30. Sei solo mio

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JUNGKOOK

Il resto della settimana continuò con la stessa felicità con la quale era iniziata.
Io e Jimin ci scambiavamo gesti affettuosi davanti a tutti ogni giorno, senza ricevere quasi nessun commento. Probabilmente la notizia aveva fatto scalpore solo per cinque minuti.

Ogni tanto la mattina, mentre parlavo con Jimin e Namjoon, incontravo lo sguardo di Tae, ma lui faceva il possibile per distogliere il suo alla velocità della luce, come se non avessimo mai condiviso un'amicizia durata anni.

Per quanto riguarda Jin, non lo vedevo dal giorno in cui gli avevo raccontato tutta la verità.
Sinceramente, non sapevo se non venisse proprio a lezione o se venisse ma si nascondesse per non farsi vedere da me e da Tae.
Ma, detta tra di noi, non era una delle mie priorità in quel momento.

La mia priorità era continuare a rendere felice la persona che stava facendo di tutto per rendere felice me, ovvero Jimin.

Stare con lui era quasi liberatorio. Nel senso, ogni volta che aprendo la porta di casa mia mi vedevo comparire lui mi sembrava che tutto fosse già dieci volte più bello.
E questa era la sensazione che provavo anche quel venerdì pomeriggio mentre lui ed io eravamo distesi abbracciati nel mio letto dopo le lezioni all'università.

"Allora, restiamo qui così tutto il giorno anche oggi?" mi chiese lui all'improvviso in tono ironico.
"Non mi pare così male" mormorai in tono addormentato accarezzandogli la testa posata sul mio petto.
"Lo so, anche se è quello che facciamo ogni giorno" mi rispose alzando il braccio e dandomi dei piccoli buffetti sul naso.
"Ma che fai?" gli chiesi spostandogli la mano e ridendo.

Lui in tutta risposta si spostò dal mio petto e si avventò sulle mie labbra, iniziando a far intrecciare le nostre lingue.
Pochi secondi dopo lui era seduto sopra di me e mi stava continuando a baciare con foga.
Ad un certo punto decise di mordermi il labbro inferiore, facendomi fare un gemito involontariamente.

Lui si scostò da me ridendo, dicendomi in tono divertito poco dopo: "Meglio che mi fermi, non voglio che tu perda ancora i tuoi buoni propositi".
Io nascosi il viso tra le mani, maledicendomi in sette lingue per essere arrossito di nuovo.

"Ehy, guardami" mi disse lui dopo un po', prendendomi le mani e togliendole da davanti al mio viso.
Io feci quello che mi disse, trovandomi davanti i suoi occhi color cioccolato.
"Possiamo aspettare quanto vuoi. Non sarà di certo questo un problema. Ma, ricordati, che tu sei solo mio" mi disse sussurrando le ultime parole in tono sensuale.

Io rimasi a guardarlo senza dire niente ma in tono parecchio imbarazzato, sentendomi dire poco dopo: "Ma perchè queste cose le devo dire solo io?".
Il tono che aveva usato Jimin era divertito, ma...io provavo tutt'altro. Mi chiedevo perchè non riuscissi a ricambiare le sue parole sebbene fossero quello che provavo.
"Sai, sono il tipo che ragazzo che faceva finta di non avere sentimenti per proteggerli. Quindi...è difficile dire queste cose per me" gli risposi dopo un po', fermandomi ad accarezzargli i capelli.
"Kook, fidati. Mi basti come sei adesso. Non importa se quello poetico sono io" mi disse lui ridendo alla fine delle sue parole.

Io gli rivolsi un sorriso dei miei, rimanendo in silenzio poco dopo.
"Stavo pensando ad una cosa" esclamò lui poco dopo.
"Devo preoccuparmi?".
"Perchè pensi male ogni volta?" mi chiese lui in tono offeso.
"Perchè tu sei Jimin" gli risposi io in tono divertito.
"Farò finta di non aver sentito. Comunque...pensavo che domani potremmo andare da tua sorella e cercare di spiegarle tutto".
Io rimasi immobile per diversi instanti, pensando se quella fosse la cosa migliore da fare.
"Sei sicuro che sia la cosa giusta? Lei non mi più cercato..." gli dissi in tono quasi malinconico.
"Scusa, ma non vuoi fare pace con lei?".
"Sì, ma..." iniziai a dire io.
"Ed allora domani andiamo da lei" mi interruppe lui non accettando che io ribattessi.
Fu in quel momento che mi misi in testa che il giorno dopo mi sarei presentato da mia sorella mano nella mano con Jimin e le cose si sarebbero sistemate.
Dovevano sistemarsi.

*******

"Scendiamo dalla macchina o vuoi aspettare ancora qualche minuto?" mi chiese Jimin il giorno dopo, mentre la sua auto era parcheggiata proprio di fronte alla mia vecchia casa.
"Siamo fermi qui da dieci minuti. Direi che è il momento di farmi coraggio" gli risposi in tono ironico sebbene di ironia ci fosse ben poca dentro di me in quel momento.

Lui mi mise una mano sulla gamba in segno di rassicurazione, e poi scendemmo dalla macchina.
Lo raggiunsi e presi la sua mano, annuendo con la testa dopo un suo sguardo interrogativo.
Ci avviammo fino all'ingresso della mia casa natale, suonando il campanello poco dopo.
Il mio cuore stava battendo all'impazzata, incapace di credere che mia sorella avrebbe ceduto anche se Jimin era lì con me e mi stava tenendo la mano.

Poco dopo la porta si aprì, rivelando la faccia assonata di mia sorella. Ma, non appena mi vide, la sua espressione si fece subito molto più attenta.
"Che ci fai tu qui?" mi chiese in tono quasi scorbutico.
Io rimasi in silenzio, aspettando che si accorgesse della presenza della persona al mio fianco e delle nostre mani unite, cosa che successe qualche secondo dopo.

"Io non ci credo che ti sei presentato qui con questo" mormorò lei poi facendo una risata isterica poco dopo.
Non riuscii a dire nemmeno una parola. Ero come bloccato. Ma, al posto mio, la disse Jimin.
"Ciao, io sono Jimin. Kook mi ha parlato tanto di te, per questo volevo..." iniziò lui in tono sereno e tranquillo.

"Non mi interessa niente di chi tu sia. Ma so che devi essere abbastanza stupido per credere che la persona al tuo fianco provi veramente qualcosa per te. Ti sta solo usando per essere al centro dell'attenzione, come al solito" lo interruppe lei, spostando, poi, il suo sguardo furioso su di me.
"Non è così" mormorai io ferito dal fatto che qualcuno potesse anche solo pensare ad una cosa del genere.
Mia sorella mi squadrò da capo a piedi in risposta, dicendo poco dopo: "Andatevene via da qui".

Io abbassai la testa, facendo cenno a Jimin di andarcene.
"Ma che fai? Non puoi lasciare che ti tratti così" mi disse lui tirando la mia mano affinchè non mi muovessi.
"Jimin, è inutile. Lei non cambierà mai idea ormai che se n'è fatta una" gli risposi mentre mia sorella sentiva le mie parole e, invece di rispondere, mi chiudeva la porta in faccia.

Alzai lo sguardo verso di lui, notando una tristezza che gli avevo visto poche volte addosso.
"Lo sai vero che non ti sto usando?" gli chiesi usando la mano con cui non tenevo la sua per spostargli una ciocca di capelli dal viso.
"Non serviva che me lo dicessi tu. L'avevo già capito da un pezzo" mi rispose in tono quasi angelico.

Io mi avvicinai a lui per dargli un leggero bacio sulle labbra mentre, nello stesso momento, ci incamminavamo verso la macchina.
Solo quando lui accennò a togliere la mano dalla mia gli dissi: "Non farlo".
"Perchè?" mi chiese lui in tono stranito e preoccupato.
"Perchè ho paura che se mi lasci la mano finiamo a pezzi entrambi" mormorai abbassando la testa.
"Non finiamo a pezzi, stai tranquillo. Finchè siamo insieme non succederà mai" mi rispose slegando la sua mano dalla mia ed incrociando le sue braccia dietro al mio collo.

Io gli misi le mani sui fianchi, beandomi della vista dei suoi occhi e delle sue labbra ancora una volta.
Mi diede un rapido bacio sulle labbra, ridendo poco dopo.
"Dai, andiamo a guardare Netflix" mi disse poco dopo in tono ironico, dandomi una pacca sui glutei per farmi muovere.
"Ehi" mi lamentai io con sguardo offeso.
"Ma dai, tanto lo so che ti è piaciuto" mi rispose lui salendo in macchina ed aspettando che io mi sedessi sul sedile per passeggero.
In quel momento mi stavo chiedendo solo una cosa: mia sorella aveva visto tutta quella meravigliosa scena dalla finestra della cucina oppure no?

•Destiny {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora