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Lo guardo con espressione corrucciata e inizio a chiedermi del perchè lui sia davanti casa mia, a fissarmi. Il suo sguardo e fisso nel mio e ho come l'impressione che stai trattenendo il fiato.

"Ehm... ciao?" Dico rompendo il silenzio che c'è tra di noi.
Abbassa lo sguardo e riprende a respirare per poi passare la sua lingua sulle labbra.

"I-io sono venuto qui perchè... beh volevo almeno collaborare alla consegna del lavoro." dice tutto d'un fiato e dopo qualche secondo mi scanso per farlo entrare. Appoggia lo zaino a terra e mette le mani in tasca mentre si guarda attorno come se fosse la prima volta che entra in questa casa.

"Ci stavo lavorando prima, poi mi hai interrotto." dico e vado verso le scale ma poi mi fermo e lo aspetto.

"A scusa, va be tanto ora dobbiamo farlo assieme." risponde mi raggiunge e insieme saliamo le scale.

"Non sono mai stato in questo lato di casa tua, l'ultima volta siamo rimasti solo al piano di sotto."

"Lo so."

"Tu da dove vieni?" Chiede mentre entriamo in camera mia. Si guarda intorno e passa le dita sul qualche libro posato sulle mensole. Io vado alla scrivania e riaccendo il computer per terminare il lavoro.

"Bristol." rispondo non capendo il perchè della sua domanda "Mi sono dovuto trasferire qui con i miei a causa del lavoro di mio padre, se no fidati che sarei rimasto molto volentieri a vivere li. Almeno non avrei dovuto lasciare i miei amici e tutte le persone a cui tenevo. Perchè me lo chiedi?"

"Mi sembra giusto dover pur sapere qualcosa di te dopo tutto quello che ti ho detto quella sera."

"Te lo ricordi." affermo quasi stupito.

"Già..." abbassa lo sguardo e prende il lembo della sua maglietta iniziando a rigirarlo tra le sue dita. credo si sia appena creata una situazione di imbarazzo così decido di voltarmi verso il computer, avviare il programma e tirare fuori i vari appunti su cui ho scritto tutto ciò che io e Jessica abbiamo raccolto.

"Come avete portato avanti il lavoro te e l'altra ragazza?" chiede prendendo un'altra sedia per sedersi affianco a me.

"L'altra ragazza si chiama Jessica. Comunque abbiamo raccolto varie opinioni sul significato di un tatuaggio o sui vari motivi per i quali una persona decide di tatuarsi. diciamo che è venuto fuori un bel lavoro, devo solamente scrivere la bella e impostarla bene così dopo la invio alla professoressa. a dir la verità io e Jess avevamo deciso di mettere solo le nostre due firme dato che ti non ci hai minimamente aiutato." Mi volto verso di lui e incrocio il suo sguardo che era già fisso su di me.

"Invece vi ho aiutato, ti sto aiutando pure ora."

"A me non sembra tu ci abbia dato una mano a fare le domande a varie persone o anche solo dirci il nome del tuo tatuatore così da poter andare da lui e fare una mini intervista."

"Non vi avrò aiutato in questo modo ma comunque sono stato io il primo a rilasciare la mia opinione sui tatuaggi e mi pare di vedere..." si avvicina allo schermo del computer e fa saettare i suoi occhi su quello che c'è scritto "A quanto pare la maggior parte di quello che c'è scritto è composto da ciò che ti ho detto io" si allontana con sguardo trionfante e si appoggia alla sedia mentre mi guarda incrociando le labbra. sul suo volto compare un sorrisino di vittoria e solo ora noto la bellezza delle sue labbra. Andy ripigliati.

"Come la mettiamo?" chiede ridacchiando.

"Okay sì, hai ragione. ora però dammi una mano a fare la bella se vuoi mettere la tua firma su sto maledetto foglio." sorride e si avvicina a me iniziando a leggere ad alta voce ciò che c'è scritto.

"Chi cazzo ti ha detto che un tatuaggio è insignificante?" chiede con espressione disgustata sul volto.

"Un tizio di un negozio."

"Levalo."

"Che? Perché dovrei?" chiedo alzando un sopracciglio, voltandomi verso di lui.

"Perché è una cazzata colossale."

"Lo so, ma ti ho detto che abbiamo dovuto raccogliere vari opinioni. non possiamo mettere solo quelle positive. se solo avessi dato una mano a me e Jessica lo avresti saputo."

"Che due coglioni, non rompere e andiamo avanti a lavorare che è meglio."

Il tempo passa veloce e dalle tre del pomeriggio sono diventate le sei di sera e i miei non sono ancora rientrati, fortunatamente. siamo riusciti a svolgere bene il lavoro senza interruzioni o battute stupide e lui mi è sembrato anche abbastanza concentrato. Ogni tanto ho sbirciato verso di lui con la coda dell'occhio e guardavo il suo profilo, il modo in cui muoveva le labbra mentre leggeva e mentirei se dicessi che non ho desiderato avere le sue labbra sulle mie in quel momento. Il rumore di uno stomaco che brontola attira la nostra attenzione e dato che il mio non è stato la mia attenzione si focalizza sul suo.

"Ho fame." dice portandosi una mano allo stomaco.

"Ho notato, ci facciamo un panino?" chiedo e mi alzo dirigendomi prontamente verso la porta. annuisce e scendiamo le scale entrando direttamente in cucina.

"Prosciutto?" chiedo aprendo il frigorifero.

"No, il mio panino me lo faccio io." risponde sorridendo, venendo verso di me. mi toglie il pane dalle mani e inizia a rovistare nel frigorifero alla ricerca di qualcosa di suo gradimento.

"Dimmi qualcosa in più su di te. Oltre al fatto di esserti trasferito, tipo... che amicizie avevi li? Come ti trovavi?"

"Oggi sei in vena di conversazioni?"

"No, è solo che non ho voglia che si crei un silenzio imbarazzante come quello che si è creato quando sono arrivato. Comunque se tu non vuoi parlare parlo io." prende le fette di pane e le appoggia sul ripiano per poi iniziare a metterci dentro il cibo.

"So di essermi comportato da stronzo con te negli ultimi mesi. Non mi riferisco solo al fatto di averti spintonato e risposto di merda dopo essermi confidato con te, ma mi riferisco anche a come ti ho evitato. Sono consapevole che tu vuoi solo aiutarmi ma io davvero non comprendo il motivo della tua pietà nei miei confronti." finisce di parlare e smette di preparare il panino perché si volta verso di me e, per la prima volta lo vedo con gli occhi piene di lacrime, ma non ne fa cadere nemmeno una.

"Io sento di potermi fidare di te ma, Andy, io non sono la persona che ti aspetti. Io credo di essere la persona più incasinata del monto e non capisco davvero il motivo per il quale tu voglia far parte di uno di questi." abbassa lo sguardo ma poi lo rialza subito e vedo una piccola lacrima colargli sulla guancia e arrivare fino all'estremità delle sue labbra.

E nulla può fermarmi in questo momento perché faccio qualche passo avanti e mi avvento piano su di lui. Faccio unire le nostre labbra in u n unico bacio. Sento il suo dolce sapore impossessarsi delle mie labbra. sento la loro morbidezza a contatto con la pelle delle mie. tutto questo dura qualche istante perché io mi stacco e mi allontano. Ci fissiamo, io stupito, lui scioccato. Nessuno parla, nessuno si muove di un millimetro.

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora