Capitolo II

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Era da tempo che in televisione non si sentiva parlare d'altro e Marta si sentì una stupida per non aver associato quel nome al fatto di cronaca che infestava le testate giornalistiche da settimane.
L'omicidio di Flavia Corsi, studentessa di ventidue anni trovata morta nel suo appartamento, aveva così sconvolto la città di Napoli per la sua efferatezza, da monopolizzare l'attenzione mediatica.
Marta aveva sentito molto parlare di quel caso, ma non avrebbe mai immaginato di trovarselo un giorno tra le mani.

Nell'intraprendere la carriera forense aveva fatto una scelta ben precisa: avrebbe difeso qualunque malversatore o corrotto, ma al contempo si sarebbe tenuta lontana da possibili assassini o stupratori, specie se artefici di sevizie a danni di donne. Era consapevole del valore costituzionale della sua funzione, ma per poter dormire la notte era dovuta scendere a patti con la sua coscienza; si era così specializzata in diritto penale societario e delitti contro la pubblica amministrazione, lasciando ad altri più impavidi fatti più sensibili.

Fu proprio a causa di quella deformazione caratteriale che Marta, dopo aver ricevuto quella notizia, rimase in silenzio, con il corpo rigido come un cubetto di ghiaccio e il viso pallido di chi avesse appena visto un fantasma.

Lorenzo, intanto, studiava con minuzia l’avvocatessa che le era seduta di fronte ed era abbastanza sveglio da capire che per quanto la donna cercasse di apparire distaccata, con la sua postura ritta e il mento alto, le sue iridi verdi erano insozzate di macchie di puro terrore.

«C-come-...» gracchiò Marta, prima di schiarirsi la voce con un colpo di tosse «Come mai si sono rivolti a noi per un caso di omicidio? Di solito ci occupiamo di ben altro.» chiese lei con perplessità.

«Il principale indagato è il figlio di un amico di famiglia.» rispose Lorenzo imperturbabile, poi sospirò e giocherellò con la penna «Ha soli ventitré anni e si trova in un bel casino.» commentò impietosito.

«Beh, se è per questo una ragazza di soli ventidue anni è morta.» si sentì di precisare Marta risentita.

Lorenzo alzò di scatto il capo e socchiudendo gli occhi, osservò il cipiglio contrariato formatosi sul volto della donna.

«Questo è ormai noto.» asserì, facendosi serio «Ma noi difendiamo l'indagato, non la famiglia.» puntualizzò e dal tono inquisitorio che aveva utilizzato, a Marta più che la constatazione di un fatto, sembrò un'accusa velata nei suoi confronti.

La giovane avvocatessa incassò il colpo e si redarguì mentalmente per aver lasciato trasparire il suo tumulto interno; non senza sforzi, cercò di tornare seria, poi accavallò le gambe e fece un respiro profondo per cercare di sgomberare mente e cuore da sensazioni confliggenti.

«D'accordo, parliamo del caso. Che cosa abbiamo?» domandò, assumendo un'aria professionale.

Lorenzo raddrizzò il busto e diede un'occhiata fugace alle carte sparse sul tavolo.

«La sera del 20 novembre, Flavia Corsi è stata trovata morta nel suo appartamento in via Foria.» esordì l'uomo, afferrando il referto dell'autopsia «Il corpo nudo della vittima è stato rinvenuto nella sua camera da letto e su di esso sono state rinvenute tracce di violenza sessuale, una ferita alla testa causata da un oggetto contundente non ancora identificato e cinque coltellate al torace. Secondo la ricostruzione del medico legale, l'ora della morte va collocata tra le 21 e 30 e le 23.»

Marta sentì il sangue nelle vene gelarsi e delle dita invisibili strattonarle con violenza lo stomaco. 
Non riuscì a impedire alla sua mente di immaginare la dinamica, e immedesimarsi anche per un solo attimo nella vittima, le costò un brivido che le percorse tutta la schiena. Inspirò avaramente l'aria per ossigenare l'intelletto annebbiato da immagini violente e a fatica creò quel distacco, che mai come in quel momento appariva essere necessario.

Se dio fosse stato donnaWhere stories live. Discover now