Capitolo 18. Chi si rivede!

869 69 17
                                    

Presi abbastanza male la nostra rottura. E con abbastanza male intendo davvero male. Ebbi una fase iniziale di tristezza, dovuta alla nostra lontananza, fase durante la quale continuai a rimanere chiuso in casa a piangere e disperarmi. Poi ebbi una fase di normalizzazione, mi convinsi che era inutile star male perché intanto non avrei risolto niente. Infine, arrivò l'ultima fase, quella che mi sarei portato dietro per tanto tempo: l'odio. Lo odiavo con ogni cellula nel mio corpo, lo odiavo a tal punto che mi misi a ridipingere il muro di casa mia alle tre di notte. Lo odiavo a tal punto che lo bloccai, lo cancellai, lo chiusi in un cassetto e buttai la chiave. Ma...non riuscii mai a dimenticarlo.

Ogni ragazzo con cui stavo mi ricordava le cose che mi mancavano di lui.

Ogni volta che lo vedevo di sfuggita in TV, proprio come la prima volta che lo vidi, rimanevo come rapito da ogni singolo particolare del suo viso.

Ogni giorno che passava, invece di diventare più semplice diventò più difficile; e diciamo che il cielo grigio di Milano non aiutava affatto il mio umore. E nemmeno quello delle mie piantine grasse.

***

Cinque anni dopo

Il freddo mi è sempre piaciuto. Questo sicuramente mi aiutò quando decisi di trasferirmi in Islanda. All'epoca la mia vita era un disastro: avevo perso il mio ragazzo, il mio lavoro e la speranza che la vita fosse degna di essere vissuta. Quindi, appellandomi alla dottrina sticazziana, spesi tutti i miei risparmi e mi trasferii. No, non vi dirò che fu semplice, anzi fu una vera merda, ma ciò che venne dopo ripagò i miei sforzi.

Trovai lavoro presso l'università come ricercatore e, dopo troppe scopate occasionali e ragazzi sbagliati, mi innamorai nuovamente. O almeno, questo è quello che continuai a raccontare a me stesso. Sam: biondo, alto e carismatico. Fa il pompiere. Mi conquistò portandomi a vedere l'aurora boreale, scopandomi alla grande e facendomi vivere una relazione normale, una vera intendo. Vivevamo insieme da due anni ed era tutto dannatamente perfetto! Mi sentivo...bene.

Cercavo di pensare il meno possibile al mio passato, eppure non mi perdevo nemmeno una gara di Formula Uno. Ciò significava inevitabilmente, vederlo e ogni volta morivo un po'. Lui stava alla grande: vinse un campionato due anni dopo la nostra rottura. Lo stesso anno fece coming out e sfoggiò una sfilza di fidanzate e fidanzati famosi, diventando un emblema del mondo LGBT. Questo mi faceva un sacco ridere, dal nervosismo!

Più cercavo di staccarmi dal mio passato, più questo mi perseguitava. Una mattina di fine Agosto ricevetti una mail, che sulle prime mi sembrò uno scherzo di cattivo giusto, poi però capii che era vera. La Red Bull mi chiese se ero disposto a prendere il posto dell'ingegnere di pista di Max Verstappen, il quale aveva chiesto un permesso di paternità.

«Che ne pensi?» chiesi a Sam, il quale in quel momento stava facendo colazione. Poggiò le posate contro il piatto e allungò la mano verso la mia, prendendola.

«Credo che dovresti accettare! E' quello che ami fare, quindi perché no.» rispose.

«Ma sarei sempre in giro per il mondo. »

«Già, ma io sarò sempre qui ad aspettarti. Posso accettarlo! Tu hai accettato il fatto che io faccia sesso con su i calzini, credimi te lo devo.» rispose, facendomi sorridere.

Amare significa mettere il bene dell'altra persona prima del tuo, alcune volte

«Sempre?»

«Certo, sempre!»

***

Belgio, Settembre 2024

Non ricordavo quanto fosse emozionante stare nel paddock, quindi quando ci tornai dopo tanto tempo mi tremarono le gambe. O forse successe perché incontrai Charles. Tutto ciò che avevo costruito in cinque anni, tutte le convinzioni e le nuove consapevolezze andarono a farsi fottere. Lui sorrise, mentre io rimasi serio, con le mani in tasca e il cappellino sugli occhi.

Scintille || Charles LeclercWhere stories live. Discover now