18. Passami quei cornflakes

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JUNGKOOK

Quando il giorno dopo mi svegliai e cercai di mettermi seduto, ma venni bloccato da un braccio che stringeva il mio corpo e da un mugolio, mi resi veramente conto che la sera precedente non era solo un sogno.

Così mi girai faccia a faccia verso la persona che aveva fatto quel mugolio, beandomi della visione di Jimin che dormiva. O quasi.
"Lo so che mi stai guardando" sussurrò in tono mezzo addormentato.

Io, in tutta risposta, iniziai ad accarezzargli la guancia con l'indice, spostandomi, poi, più di qualche secondo sulle sue labbra.
Lui aprì gli occhi dopo qualche secondo, dicendomi: "Non vuoi proprio lasciarmi dormire, eh?".
Le mie labbra si aprirono in un enorme sorriso senza motivo. Ma, dopotutto, un motivo c'era: lui era lì di fianco a me.

Rimanemmo a guardarci per un'infinità, accarezzandoci i capelli e dandoci qualche bacio ogni tanto.
Chissà perché ma la sensazione di oppressione al petto, che avevo capito essere il mio "sentirmi invisibile", era completamente sparita...

"Su, alziamoci" mormorai dopo qualche secondo, senza smettere di definire i contorni delle sue labbra con le mie mani.
Lui annuì, senza muoversi dal letto però.

Così fui io quello che si alzò per primo, andando dalla sua parte del letto e rivolgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Lui l'afferrò, alzandosi dal letto, e poi tirò la mia mano verso il suo corpo in modo che mi avvicinassi a lui.
Ci trovammo faccia a faccia, pochi centimetri di distanza.

"Non possiamo fare così per sempre però" gli dissi io incrociando le braccia dietro al suo collo.
"Perché no? È così bello" mi rispose facendo il suo sorrisetto e mettendomi entrambe le mani sui fianchi.

Io rimasi in silenzio, guardando i suoi profondi pozzi marroni in cerca di qualcosa che mi dicesse cosa fare.
"Comunque la mia felpa ti sta molto bene. Lo pensavo anche quando te l'ho prestata, ma, visto che non capivo cosa ci fosse tra di noi, ho evitato di dirlo" aggiunse lui.
"Beh, anche la mia ti sta bene" gli risposi dandogli un leggero bacio.

Da notare, comunque, il fatto che quando io avevo proposto di dargli la sua felpa, che avevo ancora io a casa, per dormire, lui mi ha guardato male dicendomi che quella la dovevo mettere io e che lui voleva assolutamente una delle mie.
Solo dopo un po' mi sono reso conto di quanto questa cosa fosse bella...

"A me sta bene tutto" disse con finta modestia, seguendomi, poi, in cucina.
Si sedette su una delle quattro sedie che circondavano il tavolo rettangolare, mettendosi a braccia incrociate. Poco dopo mi chiese: "Allora, cosa mi dai da mangiare?".
Io mi girai verso di lui alzandomi le maniche della felpa fino al gomito, rispondendogli poi: "Sono sicuro di avere dei biscotti, qualche cracker salato oppure dei cornflakes che mi ha portato qualche settimana fa mia sorella dall'America. Hai anche la scelta".
"Passami quei cornflakes" mi disse con aria interessata.
"Vuoi anche del latte?" gli chiesi prendendoli fuori dalla credenza ed aprendo il frigo.
"Sì, grazie" rispose lui mentre prendeva il gigante pacco di cereali aprendolo.
Io presi il latte dal frigo, richiudendolo poco dopo, ed afferrai due ciotole dal mobile di fronte ad esso, posandole entrambe sul tavolo mentre mi sedevo nella sedia di fronte a lui.
Lui si versò il latte con calma, passandomelo poco dopo.

Qualche minuto dopo stavamo entrambi mangiando, senza toglierci gli occhi di dosso però.
"Sono veramente buoni" esclamò lui dopo qualche secondo.
"Qual è la reale cosa che volevi dire?" gli chiesi sentendo il suo tono strano.
"Che sei bello pure quando mangi" mi rispose facendo una piccola risata.
Io risposi al sorriso, dicendogli poco dopo in tono ironico: "Quante altre volte hai detto cose che non pensavi?".
"Qualcuna" mi rispose abbassando lo sguardo.

•Destiny {Jikook}•Where stories live. Discover now