Capitolo 4.

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«Giò no»

Sbuffa per l'ennesima volta, tirandomi da una mano.
Siamo qui da circa dieci minuti ma no, non l'avrà vinta. Non scenderò mai da questa auto e ne tantomeno entrerò in quel locale strapieno di fricchettoni cotonati. Non mi interessa che la mia amica voglia formicare con quel gran pezzo di paradiso del bassista, io lì non ci entro. Non me la sento.
Odio i locali, odio le luci intermittenti, odio la musica assordante...odio ogni cosa che possa essere associata ad una discoteca. Poi aggiungiamoci anche il fatto che il luogo in questione sia stato prenotato esclusivamente per pochi ma, considerevoli, ospiti.
Si, considerevoli ma stronzi e narcisisti.

«Dai Sol, ci divertiremo su. Stiamo un paio d'ore, ci sbronziamo ad opera d'arte e ci facciamo riaccompagnare, easy no?» spiega come se fosse il piano migliore del mondo. Sorride vedendomi tentennare e alla fine riesce a tirarmi fuori dall'abitacolo.
Per l'occasione si è lisciata i capelli lasciandoli morbidi sulle spalle e ha indossato una jumpsuit rosso acceso che quasi contrasta con l'azzurro dei suoi occhi. Ha persino messo i tacchi, evento a dir poco straordinario ma devo mettere che sia abbastanza graziosa nei movimenti. Non sono abituata a vederla come una ragazza, solitamente gira per casa mia in mutande e pantofole a forma di Homer Simpson. Quindi direi che siamo un passo avanti.

«E sciogliti un po', sembra che ti abbiano messo un palo nel c-»
«LALALALA non voglio sentirti» urlo tappandomi le orecchie con le mani sovrastando le insinuazioni poco cortesi della bionda.

«Malata» sibila sconfitta quando tolgo le mani dalle orecchie.

Scrollo le spalle e faccio finta di non aver sentito. Sarebbe una battaglia persa in partenza. Invece di ringraziarmi per averla accompagnata in questa follia ha anche il coraggio di deridermi. Bell'amica.

Camminiamo a passo spedito verso l'ingresso del locale che, a dispetto delle apparenze, non sembra pompare musica a tutto volume. Due steward sono all'ingresso delle porte e dopo aver controllato i nostri nominativi, ci lasciano passare.

Dentro troviamo diverse zone privè agghindate con poltroncine bianche e tavolini con coppe brulicanti di champagne. La pista da ballo è illuminata sui toni del viola e le luci sono più che soffuse. Quattro postazioni bar sono sistemate agli angoli della stanza e, al centro, è posta persino una fontana di cioccolata. Intorno invece sono presenti piccoli tavoli rotondi con salati, dolci e spiedini di frutta fresca.
Inquadrazione ben distante da quella che comunemente viene definito locale.

Sottobraccio ci avventiamo sul vassoio dei dolci, inzuppandoli di tanto in tanto nel cioccolato fondente.
Una vera bontà.
Solo quando rialziamo lo sguardo notiamo diverse persone che ci stanno guardando con disapprovazione.
Snob.

«Aspetta, non voltarti, il tuo corteggiatore sta venendo qui» sussurro alla mia amica mentre mando giù pesanti sorsi di bollicine costose.

Mima con le labbra un “come sto?” e quando le alzo i pollici all'insù, si rilassa appena. È visibilmente nervosa e non la biasimo. Quante probabilità ci sono che un il bassista della tua pop-star preferita si invaghisca di te? Che ti porti ad un after party di lusso e che inviti anche la tua amica pazzoide? Insomma, diciamo che comprendo la sua angoscia.

«Possibile che le donne italiane siano così belle? Mi state quasi accecando» esordisce il ragazzo dallo strano accento quando affianca la figura minuta della mia amica. Con un braccio fa finta di ripararsi dai raggi solari e lo vedo sorridere quando Giorgia ride alla sua affermazione smielata.

«Ti dispiace se te la rubo cinque minuti? Voglio mostrarle il mio innato talento nel divorare le praline al cocco» dice poi gentilmente rivolgendosi a me. I capelli biondi gli ricadono spettinati sulla fronte e i denti perfettamente dritti luccicano sotto la luce fioca. È alto quanto un grattacielo e il petto muscoloso sembra chiedere pietà da sotto la camicia aderente. Uno di quei ragazzi che per strada certamente non passano inosservati.
Sembra quasi essere un principe delle fiabe. Ma io odio i principi, sono più per lo scagnozzo di turno.

«Sono anni che cerco di venderla ma a te potrei quasi regalarla» faccio ondeggiare il sopracciglio a mo di spacciatrice afferrando l'ennesimo drink.
Ridacchiano entrambi per poi sparire oltre la spessa massa informe di esseri umani ondeggianti in pista. Non siamo in molti ma essendo uno spazio ristretto non vi è molta libertà di movimento. Tutte le zone privè sono occupate da tipi ubriachi che accarezzano in maniera esplicita belle ragazze altrettanto ubriache. Mentre ai banconi ci sono decine di persone che fanno mix di alcolici pesanti e sostanze, forse, non del tutto legali.
Mi sento un pesce for d'acqua mentre osservo questa gente perfettamente a proprio agio. Nonostante possa sembrare una comune serata di baldoria, in realtà i servizi costosi e gli abiti di alta sartoria sono quasi riconoscibili da chilometri. Ci sono diverse facce note del mondo della musica e degli affari ma io non riesco a distinguerne nessuna.
Sembrano essere tutti così uguali.

«Ti annoi?»

Sobbalzo per la sorpresa portandomi una mano al petto. Ero talmente presa dai miei pensieri che non avevo notato la figura del bamboccione affiancarmi. Si era cambiato anche lui e, per fortuna, aveva abbandonato quel ridicolo completo leopardato da Drag Queen. Questa volta indossava un semplice jeans scuro con una camicia in stile hawaiana sui toni dell'arancione. Pessimo ma almeno un miglioramento c'era stato.
Forse.

«Ho solo accompagnato un'amica» scrollo le spalle noncurante continuando a guardare davanti a me. Qualsiasi cosa è meglio che guardarlo.

«E quindi non puoi divertirti anche tu?» domanda ancora con voce leggera. Sembra essere brillo anche lui.

«Sicuramente non con te» dico sarcastica incrociando le braccia al petto.
Si passa un dito sulle labbra e come se l'avessi invitato a nozze, sorride sghembo. La mia affermazione sembra non averlo toccato o, probabilmente, è così ubriaco da non aver proprio recepito l'informazione. I suoi occhi sono lucidi, più intensi rispetto ad un paio d'ore prima. Sembrano quasi aver cambiato tonalità, una tonalità di verde più calda.

Caldo.

Come quello che sento in questo momento.
Butto giù un'ultimo sorso per poi avviarmi verso l'uscita.
Ho bisogno di prendere aria prima che l'alcool si impadronisca completamente delle mie facoltà intellettive e motorie.

Mi allontano a fatica spalleggiando i mille corpi sudati che neanche fanno caso al mio passaggio.
Come se fossi un fantasma. Avvertono la mia presenza ma non mi vedono realmente. Non mi sentono spingerli per cercare di ritagliarmi un spazio nella quale fuggire. No.
Persino Giorgia non mi nota quando passo ad un metro da lei e Mitchell che ridono e ballano come pazzi. Sembrano due adolescenti e quando li vedo attuare una brutta imitazione anni 80 di un robot, capisco quanto siano fatti l'uno per l'altra. Forse qui dentro sono gli unici che si stanno divertendo in maniera genuina e spontanea.
Non bastava una pazza bionda fuori di testa, ora c'è n'erano addirittura due.

Raggiungo finalmente le porte ma prima di varcare la soglia faccio l'errore di voltarmi.
Harry si trova avvinghiato in maniera spinta alle labbra di una rossa formosa.

Ed eccomi qui!
Questa volta ho aggiornato un pochino prima, spero vi faccia piacere. Cosa ne pensate del nostro signorino Styles? E di Mitchell? Trovate il suo prestavolto nel capitolo "Cast".

Alla prossima ❤️

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