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RYAN

A volte le cose succedono e basta. Non le puoi controllare. Non puoi sapere cosa ti accadrà tra esattamente un minuto. Il domani, i futuri minuti e ore sono pieni di mistero. Sì, possiamo immaginare, possiamo "organizzare" ma niente di quello che accadrà sarà come lo abbiamo pensato. Ci sono dei momenti dove dici "no, questo non potrebbe mai succedere a me" e invece, il giorno dopo ti ritrovi in quell'esatta situazione.

A volte, invece, le cose non succedono proprio. Magari aspetti che accada qualcosa, ma nulla. Ed è li che capisci che se le cose non accadono da sole, devi essere tu a provocarle. O ti fai avanti, o marcisci col rimorso di non aver fatto niente.

Diciamo che la situazione che più mi rappresenta ora, è la prima. Non avrei mai immaginato di sentirmi dire "Tua madre è viva". Ma soprattutto, non avrei mai immaginato che a dirmelo sarebbe stata l'unica persona a cui tengo veramente. Queste cose ti distruggono. Passare una vita intera sotto la menzogna, e poi non riuscire a credere più a nulla, più a nessuno. Sono passati due giorni. Due giorni che mi ritrovo la segreteria telefonica intasata da messaggi di Andy. Due giorni che non mangio più. Due giorni che sto fermo sul letto a fissare il soffitto. Due giorni che vado avanti a pensare, a ricordare e a cercare di capire come tutto questo sia possibile.

Avresti dovuto lasciarlo parlare...

Ed ecco che la vocina nella mia mente torna viva. Lo so. So che avrei dovuto ascoltarlo e so anche che ora dovrei richiamarlo. Ma ho paura. Ho paura che sia uno scherzo di cattivo gusto, ma ho anche paura che sia la verità. Non so come reagirei se fosse la verità. Mi sconvolgerebbe, i pezzi del puzzle non tornerebbero e avrei la certezza di aver passato i migliori anni della mia vita, abbandonato a me stesso. Sarebbe un trauma, ma tutti i traumi si superano no?

Non so darmi risposta. Ma c'è una domanda, ancora più importante che rimane fissa come un chiodo nella mia testa. Perchè non mi ha portato con lei? Perchè mi ha lasciato marcire da solo, in un inferno tra servizi sociali e tutte ste minchiate. Non so darmi risposta nemmeno qui.

Mi alzo dal letto e vado in bagno. Mi guardo allo specchio e per poco non mi spavento. Ho la faccia stravolta, due occhiaie che toccano terra, i capelli scompigliati e sporchi e tutta la fronte sudata. Mi spoglio il più velocemente possibile e mi butto sotto un getto d'acqua fredda. Al contrario di quella calda, mi rilassa.  Penso un po' a tutto e cazzo, la confusione è tanta. Talmente tanta da farmi impazzire. 

Finisco di lavarmi con una velocità assurda, esco e mi vesto, quasi senza asciugarmi. Poi prendo il telefono. Rimango a fissare lo schermo per un po'. Punto il dito sul numero di Andy ma non ho il coraggio di schiacciarlo. La paura di ciò che verrò a sapere mi sta divorando. Ma premo lo stesso con il dito e la chiamata parte. Uno squillo... due squilli... tre...

"Ryan?" La sua voce rimbomba dall'altro capo del telefono e sento il mio cuore fare una piccola capriola. Non so bene se di paura o felicità. Forse entrambe.

"Sono le cinque del mattino, dopo due giorni che ti chiamo decidi di richiamarmi proprio a quest'ora?" chiede e sento un pizzico di irritazione nella sua voce. Merda, non avevo fatto caso all'orario, sono rimasto sveglio tutta la notte e non mi sono nemmeno reso conto delle ore che passavano.

"Almeno rispondi." protesta e io torno subito in me.

"Sì scusa, mi dispiace averti svegliato ma non ho fatto caso all'orario..."

"Ti sei chiarito un attimo le idee?" chiede, e nella sua voce si può benissimo percepire ansia.

"Sì, e ho deciso di ascoltarti. Ma Andy, devi dirmi tutta la verità."

"Sì tranquillo. Ti va bene se sono a casa tua per le otto? Tanto ormai mi hai svegliato." A casa mia. Nessuno è mai stato a casa mia. Testa di cazzo, se vuoi chiarire fallo venire. Replica la solita vocina fastidiosa. Forse mi conviene.

"Ehm... okay. Allora a dopo."

"A dopo."

***

Mancano dieci minuti alle otto e tutto quello che ho fatto fino ad'ora è stato: Rimanere a fissare il vuoto in attesa che qualcosa cambi. Non serve dire che è stato inutile. Il campanello suona e l'ansia dentro di me prende il sopravvento. Corro verso la porta controllando che casa mia sia a posto, poi apro. Andy è davanti a me e capisco semplicemente dal suo sguardo che l'ansia sta divorando pure lui.

"Ehi..." dice. Io sorrido e solo ora mi accorgo che sta aspettando che io lo faccia entrare. Mi metto da parte e poi chiudo la porta alle sue spalle. Mi giro verso di lui e noto che si sta guardando intorno con una certa curiosità. Una piccola sensazione di fastidio si fa strada nel mio petto ma cerco di ignorarlo.

"Così... abiti qui." afferma "é piccolo ma carino come appartamento. Tuo padre non c'è?" scuoto la testa.

"In realtà non lo vedo da una settimana. Potrebbe tornare da un momento all'altro. Nel caso penserà che tu sia uno dei miei soliti amici." si irrigidisce leggermente alle mie ultime due parole ma cerca di non darlo a vedere. Sono davvero un coglione.

"Sei disposto ad ascoltarmi o hai intenzione di reagire come l'ultima volta?"

"Ti ascolto, ma tu mettiti nei miei panni Andy. Non puoi pretendere che io stia calmo e tranquillo come se mi stessero comunicando che sono bocciato." dico, e vorrei ritirare ciò che è appena uscito dalla mia bocca.

"Se tu fossi bocciato saresti tranquillo?" chiede confuso.

"Tanto non fotte un cazzo a nessuno di me."

'Beh invece a me sì.c Questa sua affermazione mi scalda il cuore, mi fa sentire meglio.

"A me interessa eccome di te, anche se non te ne accorgi. Non hai idea del male che mi hai fatto in questi due giorni senza rispondere alle mie chiamate. Mi sono preoccupato per te, mi sono preoccupato per noi, per la nostra relazione. Mi sono preoccupato perchè per colpa mia, che mi sono preso una responsabilità gigante, ho rischiato di buttare all'aria la nostra relazione. Tu ti sei fidato di me e so che posso averti ferito in un qualsiasi modo ma davvero, non capisco come ho fatto se tutto quello che ti dicevo era vero. Sei solo tu che non vuoi credermi."

"Hai ragione." ammetto. "Tu non mi hai ferito. Sono io che ho ferito te, soprattutto perchè non ti ho ascoltato. E forse questa è una delle cose peggiori. Ma ora siamo qua, uno davanti all'altro e io sono disposto a sentirmi dire di tutto nonostante la paura e il dolore mi stiano divorando. Ma ti prego Andy..." Sussurro e sento che la mia voce sta calando e un nodo sta iniziando a formarsi nella mia gola.

"Dimmi." si avvicina lentamente.

"Non lasciare che questa situazione mi distrugga come ha fatto la prima volta." Lui sorride e si butta tra le mie braccia stringendomi forte.

"Non lascerò che accada, io sono qui. Come sempre."

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Where stories live. Discover now