• Capitolo LXXX •

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"Non avrei mai fatto esplodere la Red Tower, Caleb. E tornassi indietro, lo rifarei altre mille volte." rispose lei, guardandolo con decisione.
"Se per un secondo tu avessi pensato ai nostri anziani, ai malati, ai nostri bambini anziché a te stessa... probabilmente oggi non saremmo qui a lottare contro la fame."
"Vuoi davvero addossarmi sulle spalle il peso di questo mondo?! Credi che... Dio!" la giovane si toccò la fronte, guardando la vasta pianura verde, "Credi che sia tutta colpa mia?!" pose il palmo contro al petto, "Io ho solo ventisette anni, Caleb! E a ventiquattro mi è stato affidato tra le mani un maledettissimo ordigno con cui avrei dovuto far saltare il cervello all'uomo che amavo e a tutto il suo seguito!"
Il giovane rimase in silenzio, trattenendo il fiato in gola.
"Io non sono una fottuta eroina, cazzo! Ero solo una ragazza spaesata e impaurita... terribilmente impaurita. E sai che c'è? Sono ancora quella ragazza." gli occhi si fecero lucidi, "Solo che adesso sento di aver perso un pezzo di me... e sento di averlo perso per sempre. So che non tornerà mai più indietro ciò che mi è stato tolto. È la mia innocenza ad essere andata via. La mia... la mia anima è annerita, Caleb." una lacrima cadde giù tra gli steli bagnati di rugiada e vi si confuse.
"Mi dispiace Skyler..." le disse, allora, tradito dal senso di colpa.
"Dispiace anche a me..." deglutì e asciugò velocemente gli occhi con la manica del giubbino, "Ho ucciso un uomo qualche giorno fa." sputò via, dopo qualche attimo di vuoto.
Il ragazzo scattò istintivamente la testa con un movimento quasi impercettibile.
"Un balordo che voleva derubarci e farci del male. Gli ho piantato un dardo in fronte... non avevo mai ucciso un uomo. Ma non mi sento in colpa. Capisci?"
"Non ne avresti motivo..." cercò di dire lui, "Non avevi altra scelta, Skyler."
"...E se non ne avesse avuta nemmeno lui?" replicò, sottintendendo, per un assurdo motivo, il balancer.
Caleb stirò gli occhi, non certo di aver ben capito.
La giovane lo guardò con aria distaccata e, per un attimo, le sembrò di vederlo proprio lì, davanti a lei. Blake in divisa. Il suo portamento impeccabile, la schiena dritta e lo sguardo fermo. La fissava in silenzio, a pochi metri da lei, e l'indice si muoveva freneticamente contro i polpastrelli delle altre dita. I capelli chiarissimi ondeggiavano lentamente insieme ai fili d'erba.
"Blake..." sibilò, quasi senza emettere alcun suono, "Sei... sei tu?"
Avanzò lentamente verso di lui e gli prese delicatamente il mento, osservando i lineamenti di quel viso che non sembrava affatto cambiato. Sentì come scoppiarle il cuore e pose istintivamente le labbra sulle sue, baciandolo con un trasporto che non assaporava da un'eternità.
Ma, poi, quando riaprì gli occhi, la figura sorridente di Caleb gli apparve di fronte.
"Sei davvero imprevedibile... è per questo che mi piaci." le sussurrò, accarezzandole una guancia.
Skyler rimase impietrita a fissarlo, sentendo le gambe farsi pesanti e un macigno cadergli giù nello stomaco. Indietreggiò di un passo e non riuscì più a emettere alcuna sillaba.
"Tieni, avrei voluto dartelo già da qualche tempo... ma credo che finalmente questa sia l'occasione migliore." disse poi lui, tirando fuori dalla tasca un anello argentato.
La ragazza osservò quel cimelio, quasi terrorizzata, "Caleb... non... non è necessario..."
"Certo che lo è." replicò, prendendole la mano sinistra e infilando l'anello all'anulare, "Fra meno di un mese ci sposeremo, è giusto che tu abbia un simbolo del nostro fidanzamento. Sono un tipo... tradizionalista." affermò, sorridendole.
"...Meno di un mese?"
"Ieri sono andato a parlare col pastore. Ovviamente ha acconsentito a celebrare la funzione ma fra qualche giorno vorrà incontrarci. È solo routine, tranquilla... ormai è fatta."
La giovane rimase spiazzata e, adesso, quello stato di rigidità iniziava a trasformarsi in rabbia.
"E ovviamente hai pensato bene di decidere tutto da solo."
"No! No..." Caleb abbozzò una smorfia fintamente addolorata ma, al contempo, divertita "È per questo che volevo vederti stamattina. Era una sorpresa."
Skyler sbuffò instintivamente, "Beh, ci sei riuscito... perché in effetti sono abbastanza colpita."
Si voltò verso il sentiero dal quale erano giunti, "Io credo che adesso sia meglio che torni a casa."
"Ma non abbiamo mangiato niente..."
"Beh, fa nulla. Rincaserò comunque con un anello al dito, non era questo l'obiettivo?" disse, cinica.
Lo osservò, tentando per l'ennesima volta di domare la voglia di rovinare tutto e riuscì a calmare il tono.
"Ci vediamo, Caleb."
Gli si avvicinò e pose un freddo bacio sulla sua gota, lasciandolo a bocca asciutta mentre, frettolosamente, si allontanava sulla radura.

OSMIUM - Il pianeta senza amoreWhere stories live. Discover now