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ANDY

La sua mano stringe ancora la mia, ma la sua espressione sul volto diventa più dolce e, abbassando lo sguardo, accenna a un sorriso.

"Beh, di sicuro non posso dire di essere dispiaciuta." dice e nella mia testa si crea un po' di confusione.

"In che senso?" Chiedo incuriosito.

"Nel senso che in questi giorni ti ho osservato un pochino, tranne quando siete andati in campeggio ovviamente, e mi sei sembrato un ragazzo d'oro, che ci tiene molto a lui."

"Ehm... si, diciamo che questa cosa è abbastanza inquietante." rispondo e la sua presa sulla mia mano si fa più leggera.

"Si lo so, scusami. Ma non ho mai trovato un momento giusto per parlarti, tutto qui."

"Capisco."

"Parlami di voi due, per tutto il tempo ho parlato solo io." dice e subito sul mio volto si crea l'ombra di un sorriso appena l'immagine di Ryan si materializza nella mia testa.

"Beh... non saprei da dove cominciare." dico, e in effetti è così. Le sensazioni e le emozioni che mi ha fatto provare sono talmente tante che non saprei quale scegliere per cominciare a parlarne.

"Inizia da come vi siete conosciuti." si appoggia allo schienale della sedia e, mettendo le mani in grembo, si mette comoda per ascoltarmi.

"Mi sono trasferito qui qualche mese fa. Il primo giorno di scuola feci subito amicizia con una ragazza che sucessivamente mi mise in guardia su Ryan. Insomma, a scuola non girano belle voci su di lui, ma a me le cose misteriose, se così si può dire, attirano. Quando lo incrociai per i corridoi della scuola mi accorsi che era il tizio con cui sono andato a sbattere il giorno prima in libreria e sì, devo ammettere che non gli sono stato subito simpatico. Cercava di tenermi lontano da lui, di non farmi avvicinare ma tutto quel mistero, quel buio negli occhi e quei tatuaggi... cazzo quei tatuaggi mi facevano impazzire." alzo lo sguardo su di lei e vedo che è molto attenta a ciò che sto dicendo quindi vado avanti e le immagini di me e Rye insieme iniziano a scorrere nella mia mente.

"Ci misero in gruppo insieme per un lavoro di letteratura inglese e quindi io fui obbligato a invitarlo a casa mia. L'argomento che scegliemmo, o meglio che scelsi io, fu proprio quello dei tatuaggi e lui fu costretto a parlarmene. Dopo avermi raccontato cosa significa per lui un tatuaggio se ne è andato e, il giorno dopo ad una festa, lo ritrovai ubriaco fradicio in bilico sul cornicione di un tetto." a questa mia affermazione i suoi occhi si spalancano per lo shock.

"Come scusa?!" Chiede allarmata "Voleva suicidarsi?" L'insistenza nella sua voce è tanta e mi sento costretto a rispondere.

"No, in un primo momento lo pensai anche io, ma le parole che mi disse quella sera furono le parole che hanno fatto scattare la scintilla finale in me. Da li è partito il tutto. Il suo essere arrogante e chiuso in se aveva un senso e il mio volerlo aiutare ci ha portati qui."

"Cosa ti disse?"

"Mi raccontò il significato del primo tatuaggio, il simbolo che ha sulla mano. Quel tatuaggio è legato a te." La guardo negli occhi e i suoi occhi si illuminano, come se si fosse appena ricordata qualcosa.

"Aspetta, stai parlando di questo?" Abbassa il tessuto della sua maglia lasciando intravedere la spalla, e proprio su quel tratto di pelle spunta lo stesso simbolo di Rye, identico. Annuisco e lei si morde le labbra per trattenere il sorriso.

"Non pensavo se lo sarebbe mai fatto... mi dispiace lui abbia sofferto così tanto a causa mia. Tu gli sei stato vicino, e ti ringrazio."

"No, ti sbagli." la interrompo "Io gli sono stato vicino solo in questo arco di tempo, ma tutto il resto è riuscito a superarlo da solo. Non so come, ma ci è riuscito. Lui è forte sia fuori che dentro, ma ha questa punta di debolezza che riesce a tirare fuori solo con me, e ne sono grato."

"Capisco." dice alzandosi dalla sedia e riprendendosi la giacca.

"Ti ringrazio per questa chiaccherata. Non so che dire, sembri davvero un ragazzo d'oro." si avvicina a me e mi accarezza una guancia, nel suo sguardo riconosco la scintilla materna che vedo sempre in mia madre e mi dispiace che Rye si sia perso tutto questo.

"Ora... puoi parlargli tu di me?" Chiede e mi si gela il sangue nelle vene. So che me lo ha chiesto anche precedentemente ma non pensavo fosse seria.

"Io?"

"Si, non posso piombare li a casa sua e dirgli che sono sua madre. Lui pensa che io sia morta. Io confido in te, tu sei l'unico di cui lui si fida Andy, per favore." mi implora e davvero non so cosa rispondere. Il suo sguardo è ancora fisso nel mio e mi mette abbastanza in soggezione.

"Cercherò il modo e il momento adatto per parlargliene." dico accompagnandola verso la porta "Ma non aspettarti che lui faccia i salti di gioia, sarà un trauma."

"Lo so..." il suo sguardo si spegne di nuovo ma poi torna a sorridere. Si avvicina a me e mi bacia leggermente la guancia come se fossi io suo figlio e poi esce da casa mia.
La guardo allontanarsi e, dentro di me, spero solo che questa cosa vada a finire bene. Anzi, spero che tra me e Ryan non si rompa nulla di tutto quello che abbiamo creato.

Spazio autrice

Scusatemi davvero.
I'm back

Anita🐝🌵

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora