• 18 - KIM ~ ASHER

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<<Non ne abbiamo una scorta?>> esce dal bagno e sento i suoi pesanti passi rimbombare sul pavimento della stanza affianco. Subito dopo ritorna con un enorme bottiglia di alcool, di whisky, lanciandomela avventatamente contro.
La prendo al volo e la guardo come per dire che sia una grande cazzata, purtroppo però è l'unica alternativa. Ed un goccetto non farà poi così male, nessuno lo verrà a sapere.

<<Ci sono le garze e le bende li sotto, dovresti trovare anche alcuni nastri per chiudere le ferite>> indica il mobiletto sotto il lavandino e quando sto per aprirlo di colpo mi blocca <<Scusami se troverai del disordine, non ho avuto tempo per riordinare il materiale>> dice in modo furbesco, quasi da stupido.
Inizia a ridere come un ebete e fugge a gambe levate dal bagno. Il mio sguardo si sposta dalla porta al mobiletto, conoscendo già l'idea stupida che ha fatto passare per la sua mente.

E come pensavo, l'intuito non mi ha tradito, tutto il contenuto del mobiletto casca ai miei piedi, comprese le asciugamani spiegazzate e attorcigliate tra di loro. Mi giurò di aver messo a posto ogni singola cosa, e questa volta mi assicuro che lo farà per davvero. Lascio tutto com'è, riprendendo a disinfettare le mani.

<<Se ti prendo giuro che ti ammazzo>> confabulo con me stesso stringendo i denti dal dolore. L'alcool fa effetto su ogni taglio presente sulle nocche, sciogliendo con lestezza il sangue, che cola sulle punta delle dita. E mentre fa effetto sulla mia pelle, sorseggio dalla bottiglia una grande quantità di whisky, lasciando che la gola mi si infuochi, che scenda così lentamente nella mia trachea per torturami a lungo. E finisce nel mio stomaco, dove accolgo il calore con grande facilità, e felicità.

Dalla porta sbuca Ryan, un ennesimo compagno di stanza. <<Ehi bestione, scendi che di sotto ci aspettano i barbieri>> pulisco le mani, rivolgendogli poi un cenno con le dita per dirgli di aver recepito il messaggio. Con un panno umido pulisco i residui del sangue e di quello che ne è rimasto della pelle. Ho l'impressione che questa volta abbia davvero esagerato, posso accorgermene dal modo in cui le mani sono conciate e questo vuol dire che la ferità ci metterà più tempo a guarire. Tra le cose sparse a terra rovisto qualche benda da poter avvolgere alle mani, così all'opera cerco di ingegnare qualcosa che possa durare temporaneamente.

Una volta finito di medicarmi esco dalla stanza dirigendomi direttamente in sala pranzo, pregando che non se ne siano ancora andati. Avanzo il passo, e non appena varco le porte della sala ci sono ancora un mucchio di persone ad aspettare, la maggior parte solo ragazze. Sfortunatamente c'è anche lei, solitamente sempre presente in qualunque posto ci sia anch'io. Distolgo lo sguardo, avvicinandomi ad un barbiere girato di spalle <<È un piacere rivederti, mangia peli>> un nome altrettanto strano per un uomo pazzo come lui che si fa chiamare in questo modo.
Ha mani cosi leggere che non sembra di averle sulla tua testa, è il suo lavoro è fatto bene, nonché con una velocità strepitosa.

<<Ehi amico mio, è da tanto che non ci si vede>> fa lui posando gli attrezzi sul tavolo per stringermi la mano <<Quale buon vento ti riporta qui?>> calca le parole, stringendo i denti per aver toccato un tasto dolente.

<<Questa Caserma ha bisogno di me, ma potrebbe andare avanti anche senza. Tu che mi racconti invece, ti vedo più indaffarato del solito>> gli dico prendendo posto sulla sedia.

<<Che dirti amico mio, tra un po' mi sposo e il tempo scorre ogni attimo più veloce, per non parlare del lavoro poi>> racconta ridendo, e io col cuore in mano lo ascolto con un mezzo sorriso sul viso.
Avrei giurato di conoscere già la risposta, sapevo che un giorno avrebbe sposato quella donna, me ne parlava ogni volta che ci incontravamo. Diceva spesso di avere paura, una paura solitaria, che quando veniva raccontata dalle sue labbra era come un brivido alle spalle. Aveva paura di perdere quella donna, colei era speciale e di grande importanza, cosi giurò di sposarsela un giorno.
Il suo sogno era il mio.
Purtroppo però sono diventato padrone della solitudine, neanche più la morte mi spaventa come all'ora, e il mio sogno è stato bruciato in un singolo secondo.

Amami Per Sempre Capitano || Vol.1Where stories live. Discover now