Capitolo XXVI

16.3K 975 334
                                    

26.

Marta tornò in studio dopo tre giorni di febbre. Non si sentiva ancora nel pieno delle forze, ma ormai la febbre non c'era più e poteva tranquillamente tornare a lavoro con un po' di raffreddore. Le bastava stare bene al caldo e coprirsi per bene per strada per evitare una ricaduta.

Aveva bisogno di tornare alla sua vita, perché chiusa in casa stava impazzendo. E oltretutto, sentiva l'esigenza di tornare al caso Corsi per essere aggiornata.

Lorenzo non si era fatto proprio sentire in quei tre giorni. Fatta eccezione per una mail formale nella quale le allegava l'istanza che aveva scritto e una brevissima nota esplicativa, non le aveva chiesto alcunché sul suo stato di salute.

Rimettiti presto, aveva scritto.

Che sarebbe anche stato carino da parte di un normale collega, ma era inutile negare che loro fossero qualcosa di più. Si aspettava una telefonata, o almeno un messaggio su Whatsapp, quanto meno sarebbe stato più confidenziale.

Marta non si sforzò di nascondere che fosse rimasta delusa dalla sua mancanza di interessamento, specie dopo che si era presentato inaspettatamente a casa sua con una confezione di sfogliatelle. Le aveva fatto compagnia ed era stato bello stare accanto a lui su quel letto; si era sentita meno sola.

Tuttavia, quando si era svegliata, lui non c'era più. Il non trovarlo accanto a lei l'aveva un po' spiazzata, ma aveva ritenuto che avesse già fatto abbastanza. E comunque non fu sola. Le sue amiche Loredana e Silvia assaltarono casa sua la sera stessa. E non solo per farle compagnia. Quando aveva scritto sul loro gruppo Whatsapp che aveva incontrato Alfredo, le ragazze erano subito piombate da lei dopo il lavoro.

Non erano andate dritte al punto; avevano prima studiato il suo stato d'animo. Ci erano arrivate per via traverse, ci avevano girato intorno con frasi di circostanza e racconti inutili, notando dietro quello sguardo apparentemente spento dalla febbre tutta la sua frustrazione.

«Marta, so cosa stai pensando.» aveva esordito Loredana.

Marta le aveva lanciato un'occhiata irritata e aveva stretto le labbra in un sussulto di riservatezza.

«No, non lo sai.»

Nessuno poteva sapere come lei si sentisse in quel momento.

«Sì invece. Sono certa che tu stia pensando che avresti potuto esserci tu al posto di quella donna.»

Marta aveva girato il capo e non aveva proferito risposta. Non sapeva che dire. Era impossibile per lei decifrare i pensieri che aveva in testa, non sapeva nemmeno dargli un nome. Sentiva solo un malessere generale, un male di vivere che le si era mischiato al sangue e che l'appiattiva al divano. Senza forze, lo sguardo che vagava e senza alcuna voglia di reagire.

«Marta, non è stata una scelta presa a cuor leggero. Lo sai bene tu. Evidentemente non era destino.» si era intromessa Silvia con una punta di tenerezza.

«Già.» aveva mormorato amara «Forse non era destino.»

E se non era destino, perché la consapevolezza di essere stata sostituita così facilmente faceva così male? Non lo amava più Alfredo, di questo ne era sicura. Però non aveva mai creduto di poterlo sostituire in quei progetti che aveva creduto solo loro con una persona qualunque. O forse le piaceva credere questo. In fondo, lei di quella donna non sapeva nulla ed era molto egoistico da parte sua credere che fosse solo un suo rimpiazzo.

Era solo un espediente della sua mente per alleviarle quella ferita nel cuore. Per la serie: se non vado avanti io, non ci vai nemmeno tu.

«Ma parliamo di Lorenzo Anselmi! Hai parecchie cose da dirci!» aveva squittito Silvia maliziosa per cambiare argomento.

Se dio fosse stato donnaWhere stories live. Discover now