprattutto quando ti capitava una persona poco educata, che si lamentava per il prezzo maggiorato da pagare a mo' di multa. Le regole però erano le regole e non dipendeva da noi.
Sospirai, rendendomi conto di non ricordare la procedura per mettere in primo piano un cliente smemorato, siccome mi era stata mostrata solo una volta durante i miei tre giorni di prova.
Sarebbe stato lecito chiedere al ragazzo di darmi una mano, ma non avevo nessuna intenzione di rivolgergli ancora la parola.
Appena arrivata l'avevo fatto solo per questione organizzative legate al lavoro, un po' con leggerezza in realtà. Infatti appena tornata davanti a lui mi ero interrogata sui motivi dietro al mio pregresso coraggio di rivolgergli la parola per prima, ma nemmeno io ero riuscita a darmi una spiegazione logica. Semplicemente la mia bocca si era mossa da sola, forse per forza dell'abitudine.
Da quel momento nessuno dei due si era più rivolto in nessun modo all'altro, anche se il ragazzo mi aveva dato l'impressione di voler più volte dire qualcosa.
L'avevo intuito dagli sguardi che aveva continuato a scoccarmi puntualmente, anche se poi era rimasto sempre in silenzio.
Per me era strano svolgere un turno con lui con quel silenzio lugubre o semplicemente stare in sua presenza senza parlare, in quanto nella mia mente erano ancora freschissimi tutti i pregressi momenti passati in sua compagnia.
Quando io ed Eijiro stavamo insieme, infatti, il tempo volava e non smettevamo mai di parlare o di scherzare tra di noi.
I nostri appuntamenti erano sempre stati carichi di discorsi, di risate e di coccole anche solo accennate. Mentre quei pochi turni al videonoleggio erano trascorsi nell'allegria, continuando a darci una mano per tutto il tempo passato dentro quel posto di lavoro.
Quel giorno invece il grande locale commerciale sembrava come attraversato da una gelida raffica di vento che ti entrava fin dentro le ossa.
Per me era assurdo avere il ragazzo così vicino, ma allo stesso tempo così incredibilmente lontano. Senza poter parlare con lui, senza poterlo toccare, senza poter ridere insieme...
Sentii la malinconia investirmi a quei ricordi e quello mi convinse a riportare l'attenzione sullo schermo del computer acceso davanti a me, nel tentativo di ricordarmi la procedura giusta.
Non ero per niente tentata dall'idea di farmi aiutare dal ragazzo, quindi decisi di provare da me.
Iniziai a premere ovunque con il mouse, cercando di evitare le opzioni che sapevo per certo essere sbagliate. Eppure dopo appena pochi minuti mi ritrovai comunque con il monitor tutto incasinato e un'espressione atterrita palesemente stampata sul viso.
<<Hai bisogno?>> mi sentii chiedere.
Così come era successo al mio arrivo quella volta toccò a me sussultare.
Eijiro si era infatti avvicinato silenziosamente al bancone e adesso mi stava guardando dall'altra parte con un'espressione imbarazzata e all'apparenza leggermente mortificata.
Forse temeva di ricevere una brutta risposta e seppur in me la tentazione fosse tanta decisi di tenermi il pensiero per me e di rispondere: <<Non riesco a mettere in primo piano l'elenco dei clienti che hanno superato i giorni di noleggio da loro richiesti>>.
Non era facile per me rispondere come se nulla fosse, non alla luce di tutti gli ultimi eventi trascorsi, ma il lavoro era il lavoro ed io avevo indiscutibilmente bisogno del suo aiuto. Per quanto mi seccasse ammetterlo.
Il ragazzo fece velocemente il giro del bancone e mi chiese il permesso col dito di prendere il mio posto davanti il monitor, quindi mi allontanai di qualche passo come scottata.
Eijiro iniziò abilmente a risolvere tutti i casini che avevo commesso, chiudendo tutti i banner aperti da me per sbaglio.
Non lo vedevo così da vicino dal giorno della nostra rottura e non potei fare a meno di perdermi ad osservare il suo viso concentrato.
Mi ero innamorata di quel ragazzo al primo sguardo e mi veniva difficile ignorare i miei forti sentimenti nei suoi riguardi, anche se mi ero ripromessa di soffocarli il più possibile.
Partii dai suoi capelli tenuti su con l'ausilio del gel, passando poi con gli occhi sulla linea perfetta del suo naso, finendo poi con l'indugiare più tempo del dovuto sulle sue labbra, che il ragazzo aveva preso a mordicchiare in preda alla concentrazione. Quello mi riportò con la mente a tutte le volte in cui a morderle erano stati i miei denti o a tutti i baci mi ero presa dalla sua bocca. Tanti, talmente tanti da aver perso il conto, ma che tuttavia non erano mai stati capaci di saziarmi del tutto.
Distolsi forzatamente lo sguardo, portandolo infine sulle sue mani, le cui lunghe dita di una delle due battevano velocemente sui tasti della tastiera, mentre l'altra guidava il mouse.
Anche le sue mani erano una parte del suo corpo che mi avevano sempre enormemente affascinata e attirata.
Le mani di Eijiro erano forti, calde ed incredibilmente rassicuranti. Sapevano consolarti e farti sentire amata. Tanto che per un secondo mi sembrò di risentire sulla mia pelle il tocco delicato delle sue dita, come in quei momenti in cui ero agitata e le faceva lentamente scorrere dalle mie spalle fino alle mie dita, stringendole per rassicurarmi.
Il ricordo di quella sensazione mi destabilizzò non poco e per diversi secondi non riuscii più a seguire i movimenti del ragazzo sul computer, tanto da recepire a fatica la sua dimostrazione.
Eijiro infatti dopo pochi secondi si voltò nella mia direzione carico di aspettativa, facendomi sussultare alla vista dei suoi occhi dalle iridi che richiavamavo perfettamente il colore dei suoi capelli.
Sentii i miei occhi inumidirsi leggermente, ma fui molto abile a recuperare velocemente un contegno. Non lasciandogli intuire apparentemente nulla, dato che la sua espressione non cambiò per niente.
<<Allora... hai capito?>> mi chiese a bassa voce lui, faticando particolarmente a reggere il mio sguardo.
Non potevo chiaramente leggere nella sua mente, ma riuscivo ad immaginare i pensieri che l'attraversavano.
Doveva sentirsi incredibilmente in colpa e mortificato, senza alcuna ombra di dubbio.
Conoscevo molto bene quel ragazzo e non potevo negare l'evidenza: era una brava persona e sicuramente doveva sentirsi da schifo per il dolore che sapeva di avermi causato.
Lo sapevo perché lo conoscevo molto bene e perché potevo chiaramente leggerlo nei suoi occhi in quel momento.
Avrei tanto voluto odiarlo. Odiarlo enormemente e basta, ma non potevo e non avrei mai potuto.
Annuii leggermente in risposta e lui sgusciò via, dimostrando di non vedere l'ora di sottrarsi da quella situazione, un po' come me.
Sospirai e tornai il lavoro, non perdendo mio malgrado mai di vista il ragazzo.

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora