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-Erikaaaaaaa, apriiiiiiiiii- sta urlando Jacob o cielo me ne ero dimenticata.
Ovviamente prima di ricordarmi ciò mi ritrovo dal mio nuovo ragazzo, il pavimento. Sentendo il tonfo Jacob si mette a ridere, insieme a qualcun'altro chi ha portato adesso? Vado verso la porta e la apro.
-Jacob- lo abbraccio e poi gli tiro uno schiaffo in faccia
-Prova a ridere ancora di me e ti ammazzo- dico e poi gli lascio spazio per entrare, ma non è solo. Thomas. Il mio cuore mi balza nel petto. Ma che ho oggi? Lo guardo fino quando si mettono sul divano, dove poco prima c'era la mia bella copertina, ora schiacciata dal sedere di Jacob.
-Due cose, primo alza il culo dalla mia copertina subito- dopo essersi alzato e avermi dato la coperta lo sento sghignazzare insieme a Thomas.
-Stupidi!- prendo due cuscini dalla sedia dietro di me e li tiro ad entrambi. Loro continuano a ridere e io metti il broncio e vado in cucina a prendere un po' di latte.
-La seconda cosa?- mi incita Jacob
-Ah si giusto, cosa ci f...- inizio a dire, non finisco che Jacob mi lancia un cuscino che colpisce il bicchiere di latte e mi fa cadere il latte addosso.
-Sei deficiente, lo sai che mia zia mi ammazza se sporco la sua sedia- dico alzandomi e sperando che la sedia non si sia sporcata, per mia sfortuna ovviamente è sporca.
-Mannaggia a te Jacob, adesso la pulisci!- dico arrabbiata, so che non lo farà così vado in cucina, metto il bicchiere nel lavello e prendo uno straccio e lo bagno.
Vado in salotto e mi inginocchio vicino alla poltrona. Per fortuna dopo poco ritorna normale e lancio lo straccio in faccia a Jacob e mi avvio in camera.
-Adesso dove vai?- domanda lui
-A cambiarmi, mi hai sporcato la maglietta- urlo di rimando.
Mi avvicino alla porta che ho chiuso dopo essermi cambiata e sento che dicono.
-Dobbiamo dirglielo-
-Per forza? Non puoi aspettare tre anni?-
-Ho aspetto 300 anni, non aspetterò un minuto di più, l'ho trovata e non la voglio lasciare-
-Lasciare chi? E cosa dovete dirmi?- Dico con sguardo interrogativo fissando entrambi.
-Allora da dove inizio?- dice Jacob
-Tu non inizi, parlo io- dice Thomas facendomi un cenno con la testa verso la poltrona.
-Allora, io sono un licantropo, Alfa del branco Bluemoon...- lo interrompo subito -Tu cosa?-
-Sono un Licantropo, come Jacob...-
-Voi cosa?-
-Siam...-
-Ho capito, mica sono stupida, ok adesso continua, perché io dovrei essere la tua "compagna"?-domando facendo le virgolette
-Ecco, Madre Luna, decide chi è compagno di chi, per tutta la vita, ci sono le persone o in questo caso licantropi che trovano la loro compagna o compagno.-
-Quindi io sono la tua compagna?- dico, semplificando quello che ha detto
-In poche parole si- dice guardandomi, ha degli occhi davvero belli, ma non è questo il punto
-Perché oggi nel bagno parlavate di sacrifici? Quali sacrifici?- chiedo
-Tu dovresti venire a vivere con me nella casa branco, in quanto compagna dell'Alfa, e dovrai rinunciare al tuo futuro, i tuoi progetti...- rimango di sasso a quelle parole, io fare sacrifici per qualcuno che non conosco ma è scemo questo?
-Cioè tu mi stai dicendo che sei un licantropo, io sono la tua compagna per la vita, devo venire a vivere con te e rinunciare al mio futuro per te, uno sconosciuto?- dico, le parole mi escono dalla bocca senza il mio consenso e mi pento subito di quello che ho detto, perché? Dovrei essere soddisfatta, invece mi sento male se Thomas soffre. Mi si crea tipo un vuoto nel petto, non pensavo di averlo ferito, ma questa è la mia vita e non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.
Così mi alzo e vado in camera mia, mi preparo per uscire, anche se è quasi buio, ma mi devo schiarire le idee.
Prendo il mio zaino, mi metto le scarpe e prendo il cellulare. Vado in cucina, sotto lo sguardo perplesso dei due "licantropi" (non so neanche se lo sono, magari mi prendono in giro, è possibile, un altro scherzo si Jacob) prendo un post it e scrivo alla zia che non rientro per cena e di non preoccuparsi.
Esco dalla cucina e mi scontro contro il petto di Thomas, è davvero alto, occhi color del ghiaccio e capelli marroni ribelli, mi fermo a fissarlo, dimenticandomi del mio piano.
-Dove pensi di andare?- mi chiede e io mi riscuoto da i miei pensieri, Oh giusto, volevo scappare.
-Non sono affari tuoi- dico secca e lo supero, ma c'è Jacob che si mette davanti a me.
-Ma potrebbero essere affari miei, visto che sono il tuo migliore amico- dice
-Posso farti una domanda Jacob?- quando lui annuisce io continuo a parlare -Da quando sei un licantropo?- gli domando e lui rimane un po' spiazzato, -Da quando sono nato, ma mi sono trasformato a cinque anni- la rabbia mi saliva e scorreva nelle vene
-Bene e quando me l'avresti detto? Se non fossi stata la compagna di Thomas? Quando me l'avresti detto?-
Dico, sono molto arrabbiata
- I io te l'avrei detto- dice abbassando lo sguardo -Non dire cazzate Jacob non me l'avresti detto, quindi non sono affari tuoi se vado da qualche parte.- dico e mi avvio alla porta
-Erika non andartene- dice Thomas con voce supplicante, prendendomi il polso.
-No Thomas lasciami, devo riflettere- dico e esco di casa sbattendo la porta.
Me ne vado dalla casa, me ne vado, e mi ritrovo nell'unico posto dove posso schiarirmi le idee. In spiaggia. Cammino per quasi un ora ed è quasi buio, e mi ritrovo nella mia spiaggia segreta, passando per una grotta che è sulla pineta, mi ritrovo in un pezzo di spiaggia lunga circa trenta metri. È piccola ma è il mio spazio di paradiso.
Mi siedo sul mio scoglio e tiro fuori il mio album da disegno e iniziò a disegnare. Qualcosa non so cosa, poi quando lo finisco mi accorgo che ho disegnato quegli occhi, i suoi occhi.
Cavolo ma cosa mi prende? Stacco il disegno e lo guardo, mi piace? No non può essere, non mi può piacere uno sconosciuto. Ma è vero? Non lo so.
Ho così tanti pensieri per la testa. Mi metto sulla sabbia asciutta e mi sdraio con lo zaino come cuscino e mi addormento.

The Alfa's eyes Where stories live. Discover now