Capitolo XXIV

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                                                       24.

Marta riguardò la memoria difensiva che aveva preparato per la discussione che avrebbe dovuto tenere l'indomani. Era un noiosissimo caso di furto in un supermercato, ma era convinta che qualunque processo le sarebbe apparso di poco interesse in quel momento.

Aveva la testa da tutt'altra parte e il motivo si trovava proprio nella stanza accanto.

Lei era brava a dissimulare, a nascondere i suoi pensieri agli altri, o comunque si impegnava a farlo.

Marta cercava di apparire indifferente, tranquilla, ma la sua testa era un vortice di pensieri.

Aveva baciato di nuovo Lorenzo Anselmi e lo aveva fatto di sua iniziativa. A un certo punto, il suo cervello aveva smesso di erigere muri, di recintare le sue emozioni. Al contrario, le aveva liberate.

La sua amica Loredana le aveva sempre detto che lei era affetta da un'emotività selettiva. Nelle relazioni umane, in amore, sul lavoro, sentiva il bisogno di controllare tutto, anche la più debole e accennata sensazione. Poi bastava toccare tasti quale il maschilismo e lei scattava come una molla senza nemmeno pensarci un attimo.

Marta, più che una persona razionale, si definiva come una persona affetta dal bisogno di razionalizzare. Era un'emotiva che si nascondeva dietro un muro di calce, perché aveva troppa paura di essere giudicata per le sue emozioni.

Per questo, ora che si era lasciata andare, era terrorizzata all'idea di affrontare Lorenzo.

Lo aveva evitato come la peste. Aveva finto di non scorgere quel terribile sorriso sornione e con la scusa del processo del giorno successivo, lo aveva letteralmente cacciato dalla sua stanza.

Tuttavia, il pensiero di quel bacio non aveva abbandonato la sua mente. E lei si portava le mani nei capelli, sbuffava, scuoteva la testa per scacciarlo via. Per allontanare il pensiero che in fondo in fondo le piaceva tanto baciarlo.

Poi a un tratto, lo squillo del suo cellulare la fece sobbalzare.

Marta controllò il numero sconosciuto e aggrottò la fronte.

«Pronto?»

Dall'altro lato del telefono non arrivò alcun suono, se non quello di un respiro affannoso.

«Chi parla?»

«A-avvocato Bianco?»

Era una voce di donna, una ragazza per la precisione. Marta studiò a lungo il tono e da come tremava pensò che la sua interlocutrice stesse piangendo.

«Sì. Con chi parlo?»

«Sono Anna Laurino.»

Marta scattò subito in piedi sorpresa.

«Anna, ciao! Va tutto bene?»

La ragazza non rispose. Emise un lungo e sonoro sospiro e Marta cominciò a preoccuparsi.

«Anna, è successo qualcosa?»

«Sì.»

«Cosa è successo?»

«P-preferirei parlarne da vicino.»

Marta sentì il cuore balzare in gola.

«Ma certo! Vieni al mio studio, l'indirizzo è sul biglietto.»

«Io sono già qui fuori.»

«E che aspetti a entrare?»

La ragazza si prese una lunga pausa.

Se dio fosse stato donnaWhere stories live. Discover now