Capitolo 12. Ad alta quota

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«Mollo la frizione con la precisione di un cardiochirurgo. Le marce vanno su: prima, seconda, terza, quarta...fino in sesta e percorro il rettilineo raggiungendo i 315, scalo in terza e faccio la Jones, poi quarta verso la Branham e accelero fino in curva 3. Dopo la 3 ci sono altre due curve chiuse, la 4 è una maledetta bastarda e devo uscire bene per entrare nella 5. Alla 6 si arriva in sesta, giro a destra e decelero fino in terza. Poi passo dalla quarta alla sesta prendendo la 8, sulla destra. Arrivo alla Clark, un'altra maledetta bastarda, la prendo in seconda, arrivando poi alla curva sulla sinistra vicino al lago. Rettilineo fino alla Waite, sulla destra che prendo in quinta a 210 massimo 215. In sesta verso la  Ascari, che è sulla destra, la faccio in terza, uscendo verso la Stewart, un'altra curva sulla destra. Infine, passo per la Prost  alla quale segue la curva 16, sulla destra, da fare in terza e accelerando ritorno sul rettilineo principale. » disse Charles aprendo gli occhi e guardandomi. Aveva le braccia tese in avanti, le mani sul suo volante. Mancava meno di un'ora alla gara e il paddock era in agitazione. Charles aveva deciso di trovare un posto tranquillo dove ripassare la pista. In mattinata l'aveva percorsa in bicicletta, così da ricordarsela meglio e direi che ci riuscì.

Le qualifiche andarono alla grande e lui si piazzò secondo, dietro a Sebastian e davanti alla due Mercedes. Fu del tutto inaspettato e assolutamente bellissimo.

«Quindi, le condizioni meteo sono cambiate?» mi chiese ponendo il volante al suo posto e tirandosi su la tuta, lasciandola però aperta. Guadai velocemente il Tablet che avevo davanti, scuotendo subito dopo la testa.

«Avrò un sacco di degrado dopo i primi giri.» mi disse ed io mi incurvai nelle spalle.

«Non ci pensare, a meno che le Mercedes non ti stiano alle costole non ti diamo la massima potenza fino al primo pit.» lo informai, anche se questo già lo sapeva. Ha sempre avuto bisogno di riconferme.

«Ma io Seb lo voglio passare...» mi sussurrò sorridendo, nel passarmi vicino. Lo prendetti per il braccio, facendolo fermare.

«Non fare cazzate!»

«Non lo farei mai.»

Per quanto Charles volesse vincere quel giorno, pensò al lavoro del team e a tutte le cose che gli avevamo detto durante le riunioni pre-gara. Stette secondo finché non fece il pit-stop, in 2.1 secondi, rientrando quarto, dietro alle due Mercedes. Riuscii a spingere, così da potersi rimettere davanti a loro e la prima gara del campionato finì con un uno - due Ferrari.

Fu un'emozionale enorme assistere a quel primo podio, e soprattutto fu emozionante vedere Charles sul podio alla prima gara con la Ferrari. Quel giorno dimostrò che aveva le carte in regola per diventare un campione. Prima o poi.

___

«Ma tu pensi che io mi meriti di essere la seconda guida...per sempre?» chiese Charles facendomi aprire gli occhi. Eravamo sull'aereo e stavamo tornando a casa. Tutti gli altri stavano dormendo, tutti tranne Charles, che mi parve parecchio agitato. Durante la festa data per celebrare la vittoria mi era sembrato sinceramente felice per il risultato ottenuto. Ma attenzione, non dimentichiamoci che era un bugiardo con i controcazzi!

«Ha importanza quello che penso io?»

«Sì, per me ha importanza.»

«Sappi che non riesco ad essere per niente oggettivo nei tuoi confronti.» lo avvisai «Per me vali più di chiunque altro, nonostante gli errori che hai fatto durante questo fine settimana. E sono sicuro che riuscirai a mostrarlo a tutti molto, molto presto. Abbi pazienza!»

«Non sono una persona particolarmente paziente.»

«Lo so bene! Ma questo secondo posto è davvero bellissimo Charlie, considerando che è la tua prima gara con la rossa.» risposi sospirando. «Sono molto, molto fiero di te!» gli sussurrai.

«Vorrei tanto baciarti in questo momento e lo vorrei continuare a fare per giorni. Quindi...ecco mi stavo chiedendo se ti andasse di fare un viaggetto insieme. Abbiamo due settimane prima del prossimo gran premio. Prendiamoci un po' di tempo per noi.» disse accarezzandomi la mano. Io mi guardai attorno, per assicurarmi che non ci vedesse nessuno e mi avvicinai a lui, baciandolo dolcemente.

«Avevo intenzione di fare il trasloco settimana prossima, ti ricordo che ho una casa adesso!» risposi mordendomi il labbro. «Devo ridipingere tutto, perché non vieni a darmi una mano? »

«D'accordo, quindi mi vuoi sfruttare per ridipingere casa...e io che ti volevo portare a Parigi!»

«Parigi?»

«Già, Parigi!»

«Abbiamo tutto il tempo del mondo per andare a Parigi, casa mia non può aspettare oltre. O forse sono io che non posso aspettare oltre; voglio trasferirmi il prima possibile.» gli spiegai appoggiando la testa contro il sedile e guardandolo con occhi dolci. «E poi non ho intenzione di sfruttarti, ti ripagherei...davvero molto bene!» dissi con fare allusivo. Un sorriso comparve sul suo viso e le sue dannate fossette mi mandarono il cervello in tilt.

«D'accordo.» rispose e la sua mano scivolò verso la mia gamba. «Però voglio un anticipo.» sussurrò stringendomi il membro da sopra la stoffa dei pantaloni. Io mi guardai nuovamente attorno, allarmato. Mi  tranquillizzai però quando mi accertai che stavano ancora dormendo tutti.

«Ma qui?» chiesi e lui annuì alzandosi dal sedile e porgendomi la mano. Titubai per un secondo, trovandomi però subito dopo nel piccolo bagno dell'aereo. Lo ammetto, farlo ad alta quota è sempre stato uno dei miei sogni erotici più ricorrenti, però mi accorsi ben presto che era scomodo e terribilmente pericoloso.

Ci togliemmo con qualche difficoltà i pantaloni, continuando a baciarci con sempre maggior foga. Le mani gelide di Charles finirono sotto la mia felpa, facendomi ansimare quando mi strinse tra le dita il capezzolo. Cercai di staccarmi dalla sua presa, ma lui fu più veloce di me, facendomi girare e stringendomi ancora più forte a sé. Sentii contro il sedere la sua erezione; poi fu tutto anche fin troppo veloce. Si mise il preservativo e mi penetrò, tenendomi saldamente le mani sui fianchi. Mi appoggiai al piccolo lavandino del bagno, osservando la sua espressione attraverso lo specchio che avevamo di fronte. Non era la prima volta che mi capitava di guardarlo mentre mi scopava, mi eccitava vedere come riusciva a farmi suo. Mi piacevano le rughe che comparivano sulla sua fronte quando era quasi al limite, proprio come in quel momento. Mi strinse tra le dita i capelli, facendomi abbassare la testa e spingendo sempre più velocemente. Mi cominciai a muovere anch'io, facendolo sbattere contro quell'unico punto che riusciva a farmi impazzire. E mi fece impazzire anche quella volta; quando raggiunsi l'orgasmo ebbe la prontezza di tapparmi la bocca con la mano, evitando che i miei gemiti si potessero sentire. Venne subito dopo anche lui, buttando la testa all'indietro e appoggiandola contro il muro. Rimanemmo incastrati per alcuni secondi, giusto il tempo di riprendersi da quell'ondata di piacere.

Mentre ci vestimmo Charles mi diede un bacio sulla guancia, osservandomi con uno strano sguardo. Io mi sentii a disagio, credo che addirittura arrossii.

«Perché mi guardi così?» chiesi

«Perché penso di essermi innamorato di te, e cazzo è bellissimo!»

Scintille || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora