Capitolo 19.

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Harry's POV

«Si...ho capito, beh meglio così...grazie amico»

«È tornata in hotel con...Zayn» annuncia Liam evidentemente confuso dalla notizia appena appresa.

Mi chiedo per quale motivo tenga tanto a quella ragazza che, per giunta, non è nemmeno un granché. Si, ha un bel sorriso, dei bei capelli e anche delle gran belle tette ma di ragazze così ne è pieno il mondo. Potrebbe avere ai suoi piedi qualsiasi ragazza solo con uno sciocco di dita e invece si invaghisce dell'unica alla quale non frega di niente e di nessuno. Una stronza arrogante di prima categoria che mi fa prudere le mani ogni volta che sento la sua voce irritante entrarmi nelle orecchie. Detesto la sua aria strafottente, il suo modo di rispondermi a tono e ogni volta che si incazza per le mie provocazioni. Sono abituato ad uno stuolo di servitori che si strapperebbero persino i capelli per accontentare una mia futile richiesta ma lei...lei no. Se andassi a fuoco sarebbe capace di bere l'ultimo bicchiere d'acqua presente sulla faccia del pianeta e senza il minimo rimorso. Mi fa diventare matto e l'unica cosa che posso fare, è starle il più lontano possibile perché non voglio finisca come l'ultima volta. Ho imparato a mie spese, o comunque a quelle di chi se n'è occupato per me, quanto una parola o un gesto freinteso possa essere fatale.

«Niall e Giorgia stanno arrivando, resti per pranzo?» mi chiede buttandosi sul divano con poca grazia.

Lo fisso per qualche secondo e inevitabilmente mi tornano in mente tutte le scazzottate e le partite alla playstation che avevamo fatto lì sopra. Ci conosciamo da nove anni e non esiste una sola cosa che non so su di lui, dei ragazzi e di questa casa dove spesso trascorrevamo le vacanze anche insieme alle nostre famiglie. Mi chiedo se Zayn fosse rimasto nella band come sarebbero andate le cose e se a quest'ora avremmo ancora avuto successo. Se Louis avesse avuto il piccolo Freddie, se Niall si fosse ritrasferito comunque in Irlanda, se Liam avesse continuato a studiare come voleva e se io...bhe, io faccio ancora le stesse cose e non credo le cose siano cambiate più di tanto. Certo, viaggiare da solo non è come farlo con quei quattro bifolchi ma ho imparato a gestire i momenti di solitudine per scrivere e meditare su me stesso. I tour in giro per il mondo con i ragazzi mi hanno permesso di trovare il mio posto nel mondo, di capire davvero chi voglio essere e cosa voglio rappresentare per chi mi ascolta. Quando un'idea, un'emozione ti entrano dentro e tu sei lì che vorresti soltanto urlarlo al mondo ma non sai come fare allora scrivi. Non importa dove sei o cosa stai facendo, semplicemente prendi un pezzo di carta e scrivi qualsiasi cosa ti passa per la testa fin quando senti il petto più leggero e capisci quindi di aver fatto un buon lavoro. Di aver impresso la tua anima per sempre su quel foglio e anche la voglia di urlare cessa perché non esiste forma di espressione più grande della musica. Possiamo parlare lingue diverse, andare a letto quando da un'altra parte sorge il sole e ammirare la neve anche se in un'altra città è piena estate ma la musica, quella che ti cambia il ritmo del cuore non conosce confini.

«Lo prendo per un si?»

«Emh no, devo andare» e senza aggiungere altro esco dall'abitazione dei Payne e mi perdo per le strade affollate della città. Nonostante odi il traffico è l'unica attività scomoda che mi permette di sedermi e stare un po' in silenzio con gli inutili pensieri che mi arieggiano nella testa. Ho bisogno di leggere, scrivere e suonare finché le dita non avranno più sensibilità neanche per reggere un bicchiere d'acqua. Sento il sangue fluirmi più velocemente e l'adrenalina bruciarmi sotto pelle come un tossicodipendente del cazzo in astinenza.

Abbasso i finestrini e tiro via un sospiro stanco. Do un'occhiata allo specchietto retrovisore vedendo una giovane coppia ignorarsi, lui distratto dal traffico e lei distratta a guardare...me. Sbatto le palpebre e quando le riapro lei non c'è più, sparita. Il ragazzo continua a guardare altrove e mi chiedo se non stia iniziando a perdere colpi.
Stiracchio un braccio e mi scompiglio i capelli, probabilmente dovrei fare una doccia. Puzzo da far schifo e porto gli stessi vestiti da due giorni, ho lo stesso aspetto di un senza tetto alla guida di una Mustang. Poco credibile.

«Chi è che rompe?» dico scocciato quando l'auto decide di rispondere alla chiamata al posto mio.

«H, i giornali» mi informa la voce angosciante di Mitchell e capisco immediatamente.

«Cosa in particolare?» ormai ci ho fatto il callo. Questi parassiti ci campano con la mia vita e a me non frega un cazzo, sono immune ormai da tempo alle loro stronzate prove di fondamento.

«Siete stati seguiti dalla Payne's Company fino all'hotel e poche ore dopo anche Liam è stato beccato in compagnia di Sole e solo Dio sa quale cazzate abbiano scritto ma non è questo l'importante» mi spiega serio preparandosi ad una mia possibile reazione.

«E cos'altro? Mi stai facendo perdere la pazienza cazzo, dillo» grugnisco sbattendo un pugno contro il volante. So già che non mi piacerà e so già che dovrò prendere a calci nel culo qualcuno.

«I paparazzi stanno invadendo l'hotel, sono decine e tutti chiedono di conoscere la ragazza che ha fatto perdere la ragione ai due ex membri dei One Direction» conclude leggendo probabilmente da una testata giornalistica.

Senza preoccuparmi di rispondere riattacco e faccio inversione a U nel bel mezzo della strada. Impreco contro chiunque mi si pari davanti e continuo a graffiare la pelle del volante che al momento è l'unica cosa capace di darmi un po' di sollievo.

«Cazzo!» grido con tutto il fiato che ho nei polmoni e maledico mentalmente quel fottuto istante in cui le nostre strade si sono incrociate perché Sole non ha fatto altro che infestare le mie notti e farmi incazzare di giorno.

Chiudo i finestrini oscuranti e cerco di inviduare la gravità del problema che in effetti sembra più ampio di ciò che credevo. Almeno trenta uomini armati di macchine fotografiche premono contro la sicurezza per cercare di entrare e sono felice che per ora non vi siano anche fan curiosi ad aspettare. Lascio l'auto in divieto di sosta poco più in là e mi intrufolo dall'entrata secondaria che trovo senza problemi, c'è n'è sempre una in caso di necessità. Entro nella hall e dopo aver completamente ignorato la receptionist che mi grida di fermarmi, imbocco le scale divorandole due a due finché mi ritrovo davanti la porta della stanza.

Busso....niente.

Continuo a bussare finché le nocche cambiano colore e ad ogni colpo sento la rabbia scorrermi in corpo come un male velenoso.

Se non apre questa maledetta porta entro due secondi io...

«Chi...è?»

«Io, chi cazzo vuoi che sia? Apri» dico sferrando l'ennesimo colpo contro la parte.

Posso sentirla esitare mentre si avvicina alla porta.

«Vattene Harry»

«Se non apri questa maledetta porta la butto giù a calci e poi do fuoco all'intero palazzo. Sole, apri quella questa cazzo di porta» grido sferrando l'ennesimo colpo che incrina leggermente un lato del legno. Alcuni ospiti delle camere vicine si affacciano ma non mi importa. Sono furioso e questa donna non mi sta rendendo le cose semplici.

Scivolo contro la parere di fianco e mi abbandono contro il marmo freddo del pavimento mentre tutto intorno di nuovo tace. Allaccio le braccia intorno alle ginocchia e nascondo il viso tra di esse abbandonandomi alla fatica degli ultimi giorni.

SPAZIO AUTRICE

GUYS!

Che ne dite di questo POV di Harry? Vorreste averne altri o preferite sia solo Sole a narrare tutta la vicenda?

Fatemi sapere e cercherò di accontentarvi.

Come sempre scusate i vari errori e commentate con le vostre impressioni. Al prossimo aggiornamento ❤️

Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis

Meet The Sun | HSWhere stories live. Discover now