Capitolo 14. In bilico

919 81 22
                                    


Bhrain, Marzo 2019

«Pole position Charles!» riuscii a dirgli soltanto, guardando ancora incredulo i tempi. Si aprì in un team radio, ringraziando. Anche Charles era incredulo, lo riuscii a capire appena vidi i suoi occhi. Avrei voluto vedere quello sguardo sempre, lo sguardo di chi sa di avercela messa tutta ed esserci riuscito.

Fu un sabato frenetico; Charles passò la maggior parte del pomeriggio a fare interviste. Quando si liberò andammo insieme al briefing, passando però per l'hospitaly, così da poter scambiare due parole. Dalla fine delle qualifiche non ci eravamo ancora visti.

«Ciao.» mi disse lui togliendosi il cappellino e passandosi la mano tra i capelli. Lo guardai con la coda dell'occhio, sorridendo.

«Ciao.» risposi. Mi guardai velocemente attorno: via libera. Mi avvicinai a lui e lo baciai, intrecciando le braccia attorno al suo collo e sollevandomi sulle punte. Charles mi cinse i fianchi, ricambiando quel bacio. «Sei stato pazzesco.» sussurrai, accarezzandogli il petto.

«Avrei potuto fare meglio...domani devo fare meglio.» mi disse mentre mi allontanai da lui. Alzai gli occhi al cielo perché odiavo il suo essere così autocritico. «Andiamo? Dopo vorrei andare a correre.» aggiunse incamminandosi verso la sala riunioni.

Come succedeva sempre, anche quella volta la riunione andò per le lunghe. L'argomento principale non fu Charles, ma Sebastian. Ragionammo su come salvare un weekend partito malissimo: si era qualificato quinto e diceva di avere problemi alla macchina. I suoi meccanici analizzarono tutti i dettagli, mettendosi subito al lavoro per migliore le prestazioni. Sebastian si mostrò visibilmente seccato dalla situazione, eppure quando finimmo fece ancora i complimenti a Charles. D'altro canto, Charles si vedeva fosse dispiaciuto per come fossero andate le cose al compagno di squadra, quindi gli chiese di andare a correre insieme.

«Stasera ceniamo insieme, va bene? Scusami se oggi...ecco, mi farò perdonare!» mi disse alludendo al fatto che ci fossimo visti poco. Annuii, perché non riuscivo a sentirmi trascurato, insomma era il suo lavoro ed era ovvio che durante gli weekend di gara fosse così. Però, apprezzai molto che lui si preoccupasse per me, per noi.

«Devo finire di analizzare dei dati, poi ti aspetto in stanza. Ordiniamo qualcosa e poi coccole?» chiesi e lui mi fece l'occhiolino. Lo osservai mentre si allontanava assieme al compagno di squadra.

Mi fermai ai box più del previsto, arrivando in albergo dopo Charles. Andai prima in camera mia, cambiandomi e lasciando giù le cose da lavoro. Quando raggiunsi la stanza di Charles, mi resi conto che non era da solo. Sentii parlare attraverso la porta, quindi appoggiai l'orecchio ma non riuscii a capire in maniera chiara con chi e di cosa stesse parlando. Mi feci coraggio e bussai. Chi mi trovai davanti quando la porta si aprii, fu una vera e propria sorpresa.

«S-salve...» dissi diventando completamente rosso in faccia. La madre di Charles era davanti a me, mentre lui e i suoi fratelli erano seduti sul divano che si intravedeva da fuori. Quando Charles si accorse che ero io raggiunse la mamma, cingendole la spalla.

«Lui è Niccolò, il mio ingegnere di pista.» la informò «Dovevamo vederci per discutere di alcuni dettagli tecnici.» aggiunse ed io aggrottai la forte, contrariato. Guardò la madre, la quale però non disse niente; continuò a guadarmi ed io mi sentii piccolo e insignificante.

Ecco, tutto ciò di cui avevo avuto paura nelle ultime settimane mi stava davanti: aveva tacchi a spillo, rossetto rosso Chanel, una collana di Cartier e lo sguardo accusatore. Una come lei non mi avrebbe mai accettato, e questo era ovvio anche dal fatto che in quel momento Charles stesse mentendo su di me, su di noi.

Scintille || Charles LeclercWhere stories live. Discover now