Capitolo 22. Tutti i pezzi del puzzle

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Ricostruii la mia vita un pezzo alla volta, come si fa con un puzzle.

Cominciai dalla cosa più semplice: assicurarmi che la mia omosessualità fosse intatta. Quando incontrai Beatrice e le dissi che avevo il sospetto di essere andato a letto con lei, lei mi scoppiò a ridere in faccia.

«Non abbiamo fatto sesso!» mi disse «Faceva caldo, quindi tu ti sei tolto tutto. Io l'ho trovata un'ottima idea, quindi l'ho fatto a mia volta. Ma ti assicuro che non ci siamo nemmeno sfiorati!»

«Davvero?»

«Okay, sì ci siamo dati un bacio. Ma non con la lingua eh! Solo un bacino innocente.»

Sentendo le sue parole sospirai, abbracciandola e dandole un bacio a stampo sulle labbra. Lei si mise a ridere, uscendosene con un: «Peccato che sei gay!»

Il secondo pezzo fu più difficile da rimettere a posto, considerando che si trattava di Caterina. Non mi parlò per giorni, evitando le mie chiamate e ignorando i miei messaggi. Quando mi presentai a casa sua, trovandomi sulla sua porta non seppe dirmi di no, quindi mi fece entrare. In quella situazione mi sentii come se fossimo due estranei e la sua indifferenza mi fece male.

«Perché sei qui?» mi chiese incrociando le bracci al petto e guardandomi.

«Perché ho fatto una cazzata.» esordii e lei fu d'accordo con me. «Anzi, credo di averne fatto più di una e mi merito di essere ignorato da te. Non credo che dirti ciò che sto per dirti cambierà le cose, ma voglio che tu sappia che mi dispiace tantissimo! Mi dispiace di non averti detto che provavo ancora qualcosa per Charles, di non averti detto che ci siamo baciati durante il fine settimana in Italia, di non averti detto che era una pessima idea andare con lui a prendere le fedi. E più di tutto, mi dispiace averti dato preoccupazioni inutili durante il tuo grande giorno.»

Caterina si sedette vicino a me, prendendomi la mano e guadandomi.

«Nico, io ti perdonerò, lo sai! Forse non lo farò adesso, forse per un po' ti terrò il muso, ma ti perdonerò perché ti voglio bene. Tu riuscirai mai a perdonarti per quello che hai fatto? E soprattutto, ne vale la pena?»

«Mi stia chiedendo se Charles ne vale la pena?»

«Beh sì.»

«Probabilmente no, considerando che non ci parliamo dal matrimonio. Ho seguito il mio pessimo istinto, lo stesso che me lo ha fatto scegliere la prima volta.» risposi, abbassando lo sguardo. 

«Perché non vi parlate?»

«Ha una ragazza, parecchio cornuta, ma è pur sempre la sua ragazza ed io non me la sento di essere l'amante, o qualcosa del genere.»

«Charles l'ha lasciata, esattamente il giorno dopo il matrimonio. Ma come fai a non saperlo? Ne hanno parlato tutti i tabloid!» mi fece sapere lei prendendo il telefono e facendomi vedere uno dei tanti articoli sulla loro rottura. Ah.

Probabilmente l'avrei saputo se solo non avessi bloccato Charles e non mi fossi isolato dal resto per mondo per settimane. Esattamente come era successo la prima volta che ci eravamo lasciati.

«Sei uno stronzo, ma ti voglio bene e ti meriti di essere felice, quindi va' da lui e chiarite una volta per tutte le cose!»

Aveva ragione, ma prima dovevo chiarire le cose con un'altra persone. Caterina non era l'unica a pensare che fossi uno stronzo. Forse chi lo pensava più di tutti era Sam, anche se non me lo disse mai chiaramente. Anche lui evitò ogni mio messaggio e ogni singola chiamata, giungendo anche a bloccarmi (direi che il karma è una stronza!). Non lo biasimai; la mia voglia di parlargli e di vederlo aumentò col passare dei giorni. Aumentò così tanto che presi un volo di dodici ore e feci due scali per andare da lui. Mi feci trovare davanti casa sua, infreddolito e nervoso per il nostro incontro. Quando mi vide, sulle prime pensai che se ne sarebbe andato, poi però mi fece entrare e mi preparò una tazza di tè. Proprio come ci capitava spesso quando stavamo insieme, ci mettemmo al tavolo sorseggiando dalle nostre tazze in silenzio.

Scintille || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora