• Capitolo XCII •

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"Ti amo, Skyler. Non dimenticarlo mai, nemmeno quando ogni cosa cercherà di convincerti del contrario."

Quelle parole ripiombarono a capofitto sul cuore e presero spazio, nuova forma. Riaprì immediatamente gli occhi e si tirò su, alzando con una mano la gonna di pizzo e dirigendosi sul corridoio. Sgattaiolò silenziosa a due porte di distanza, entrando senza esitare dentro la camera di Zorah, adibita per l'occasione allo sposo. Richiuse velocemente l'infisso alle sue spalle, Caleb stava giusto appunto terminando di chiudere l'ultima manica della camicia.
La osservò con un certo imbarazzo e una buona dose di titubanza.
"Skyler... non, non dovresti essere qui. Non porta bene vedersi prima della cerimon..."
"Non possiamo farlo." disse di getto lei, ancora piantata contro la porta.
Il ragazzo corrugò la fronte e rimase perplesso di fronte a lei.
"Se oggi ti sposassi, commetterei il più grande errore della mia vita. E anche tu, Caleb. Meriti una moglie che ti ami e che sia felice di passare gli anni a venire insieme a te... ma non sono io quella donna." proseguì, munita di coraggio e dispiacere.
Il giovane si morse istintivamente il labbro inferiore, come a voler sopprimere in mezzo ai denti la brutta botta.
"Sei... sei stata tu a propormi questo matrimonio, Skyler."
"È vero." rispose, "Pensavo fosse un valido compromesso per entrambi. Ma l'amore non può basarsi su uno scambio di favori. E questo temo di averlo capito solo adesso." deglutì e continuò a sostenere il suo sguardo, "Caleb, c'è un altro uomo nel mio cuore. E non posso ingannare né me né te sposandoti."
Accennò un sorriso, conscio da sempre del reale ostacolo tra lui e la giovane.
"Avrei dovuto aspettarmelo che quel balancer alla fine sarebbe riuscito a farti tornare dalla sua parte."
"Non ne ha avuto bisogno, Caleb." intervenne lei, "Sono io che non me ne sono mai andata. E ci ho messo tempo a capirlo."
Il ragazzo portò le mani ai fianchi, lottando oramai con la consapevolezza che non c'era più nulla da fare, "E adesso cosa farò? Ti rendi conto della situazione in cui mi hai messo? Se prima ero beffeggiato per non avere ancora una moglie, adesso non oso immaginare cosa diranno di me al villaggio."
"Se posso darti un consiglio... faresti bene a infischiartene dei giudizi di quella gente. Te lo dice una che conosce meglio di chiunque altro l'emarginazione in questo posto." gli disse, usando un tono quasi fraterno.
Caleb sospirò, reclinando leggermente il volto, mentre il piede iniziava a ticchettare nervosamente sul parquet.
"Ehi... sei un bravo ragazzo." riprese lei, "E sono certa che presto troverai la persona giusta che ti renderà fiero."
"Lo dici solo perché mi hai appena scaricato nel giorno del nostro matrimonio..." replicò lui, borbottando.
A Skyler scappò un mezzo sorriso e, allora, si diresse verso lui, abbracciandolo.
"Mi dispiace tanto." aggiunse poi.
"Un giorno dovrai spiegarmi cosa ci trovi in quel biondino..." disse lui, con un certo amaro sarcasmo, ricambiando la stretta.
Il prete fece ingresso in camera, con una vecchia Bibbia tra le mani raggrinzite.
"Signor Beesley è ora di..."
Arrestò le sillabe sotto al cornicione della porta, sorprendendo i due ragazzi abbracciati.
"Per l'amor di Dio!" esclamò, togliendosi il cappello, "Non è ancora il momento per certe effusioni."
"No, ha mal interpretato!" esordì Skyler, voltandosi verso il vecchio.
"Già..." aggiunse Caleb, "Anzi, in realtà credo ci sia un cambio di programma. Il matrimonio è saltato!"
La giovane lo osservò sommessamente, guardandolo con velata gratitudine per quel gesto.
"Cosa?! Ma che razza di storia è questa?!" disse il prete, inorridito.
"Vede..." intervenne subito lei, spontanea, "Amo un altro uomo!" esclamò, di fronte al suo sgomento, "Ma le assicuro che avevo già premesso a Caleb che non avrei investito alcun sentimento in questa nostra unione."
"Confermo, prete." si inserì il giovane, un passo dietro lei.
Il vecchio li osservò stralunato e, senza dir nulla, agitò le braccia in un contorto movimento e abbandonò la camera, come un bambino terrorizzato.
Ai due scappò un sorriso.
"Wow... forse abbiamo esagerato." commentò Caleb.
"Già..." replicò lei, "Ma ti ringrazio per averlo fatto."
Ritornarono seri.
"E ora? Andrai da lui?" le chiese.
"No, non lo so. Forse è troppo tardi."
Il sole raggiunse le fronde degli alberi, trafiggendo la finestra con un tiepido fascio di luce.
Sospirò, "Quel tipo mi fa salire il nervoso..." sembrò pensare a qualcosa, "Ma se non ti dicessi che fino a non più di un'ora fa l'ho visto sulla sponda del fiume... probabilmente non conserverei nemmeno la tua stima."
Notò immediatamente gli occhi della giovane illuminarsi e le gote colorarsi di pesca.
"Vai..." aggiunse, infine, "Io mi occuperò di acquietare gli animi offrendo un banchetto in omaggio."

OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora