•72 Promesse da mantenere

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La mia scuola vantava cinquantasette anni di formazione di prim'ordine, le migliore attrezzature per i laboratori formativi, materiali pregiati in ogni dove e una schiera di iscritti tra i più facoltosi dell'intero territorio giapponese, eppure nemmeno lì si poteva sfuggire all'incubo di ogni studente: le pulizie alla fine delle lezioni.
Era infatti compito di un gruppo sempre diverso di ragazzi di ogni sezione fermarsi a turno per pulire le aule e gli spazi in comune, cercando di dare una giusta spartizione dei compiti.
Ogni classe poteva decidere da sé come gestire la procedura, pur garantendo una corretta pulizia degli spazi assegnati.
Ognuno doveva pensare alla propria classe, mentre la pulizia dei corridoi, dei laboratori e dei bagni di ogni piano veniva assegnata con un ritmo ben scandito a una determinata sezione per volta, facendo a giro.
Per noi studenti era una vera seccatura il più delle volte, ma faceva parte dei nostri doveri, quindi bisognava rimboccarsi le maniche e svolgere il proprio compito con accortezza e precisione.
<<Uffa, ma perché con tutta la retta che chiedono non la fanno pulire a qualcun altro la scuola?>> si lamentò Denki al mio fianco, portando svogliatamente un mocio nella mano sinistra e un secchio pieno di acqua nella destra.
<<Poteva andarci peggio. Potevamo finire di nuovo a fare il turno nei bagni>> gli feci notare, pensando alla mansione peggiore tra tutte <<in fondo a noi oggi tocca solo il laboratorio di chimica, anche se purtroppo sono capitata insieme a te.>>
Lui mi guardò con palese sorpresa sul viso. <<Che intendi? Sono il compagno migliore per questo genere di cose. Sono simpatico, attraente, carismatico, socievole e solare.>>
<<Hai dimenticato pigro, svogliato, inconcludente, pasticcione e lagnoso. Purtroppo per le pulizie servono le braccia, non la simpatia o una bella faccia>> puntualizzai, facendolo sobbalzare ad ogni correzione. Denki era infatti famoso per essere il peggiore nel turno delle pulizie e quello che più spesso e volentieri trovava una scusa per darsela a gambe, lasciando il lavoro a metà.
Tuttavia quel giorno era stato estratto in coppia con me e lo avrei messo sotto torchio, facendolo lavorare come nemmeno nei suoi peggiori incubi.
Come a dimostrazione delle mie parole cercò di svignarsela pochi secondi dopo, quando la mia migliore amica ci raggiunse con un: <<Ho sentito che a voi oltre alla classe è toccato anche il laboratorio di chimica. Io ho finito con il corridoio, per caso serve aiuto?>>
A quelle parole gli occhi del ragazzo si illuminarono. <<Ah sì? Ora che ci penso potresti andare tu con lei, mentre io a dare una mano con le finestre, sembravano ancora indietro>> disse di tutta fretta, iniziando a camminare senza nemmeno aspettare un cenno affermativo da parte nostra.
Lo acciuffai per il retro del colletto. <<Tu non vai proprio da nessuna parte. Altro che finestre, scommetto che volevi scappartene sul tetto per giocare con il cellulare. Tu vieni con noi.>>
Presi quindi a trascinarlo sempre per il colletto, mentre lui cercava disperatamente di non far cadere l'acqua contenuta nel secchio, scoraggiato dalla prospettiva di aver fallito il suo tentativo di poltrire tutto il tempo.
Lo portai in quel modo fino alla porta del laboratorio di chimica, scoccandogli un'occhiataccia che poteva significare solo una cosa: "Prova a fare il furbo e farai una brutta fine".
Lui sembrò recepire il messaggio, tanto da deglutire rumorosamente alla vista della mia faccia.
Entrai per prima, trovandomi subito davanti la figura di Shouto Todoroki, insieme a un altro ragazzo della sezione B, la sua stessa sezione.
<<Anche voi siete di turno qui?>> chiesi.
<<Sì, siamo appena arrivati>> rispose il ragazzo di cui ignoravo il nome, posando su un banco da lavoro alcuni prodotti per la pulizia dei ripiani in acciaio inox, lo stesso materiale dei piani di quel laboratorio nello specifico.
<<Molto bene, mettiamoci al lavoro allora, perché vedo che qui c'è parecchio da pulire>> consigliai, prendendo a guardarmi intorno con un'espressione vagamente atterrita. In effetti c'era molto da fare, perché stando alle condizioni del laboratorio doveva essere stato utilizzato molto quella mattina, soprattutto a giudicare dal lavandino stracolmo di provette e contenitori di vario tipo da lavare.
Ci organizziamo velocemente per la spartizione dei compiti: io e la mia migliore amica al lavaggio di quest'ultimi, i due ragazzi della sezione B gli addetti alla pulizia dei banconi e delle attrezzature poste sopra, mentre al biondo toccarono le lavagne e il pavimento.
Lavorammo insieme per diverso tempo e in silenzio,  se non per le lamentele del mio compagno di classe, nonostante quello col lavoro più semplice e veloce.
Io dal canto mio non potevo fare a meno di lanciare delle occhiate furtive in direzione di Shouto Todoroki, ripensando alle parole del fratello, che mi aveva chiesto di coinvolgerlo in qualche attività con me e i miei amici. Tuttavia non era facile trovare un pretesto per attaccare bottone con lui.
Erano infatti passati diversi giorni da quella richiesta, ma non ero mai riuscita ad avvicinarmi a lui.
Shouto Todoroki se ne stava sempre da solo e in disparte, quindi non era semplice approcciarsi a lui.
Quella poteva quindi essere la mia occasione d'oro; dovevo solo capire come invitarlo ad uscire con noi, senza risultare strana o fuori luogo.
L'occasione giusta arrivò poco dopo, in maniera del tutto inaspettata.
Partì infatti dall'ennesimo rimprovero nei confronti del mio migliore amico. <<Denki, se ti sento ancora fiatare rispetto alle tue mani che rischiano di rovinarsi o alla schiena che ti fa male giuro che dopo ti trascino anche a pulire i gabinetti>> lo avvisai, agitando con fare minaccioso la spugna che stavo utilizzando. Non lo chiamavo quasi mai per nome, nonostante il nostro legame, ma quando lo facevo poteva significare una sola cosa: guai per lui.
Lui, che lo sapeva benissimo, si drizzò immediatamente, assumendo una posizione rigida. Ero infatti l'unica capace di rimetterlo in riga e ascoltava sempre tutto quello che gli dicevo. A volte mi faceva tenerezza, ma aveva davvero bisogno di qualcuno a fargli la ramanzina ogni tanto, così da non poltrire di continuo come suo solito.
<<Ma non è giusto. Mi fa davvero male la schiena e poi ho fretta di uscire, sai che oggi esce il volume numero tredici dell'asso del volley? Non lo leggi anche tu? Cosa facciamo se finiscono tutte le copie?>> chiese lui con fare melodrammatico.
Ero pronta a fulminarlo per l'inizio del suo discorso, ma poi finii con lo strabuzzare gli occhi, realizzando un fatto agghiacciante. <<Oggi? Ma non doveva uscire domani?>>
A farmi da eco, perfettamente coordinato con me, risuonò la voce di Shouto Todoroki. Restammo a guardarci in faccia per qualche secondo con un'espressione sorpresa, cercando di realizzare di aver detto le stesse parole contemporaneamente.
Poi ricordai: Touya mi aveva parlato della sua passione segreta per i manga a tema sportivo. Quindi era vero. Non si era sbagliato.
Anche Kaminari sembrava sorpreso, ma lasciò subito cadere la questione, avvicinandosi a noi con fare impaziente. <<Ma in che mondo vivete voi due? Hanno anticipato l'uscita di un giorno. Questo è un oltraggio. Questo è imperdonabile. Dobbiamo assolutamente andare in fumetteria a prenderlo, muoviamoci a pulire, coraggio>> commentò, fissandomi carico di aspettativa.
<<Vieni anche tu?>> chiesi, voltandomi disperata in direzione di Shouto Todoroki. Un po' perché la prospettiva di non trovare più il manga mi terrorizzava, un po' perché quella poteva essere la mia unica occasione per mantenere la promessa fatta al fratello. Inaspettatamente lui annuì.
A quel punto ci scambiammo tutti e tre un rapido sguardo, prima di tornare alle nostre faccende con ben più fretta e rapidità del normale, sotto allo sguardo basito della mia migliore amica al mio fianco e del ragazzo della sezione B. Quest'ultimo sembrava in particolar modo il più sconvolto tra i due, tanto da non riuscire a smettere di lanciare continui sguardi a Shouto, mantenendo l'aria di uno che lo aveva visto interagire di sua iniziativa con degli esseri umani per la prima volta da che era in classe con lui. Probabilmente doveva essere davvero così.
Come una sottospecie di tornado pulimmo da cima a fondo il laboratorio in tempi record, stranamente trainati da Kaminari, in quel momento magicamente trasformato nel più grande esperto di pulizie del mondo. Poi lasciammo la stanza con la stessa fretta, sotto allo sguardo ancora incredulo del ragazzo sconosciuto e a quello rassegnato di Momo, che scuoteva la testa come una madre stremata dai capricci dei figli.

Rich {Kirishima x Reader}Where stories live. Discover now