Capitolo 11. Libere

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Australia, Marzo 2019

Come vi ho già detto, non sono mai stato molto bravo nelle reazioni e non sono mai stato molto bravo nemmeno a capire se stessi vivendo o meno una reazione. In quel momento, schiacciato contro la parete dell'ascensore con Charles addosso e le sue mani praticamente ovunque, mi dicevo che non aveva importanza; non dovevo per forza dare un nome a quello che stava succedendo. Dovevo solo vivermelo. Non sarebbe comunque mai stata una relazione ordinaria, non ci saremmo mai tenuti per mano in pubblico o baciati davanti a tutti. L'unica cosa sulla quale Charles era stato chiaro era che non voleva si sapesse, e così doveva essere.

Eravamo atterrati a Melbourne alle due del mattino, dopo un viaggio che mi sembrò infinito. Non riuscii a chiudere occhio mentre Charles dormì per tutto il tempo, svegliandosi sorprendentemente riposato e in vena di coccole. E per quanto io fossi stanco non riuscii a dirgli di no una volta in albergo. Non ci riuscivo mai.

«Hai decisamente bisogno di un caffè!» mi disse accarezzandomi la guancia ed io sorrisi debolmente. Charles si allontanò da me, rimanendo però con lo sguardo nel mio.

«Avrei anche decisamente bisogno che il mio ragazzo mi facesse dormire la notte!» risposi, mentre le porte dell'ascensore si aprirono. La faccia di Charles cambiò in un secondo, sostituendo al sorriso un'espressione dannatamente...preoccupata? Non feci nemmeno in tempo a riaprire bocca, visto che entrarono Kimi e sua moglie. Lei ci salutò con un sorriso, mentre il marito non spiaccicò una parola. Charles cominciò a parlare del tempo, cosa che faceva spesso per evitare situazioni di imbarazzante silenzio. Persino Kimi partecipò a quella breve conversazione, dicendo che sperava in un crollo delle temperature perché faceva davvero troppo caldo.

Quando arrivammo nella hall i due coniugi ci salutarono, facendosi sapere che preferivano andare a fare colazione in qualche bar in riva al mare.

«Quindi sono il tuo ragazzo?» mi chiese Charles non appena rimanemmo soli. Stavamo camminando uno vicino all'altro, andando verso il bar dell'albergo.

«Beh...forse, ehm...sì?» balbettai sedendomi ad uno dei tavoli liberi. Con la coda dell'occhio vidi che anche Sebastian stava facendo colazione insieme al suo ingegnere di pista e il suo personal trainer. Li salutammo,mettendoci uno di fronte all'altro.

«Se lo vuoi, ovviamente.» dissi mordendomi il labbro. Mi sentivo come un ragazzino alla prima cotta, quindi direi infinitamente stupido!

«Me lo stai chiedendo ufficialmente?» chiese Charles sorridendo ed io alzai le spalle. «Mi è sembrato un sacco strano sentirmi chiamare il mio ragazzo, ma credo che se lo sentissi più spesso finirebbe col piacermi. Quindi...perché no!» concluse ed io avrei tanto voluto baciarlo, ma ovviamente non lo feci. Mi limitai a sorridere, cercando di fargli capire quanto mi stesse rendendo felice in quel momento.

La colazione fu veloce e il caffè ci venne servito freddo. Mentre eravamo seduti passò Mattia, lasciandoci dei dati che avremmo dovuto verificare durante la prima sessione di libere. Erano in riferimento all'aderenza delle posteriori e al degrado nei primi giri, con gomma soft.

La mattinata fu molto proficua e riuscimmo a raccogliere informazioni utili. Per la prima volta da quando ci conoscevamo, Charles mi diede retta in tutto, lasciandomi piacevolmente sorpreso dal risultato finale; anche se erano solo le prime libere si piazzò secondo, dietro a Seb e fu una bella soddisfazione per entrambi. Riuscimmo a replicare lo stesso risultato anche durante le libere due, ricevendo complimenti da parte di tutti durante il briefing post prove. La riunione durò diverse ore, ci confrontammo su vari argomenti e uno dei più animati fu l'argomento gomme.

Scintille || Charles LeclercWhere stories live. Discover now