Capitolo 77

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POV ANASTASIA

È ormai più di un mese che Teddy e Phoebe vanno a scuola insieme, eppure non posso fare a meno di emozionarmi ogni giorno mentre li vedo entrare insieme mano nella mano. Nonostante la presenza delle maestre, Teddy tutti i giorni accompagna la sorellina in classe e poi si dirige nella sua. È uno dei tanti modi in cui il mio piccolo grande ometto sa essere protettivo e amorevole con sua sorella; ed io mi sciolgo ogni volta.
"Quanto sono belli" sussurra Christian, cingendomi la vita da dietro.
Sorrido e mi lascio andare contro il suo petto. "Sì, sono bellissimi"
"Allora, sei pronta per la nostra avventura di oggi?" domanda, prendendomi per mano mentre usciamo dal cortile della scuola.
Oggi abbiamo in programma di fare spese folli per la nostra principessina in arrivo. La data presunta del parto è fissata al 17 dicembre, siamo al 24 ottobre e abbiamo comprato pochissime cose fin'ora. Entro gli inizi di novembre dobbiamo avere tutto pronto, in primis la valigia per l'ospedale; impazzisco alla sola idea di farmi trovare impreparata.
"Prontissima!" esclamo, salendo in macchina.
Christian sale accanto a me, Sawyer è già pronto alla guida. Abbiamo preferito che Taylor restasse a casa ad aiutare Gail, perché questa mattina arriveranno i dipendenti dell'azienda di Elliot per iniziare a ritinteggiare la cameretta. Abbiamo pensato di spostare Teddy e Phoebe in una camera un po' più grande, così che possano avere maggiore spazio anche per giocare, e la loro attuale cameretta diventerà di Allie, quindi vorremmo far dipingere le pareti di un rosa tenue, e questa mattina sceglieremo tutti i vari mobili. Quando Allie sarà un po' più grande decideremo poi, insieme ai nostri figli, se farli dormire tutti e tre nella stessa stanza, oppure dividerli.
Mi stringo nel cappottino mentre faccio vagare lo sguardo fuori dal finestrino: questa mattina la temperatura è un po' calata rispetto ai giorni scorsi, ma c'è un sole bellissimo. Non poteva esserci giornata migliore per uscire sola soletta con mio marito. Mi volto a guardarlo e come sempre resto incantata: è così bello con il giubbotto di pelle e quegli occhiali da sole che lo rendono tanto figo; sul viso ha un'espressione finalmente serena e rilassata, ben lontana dalla tensione dei giorni scorsi.
"Perché mi guardi così?" domanda divertito.
"Perché sei bello" rispondo semplicemente.
Lui sorride e mi prende la mano, la porta alle labbra e ne bacia il dorso, facendomi correre un brivido lungo la schiena.
"Tu sei bellissima" mormora.
Incapace di resistere, mi allungo verso di lui e lo bacio rapidamente, mentre ci spostiamo lenti nel traffico di Seattle.
La prima tappa è il mobilificio, un edificio a tre piani con un'enorme area interamente dedicata alle camerette per neonati. Resterei ore ad ammirare questi piccoli capolavori; culle, cassettiere, armadietti di tutte le dimensioni, ogni mobile è curato e decorato alla perfezione, tutto emana candore e tenerezza. Cammino lentamente tra gli ampi corridoi impregnati del profumo del legno, mentre la mia piccolina si fa sentire con i suoi calci.
"Mi sa che ha capito che siamo qui per lei" osservo, accarezzandomi il pancione.
Christian nota il mio gesto e posa una mano accanto alla mia. "Ah sì?"
Annuisco. "La senti?"
Mio marito sorride. "Certo che la sento" mi dà un bacio sulla tempia, poi mi prende di nuovo per mano. "Hai già intravisto qualcosa che ti piace?"
Non è semplice rispondere alla sua domanda: qui dentro è tutto incantevole.
"Ci sono alcune linee che mi hanno colpita più di altre, ma preferisco dare ancora un'occhiata"
Christian annuisce e continua a vagare con me tra i vari mobili e scenari esposti. Ho scartato a priori i colori troppo accesi, forse sarò tradizionalista, ma voglio restare sul classico binomio bianco-rosa. Il problema è che qui è tutto un tripudio di bianco e rosa ed io sono indecisa.
"Cosa ne pensi di quello?" mio marito mi indica un'area in cui sono esposti vari mobili appartenenti alla stessa linea, come se formassero una cameretta vera.
La culla è bianca, con un orsetto rosa disegnato all'esterno di ciascun lato corto; poi c'è un armadio a tre ante, due bianche e una di un rosa chiaro, con lo stesso orsetto; il fasciatoio è a quattro cassetti, alternati in bianco e rosa, con due orsetti e un cuore al centro sul primo. C'è anche la possibilità di aggiungere un'altra piccola cassettiera, il lampadario da soffitto e un lumetto da tavolo, tutti sulle tonalità del bianco e del rosa e decorati con lo stesso orsetto.
Ho deciso: sono loro, sono i mobili perfetti. Già li immagino montati a casa nostra e pieni di tutto ciò che compreremo alla nostra principessa.
"Sono meravigliosi" mormoro, sfiorando con i polpastrelli i pomelli dei cassetti. "Prendiamo questi!"
"Sei sicura?" domanda Christian.
Annuisco. "Sì, li adoro. A te piacciono?"
"Certo, te li ho mostrati io"
Ridacchio e gli poso una mano sulla guancia per attirare il suo viso verso il mio e baciarlo.
Prima di procedere con l'ordine, ci dirigiamo al piano inferiore per scegliere anche un nuovo divanetto e una nuova sedia a dondolo per la cameretta di Allie. Con Teddy e Phoebe si sono rivelati preziosi quando dovevo allattare o quando si svegliavano durante la notte. Mentre Christian firma il modulo di ordinazione e stacca l'assegno con l'anticipo, nella mia mente la nuova cameretta prende forma, e non vedo l'ora che prenda vita davvero.
"Prossima tappa?" chiede mio marito, mentre usciamo dal mobilificio e raggiungiamo il parcheggio sotterraneo.
"Direi Baby Island, è il negozio migliore per l'abbigliamento dei bambini"
"Ai suoi ordini, signora Grey!" ironizza, aprendomi la portiera dell'auto.
"Ti consiglierei di non fare lo spiritoso. Sei solo contro due donne, non vorrai rischiare di far arrabbiare tua figlia non garantendole lo shopping migliore, vero?"
Lui ride e scuote la testa. "Assolutamente no" si china e bacia dolcemente la mia pancia "Sono completamente alla vostra mercè"
Gli prendo il viso tra le mani e gli stampo un bacio sulle labbra, prima di salire in macchina. Christian fa il giro dell'auto e sale accanto a me. Mentre ci immettiamo in strada per raggiungere il negozio che abbiamo scelto, osservo l'orologio e mi rendo conto che siamo stati un'ora abbondante all'interno del mobilificio.
"Siamo stati davvero così tanto tempo lì dentro?" osservo, stupita.
"Eri così immersa nella scelta dei mobili che neanche ti sei accorta dei minuti che passavano"
Ridacchio. "Beh, forse hai ragione. È che era tutto così bello, come un mondo parallelo, quasi magico.."
Mi volto verso mio marito e scorgo un ampio sorriso sul suo volto.
"Perché ridi?"
"Perché amo da morire il tuo modo di emozionarti per qualsiasi cosa"
Sorrido anche io "Come potrei non emozionarmi? Si tratta della nostra bambina.."
Nonostante sia entrata nell'ottavo mese di gravidanza, spesso mi fermo a osservare il mio pancione, lo accarezzo per sentire i movimenti di mia figlia, le parlo, la coccolo, la immagino, eppure tante volte ancora non riesco a crederci, sento come se stessi vivendo un sogno. Tutti i preparativi per il suo arrivo mi emozionano da morire, perché mi fanno capire che è tutto reale, che tra meno di due mesi avremo la nostra piccolina tra le braccia e inizieremo una vita nuova, in 5.
Pochi minuti dopo Sawyer parcheggia l'auto davanti al negozio Baby Island; mille metri quadri di esposizione divisi su tre piani. A noi interessa il piano terra, dedicato all'abbigliamento per il neonato e il bambino fino a 36 mesi.
"Oddio.. non so neanche da dove iniziare.." afferma mio marito, con un pizzico di panico nella voce, guardandosi intorno tra le decine e decine di scaffali ed espositori.
"Innanzitutto dal prendere uno di questi" afferro un carrello dal muro accanto alle casse e lo posiziono davanti a noi "Poi, direi di andare per categorie. Iniziamo dall'intimo: body, calzini, calzamaglie e bavaglini"
Imbocchiamo uno dei corridoi e diamo inizio alla nostra sessione di shopping.
È bellissimo tornare ad immergersi in questi capi minuscoli, che sembrano quasi troppo piccoli per un essere umano. Sono passati più di tre anni da quando Christian ed io abbiamo fatto acquisti per il corredino di Phoebe, e cinque anni e mezzo da quello di Teddy, eppure l'emozione non è cambiata, non è sfumata; al contrario, è ancora più forte, più intensa, più magica.
Sfioro delicatamente il tessuto morbido dei body, dei calzini, dei bavaglini, e ho quasi la sensazione di avvertire sotto le dita la pelle tenera e liscia dei neonati.
"A cosa stai pensando?" mormora ad un tratto Christian.
Apro gli occhi, che non mi ero neanche accorta di aver chiuso, e mi ritrovo davanti il suo viso su cui campeggia un'espressione divertita.
"Niente, immaginavo come sarà quando la toccheremo per la prima volta" poso una mano sul mio pancione.
Mio marito posa una mano sulla mia e il suo sguardo si addolcisce. "Mi tremano le mani al solo pensiero" sussurra, sporgendosi per darmi un bacio su una guancia.
Queste sue piccole attenzioni mi fanno scoppiare il cuore, e tutto quello che vorrei fare è stringermi a lui così forte da fondere il mio corpo con il suo, e non lasciarlo più andare.
"Volevo farti vedere questo. Ti piace?"
Mi mostra un piccolo body bianco con la scritta in rosso: 50% MAMMA + 50% PAPA' = 100% AMORE con sotto un cuoricino.
Sorrido. "È bellissimo"
Christian sorride orgoglioso e ripone la scatola nel carrello. Scorgo sull'espositore un altro body dalla scritta carinissima: 5 MINUTI DI PAPA', 9 MESI DI MAMMA, ED ECCOMI QUA
"Io prenderei anche quello" lo indico a mio marito.
Lui lo guarda e poi si volta verso di me con un sopracciglio inarcato.
"Mmm.. quindi devo dedurre che è questo che pensi di me?" mi cinge la vita con le braccia, avvicinando le labbra al mio orecchio "Ti soddisfo così poco?"
Prende il mio lobo tra i denti e mi attira di più a sé, facendomi sentire tutta la sua durezza contro il fianco. Il mio respiro accelera e sento i visceri andare a fuoco. Non capisco più nulla quando fa questi giochetti e lui lo sa, si vendica sui miei ormoni instabili. Stronzo.
In tutta risposta, ridacchio e mi mordo il labbro, ben consapevole dell'effetto che ha questo gesto su di lui. Infatti lo sento sospirare e la sua bocca si posa delicata ma decisa sul mio collo.
"Quando torniamo a casa riprendiamo il discorso.." mi dà un bacio sulla guancia e, accertatosi che la situazione ai piani bassi sia ripristinata, si stacca da me. "Adesso dobbiamo pensare a riempire i cassetti e l'armadio della principessina" afferra il body che piace a me e lo ripone nel carrello, che è già pieno oltre la metà.
"Christian, non credi che stiamo un po' esagerando? Siamo solo a body, calzini e calzamaglie e abbiamo già quasi riempito il carrello" gli faccio notare.
"E quindi? Ne prenderemo un altro. A mia figlia non deve mancare nulla!"
Scuoto la testa, portandomi una mano sugli occhi. Conoscendo mio marito, oggi svuoterà il reparto di abbigliamento neonatale.
Ci spostiamo verso gli scaffali dedicati ai bavaglini, e scegliamo molteplici modelli, dai più classici a quelli più particolari e spiritosi.
Il reparto che preferisco in assoluto, però, è quello dei capi d'abbigliamento veri e propri: tutine, jeans minuscoli, magliette, giacchini, gonnelline, vestitini, scarpe. Avrei letteralmente voglia di prendere tutto, ma non lo dico a Christian, perché sarebbe capace di farlo davvero.
Scegliamo diverse tutine, alcune che useremo per la notte e altre per il giorno, e poi ci sbizzarriamo a scegliere vestitini e formare completini. Adoro perdermi in queste piccole meraviglie, è come trovarsi in un mondo a parte. Ogni singolo capo che osservo, scelgo e ripongo nel carrello, lo immagino addosso alla mia principessa e sento un tenero calore invadermi il petto. Lancio un'occhiata a Christian e lo scopro incantato a guardare gli espositori colmi di vestitini, leggins, maglioncini, salopette e minuscole felpe. Mi avvicino a lui e mi stringo al suo braccio, appoggiando il viso sulla sua spalla.
"Non pensavo potesse essere ancora così bello ed emozionante anche solo acquistare dei vestitini" dice con voce dolce.
Mi accoccolo al suo fianco e chiudo gli occhi per un istante. È incredibile e bellissimo allo stesso tempo vedere un uomo come Christian Grey, maestoso, potente, a volte un po' intimidatorio, emozionarsi in un negozio di abbigliamento per neonati.
Quando ci siamo sposati, ero sicura che mio marito sarebbe stato un papà meraviglioso, ma non immaginavo che potesse sorprendermi così tanto, con la sua tenerezza e la sua dolcezza. Leggo nei suoi occhi le stesse emozioni e la stessa trepidazione di quando aspettavo Teddy e Phoebe, per ogni ecografia, per ogni calcio di nostra figlia, per ogni piccola cosa che acquistiamo per lei.
"Lo sai che sei un papà speciale?" mormoro al suo orecchio.
E lo penso davvero. I nostri figli sono immensamente fortunati ad avere un padre come lui, ed io ad averlo come marito, amante, complice e sostegno.
Christian si volta verso di me con uno sguardo colmo di amore e dolcezza e mi stampa un bacio sulla fronte.
"È grazie a voi se sono quello che sono" percorre con la punta delle dita un tragitto astratto sul mio pancione e sussulta non appena questo vibra per i movimenti di Allison.
"Credo ci stia rimproverando perché ci stiamo distraendo" osservo, divertita.
"Ha ragione. Non abbiamo ancora finito.."
Dopo aver saccheggiato ancora un po' la zona abbigliamento, passiamo a lenzuola e copertine e infine ciucciotti, biberon e tutto ciò che serve per il bagnetto.
Siamo talmente pieni di buste e pacchi che un commesso ci accompagna fuori con un carrello. Sawyer, che ci attende accanto all'auto, prontamente ci raggiunge e ripone tutto nel portabagagli.
"Secondo te avremmo dovuto prendere qualcosa in più?" chiede Christian, una volta che siamo seduti in auto.
Alzo gli occhi al cielo. "Oddio Christian, sei pazzo! Allison ha body, bavaglini, tutine e completini che basterebbero per un intero asilo! Anzi, credo che abbiamo anche esagerato, considerando che tempo due o tre mesi e non le entrerà quasi nulla"
Lui si avvicina di più a me e mi posa una mano sul ginocchio. "Io adoro esagerare per i miei figli"
Scuoto la testa, ridacchiando. La mia risata, però, si spegne non appena mi accorgo che la mano di mio marito si sta spostando lentamente verso il mio interno coscia.
"Non credere che non abbia notato il gesto che hai fatto" sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividire "Lo sai che effetto mi fa.. e in più abbiamo un discorsetto in sospeso.."
Sgrano gli occhi e deglutisco vistosamente; sento la pelle bruciare al passaggio delle dita di Christian. Il suo viso è incastrato tra il mio collo e la spalla e il suo respiro mi sfiora la pelle, mandandomi in pappa il cervello.
Mio marito sa bene quali corde toccare per farmi impazzire, conosce ogni infinitesimale millimetro del mio corpo, e ne approfitta, perché sa che con la gravidanza i miei ormoni sono sempre sull'attenti e non so resistergli. Non che di solito ci riesca, comunque.
"Dai, Christian.." tento di protestare e sottrarmi alle sue carezze, ma risulto poco convincente persino a me stessa.
"Dimmi che non lo vuoi, e ti lascio in pace" mi provoca.
Sospiro. Sa fin troppo bene che non posso dirglielo, e il suo sorrisetto esprime tutta la sua soddisfazione.
"Vorrà dire che riprenderemo il discorso a casa.."
"Non possiamo. Ci sono gli operai!" puntualizzo.
Lo sento sbuffare, frustrato.
"Sawyer!" esclama poi, richiamando l'attenzione del nostro autista.
"Mi dica, Mr Grey"
"Facciamo una piccola deviazione: andiamo all'Escala"

Sono semisdraiata tra le braccia di Christian, con la schiena appoggiata al suo petto, nel nostro letto all'Escala. Le nostre mani sono intrecciate all'altezza del mio seno, al di sopra del lenzuolo, e le sue labbra mi lasciano dei teneri baci tra la tempia e l'orecchio.
"Lo sai che i nostri figli sono tutta la mia vita, ma quanto è bello fare l'amore sapendo di avere la casa tutta per noi?" dice ad un tratto mio marito.
Ridacchio e mi lascio andare contro il suo petto, rilassata e appagata dopo due orgasmi, anzi tre, se consideriamo anche quello in salone.
"Hai ragione. È bellissimo" ruoto leggermente il viso per far incontrare le nostre labbra.
Da quando siamo diventati genitori, inevitabilmente la nostra vita sessuale è cambiata: la nostra intesa è sempre più forte, ma non possiamo di certo lasciarci andare alla passione all'improvviso sul tavolo della cucina o sul divano davanti al camino, con il rischio che i bambini possano vederci, ma questo non significa che ci divertiamo di meno. In camera da letto (ma anche in altre stanze della casa...), quando i bambini dormono o non possono sentirci, ci lasciamo andare senza alcuna remora, come quando eravamo fidanzati, come se il tempo non fosse mai trascorso. E riusciamo ad apprezzare ancora di più questi momenti che ci ritagliamo lontano da tutto e da tutti, come due adolescenti che non vogliono farsi scoprire dai genitori. Ed è bellissimo perché la passione scoppia ancora più intensa, magica, travolgente.
"Ti amo da impazzire" mormoro, giocando con la fede al suo anulare.
Lo sento sorridere e stringermi di più.
"Sono passati più di sei anni, eppure non mi abituo mai a sentirtelo dire" mi bacia sul collo, ma pochi istanti dopo un tornado nella mia pancia mi costringe a sottrarmi alle coccole di mio marito.
"Credo si senta trascurata" osservo, spostando le nostre mani sul mio pancione.
"Oddio" Christian sgrana gli occhi e scosta il lenzuolo. A sinistra del mio ombelico si vede chiaramente una sporgenza tondeggiante che si muove.
"Credo sia un gomito o un ginocchio"
Christian osserva estasiato la mia pancia e la sfiora delicatamente, come se temesse di disturbare la nostra bambina.
"È.. è incredibile.." dice in un sospiro.
Rido e gli poso una mano sulla guancia, è dolcissimo quando fa così.
"Principessa?" picchietta con il dito sul mio pancione e si china per instaurare un dialogo con la nostra Allie "Mamma e papà sono qui" appoggia l'orecchio sulla mia pelle tesa, come se fosse in ascolto, ed io gli accarezzo i capelli.
Ci perdiamo per diversi minuti in questo tenero e rilassante silenzio, tutti e tre vicini vicini, Christian che abbraccia il mio pancione ed io che lo osservo e ricordo a me stessa che nella vita non avrei potuto avere una fortuna più grande.


Il giorno seguente...

Gli operai stanno lavorando davvero bene: nell'arco di un giorno hanno già raschiato il vecchio color ghiaccio dalle pareti di quella che sarà la nuova cameretta di Teddy e Phoebe e adesso sono pronti per stendere uno strato di isolante; spero che domani riescano ad iniziare la verniciatura con il bianco caldo che abbiamo scelto; abbiamo preferito un colore più neutro possibile, in attesa di decidere, tra qualche anno, come far dormire i bambini. Non appena la loro nuova cameretta sarà pronta, Teddy e Phoebe potranno trasferirsi con tutti i loro mobili e i loro giochi. Solo a quel punto gli operai potranno iniziare i lavori nella loro vecchia cameretta, quella che sarà di Allie, che sarà dipinta di un rosa tenue e poi arredata con i mobili che abbiamo scelto ieri; non vedo l'ora che la stanza della principessina prenda vita.
Quando le camerette saranno terminate, ho intenzione di affidare alla ditta un altro lavoro, una piccola sorpresa per Christian, quindi dovrò chiedere loro di lavorare esclusivamente quando lui non c'è.
"Anastasia!"
Mi volto di scatto e vedo Gail venire verso di me con uno sguardo torvo.
"Cosa ci fai qui? Lo sai che ti fa male inspirare l'odore di tutti questi materiali!" mi rimprovera.
Istintivamente sorrido: Gail è fantastica, si prende cura non solo dei bambini, ma di tutti noi, seppur in modi diversi.
"Sono appena salita! Volevo vedere a che punto fossero"
"È soddisfatta, Mrs Grey?" domanda Mr Bingly, il capo del team di lavoro. A vederlo direi che è diretto verso la sessantina, ma è scattante e preciso come un trentenne e con il suo metro e sessanta e quei capelli sale e pepe è di una simpatia genuina e contagiosa.
"Moltissimo!" rispondo con un sorriso.
"Però la sua governante ha ragione: nel suo stato è meglio che non inspiri tutte queste polveri"
Sbuffo. "E va bene. Vado ad esiliarmi giù"
Scendo le scale e do un'occhiata all'orologio: le 12:30. Manca poco più di mezz'ora al rientro dei miei cuccioli dall'asilo, così mi dirigo nello studio e mi siedo alla scrivania per leggere e smaltire alcune e-mail di lavoro.
Una in particolare attira la mia attenzione. Il mittente è Boyce Fox.
La apro e mi appresto a leggerla.

Cara Anastasia,
so che sei in maternità in questo periodo. Ma c'è una novità molto importante di cui vorrei parlare con te di persona. Credi che sia possibile incontrarci nei prossimi giorni?
Mi scuso infinitamente per il disturbo e ti mando un abbraccio.
A presto.
Boyce Fox


Boyce ed io abbiamo sempre avuto un tipo di comunicazione molto informale, quasi amichevole. Adoro instaurare questo genere di rapporto con tutti i miei autori, anche perché mi sembrerebbe troppo strano sentirmi dare del lei da miei coetanei o ancor di più da persone più grandi di me.
Mi domando cosa debba dirmi di tanto importante Boyce, da chiedermi di vederci di persona, senza contemplare la possibilità di delegare qualcun altro alla GIP.
Poiché oggi non ho alcun impegno, scrivo una mail di risposta fissando un incontro per oggi pomeriggio alle 16 nel mio ufficio alla GIP. Dopodichè mi dedico al resto delle mail che riempiono la mia casella, sollevando lo sguardo dallo schermo solo quando sento il rombo di un'auto nel vialetto.
Spengo il computer, mi alzo e mi affretto ad aprire la porta d'ingresso per accogliere i miei bambini. Mi fermo sul portico, stringendomi nella felpa, mentre Sawyer scende dalla macchina e apre la portiera posteriore per far scendere Teddy e Phoebe che, non appena mi inquadrano, corrono verso di me e si tuffano tra le mie braccia spalancate.
"Amori miei" mormoro, stringendoli forte e affondando il naso nei loro capelli.
Adoro la semplicità di questi momenti: loro che tornano dall'asilo, io che li aspetto e li vedo arrivare con le loro espressioni allegre. Adoro pranzare con loro mentre mi raccontano della loro mattinata.
"Mamma, la maestra ha detto che a Natale faremo una recita" mi informa Teddy, mentre ci sediamo a tavola "Quindi vuol dire che sta arrivando il Natale?"
Sorrido. So perfettamente dove vuole andare a parare con la sua domanda: Christian ed io diciamo sempre che Allison arriverà poco prima di Natale, e i nostri figli non vedono l'ora di conoscere la loro sorellina.
"Tesoro, mancano ancora alcune settimane al Natale. Ma vedrai che passeranno presto" gli dico con dolcezza.
Lui annuisce e comincia a mangiare, Phoebe fa lo stesso ed io con loro.
"Bimbi, più tardi io devo uscire per una cosa di lavoro, però torno presto presto"
"Uffi" dice Phoebe, sbuffando.
"Ma dovevamo andare al parco! Ce lo avevi promesso!" mi accusa Teddy, con tono risentito.
Cavolo, avevo completamente rimosso la faccenda del parco. I miei figli hanno ragione: gliel'ho promesso già da un paio di giorni, solo che non me la sento di annullare l'incontro con Boyce Fox perché ho la sensazione che si tratti di qualcosa di importante.
"Teddy, hai ragione. Ma è una cosa molto importante"
"Uffa!" urla, e, indispettito, riprende a mangiare.
Subito dopo pranzo, telefono a Christian nella speranza che lui possa liberarsi prima e accompagnare i bambini al parco.
"Si può sapere cos'hai di tanto importante da fare in ufficio?" è la risposta di mio marito, che non si sforza minimamente di mascherare la sua irritazione.
"Una riunione urgente con Boyce Fox"
"Una riunione? Ana, tu sei in maternità. Ti è chiaro il concetto?"
Sbuffo. Non sopporto quando mi tratta come una deficiente. "Mi è chiarissimo il concetto" rispondo, acida "Ma non posso di certo pretendere che il lavoro alla GIP si blocchi fino al mio rientro"
"Non può tenere qualcun altro la riunione al tuo posto?"
"No, Boyce dice che ci sono importanti novità di cui vuole parlare di persona con me"
Lo sento sospirare. "Ana, cosa vuoi che ti dica? Se non puoi proprio farne a meno..."
Sospiro a mia volta. Perché deve farmi sentire in colpa quando sto semplicemente facendo il mio dovere?
"Volevo sapere se puoi portare tu i bambini al parco, mi dispiace che ci restino male.."
"Purtroppo non posso. Ho anche io una riunione straordinaria alle 15:30, e credo di averne almeno per un paio d'ore"
Sbuffo e chiudo gli occhi, immaginando già l'espressione contrariata dei miei figli.
"Di' loro che oggi è sorto un impegno imprevisto e al parco andremo un altro giorno"
"Va bene.." rispondo, mogia.
"Adesso devo andare, mangio un tramezzino al volo prima di prepararmi per la riunione" mi informa, con un fondo di freddezza nella voce che mi fa spuntare le lacrime agli occhi.
"Okei. Ciao" sibilo, e riaggancio in fretta, altrimenti rischio di scoppiare a piangere al telefono.
Odio quando Christian non mi capisce, quando riesce a farmi sentire in colpa semplicemente con la sua voce. Odio sentirmi così vulnerabile, sensibile, sempre con i rubinetti pronti ad aprirsi.
Prendo un respiro profondo e mi preparo a tornare in cucina dai bambini. Dopo pochi istanti sento il cellulare vibrare tra le mie mani e sullo schermo appare una foto che ritrae me e mio marito.
"Christian?"
"Scusa" dice, con un tono calmo "Non volevo alterarmi, lo so che è lavoro e che è importante. Solo.. non voglio che ti stanchi.." la dolcezza nella sua voce mi fa sciogliere completamente.
Inclino il viso, premendo di più il cellulare contro la guancia e desiderando che al suo posto ci sia la faccia del mio uomo, per poterla riempire di baci.
"Non ti preoccupare amore, va tutto bene" lo rassicuro.
"Fai la brava. Ci vediamo più tardi"
"A dopo"
"Ana?"
"Sì?"
"Ti amo"
Sorrido, e so che lui lo sa, anche se non può vedermi. "Anche io" mormoro, prima di attaccare.
Adesso mi sento decisamente meglio. A volte mi spavento del potere che Christian ha sul mio umore: basta una sua parola per farmi innervosire o al contrario per rendermi felice.
Prendo un respiro profondo e torno in cucina, dove, mio malgrado, apprendo che i miei bambini non sono comprensivi come il loro papà.
"Io voglio andare al parco!" afferma imperterrito Teddy.
Sospiro e mi siedo accanto a lui, tenendo Phoebe sulle mie gambe. "Teddy, hai ragione. Vi avevo promesso che oggi ci saremmo andati e non ho mantenuto la promessa. È solo che c'è stato un piccolo problema a lavoro e devo andare per forza io"
Sbuffano entrambi.
"Stasera chiediamo a papà se c'è un giorno in cui non deve lavorare, e ci andiamo tutti insieme. Va bene?"
Loro annuiscono, seppur poco convinti.
"Adesso me lo fate un sorriso?" faccio il solletico a tutti e due. Bastano pochi istanti per vederli arrendersi e cominciare a ridere.
Questo mi consente di prepararmi e andare in ufficio con maggiore serenità. Non mi sento bene con me stessa quando so che i miei figli non sono contenti, e ancor più se sono io la causa del loro malumore. Mi dispiace da morire aver infranto una promessa, ma sono fortemente convinta che la notizia che Boyce vuole comunicarmi sia qualcosa di molto importante.

Quando esco dalla GIP sono ormai passate le 18:30: le luci sono tutte spente, eccetto quelle della reception e del mio ufficio, e tutti i dipendenti sono andati via, eccetto Elizabeth e Hannah che hanno presenziato con me alla riunione con Boyce Fox e il suo agente.
Mentre Sawyer si immette nel traffico dell'ora di punta, mi rendo conto che devo decisamente ricredermi: la notizia che Boyce aveva in serbo non era importante, era una vera e propria bomba. Sto cercando di mantenere i piedi per terra ma non posso negare di essere estremamente euforica, non vedo l'ora di raccontare tutto a Christian, che in questo momento è già a casa con i bambini. Al termine della sua riunione avrebbe voluto aspettarmi per tornare a casa insieme, ma ho preferito che stesse con Teddy e Phoebe; mi sento ancora un po' in colpa per non averli portati al parco come promesso. Ed è per questo che prima di rientrare a casa chiedo a Sawyer di fermarsi in videoteca per acquistare il DVD di un nuovo cartone che i miei bambini sono ansiosi di vedere. Forse dal punto di vista pedagogico non sarà tanto corretto, ma chi se ne frega! I bambini vanno anche viziati ogni tanto, e noi genitori dobbiamo prenderci il lusso di mandare al diavolo le regole.
Quando rientro a casa, la prima persona che incontro è Gail, impegnata ai fornelli.
"Buonasera Ana!"
"Buonasera Gail! Christian e i bambini dove sono?"
"Su, in cameretta"
Mi avvicino al bancone della cucina e sento un profumino davvero invitante.
"Cosa prepari?" sbircio nelle padelle.
"Pasta con panna, speck e noci"
"Dio mio, che meraviglia" mormoro, già in estasi.
Bevo un bicchiere d'acqua al volo e poi salgo al piano superiore. Già dalle scale sento le risate di Teddy e Phoebe e, quando raggiungo quella che sarà la loro stanza ancora per poco, mi fermo sulla porta e sbircio all'interno, cercando di non farmi vedere.
Teddy è seduto al suo tavolino a disegnare, Christian invece è seduto sul pavimento, con un orsetto di peluche tra le braccia e Phoebe che lo imbocca con un cucchiaino di plastica. Trattengo a stento una risata: è comico e dolcissimo al tempo stesso vedere mio marito giocare con i peluche. Farebbe qualsiasi cosa per assecondare i suoi figli.
"Ha detto che non vuole più mangiare" dice ad un tratto Christian.
"Devi mangiare!" esclama arrabbiata Phoebe, rivolgendosi all'orsacchiotto e premendo più forte il cucchiaino verso il suo muso.
"Non farai così anche con Allie, vero?"
"No papi! La sorellina non è un orsetto!"
Mi sforzo ancora una volta di non scoppiare a ridere per non farmi sentire, ma è difficile davanti alle affermazioni di mia figlia.
"Papà, anche Allie mangerà il latte della mamma come facevano Elliot e Chris?" chiede ad un tratto Teddy, interrompendo il suo disegno.
"Certo!"
"E perché?"
"Perché il latte delle mamme è speciale, e ai bimbi appena nati piace tanto. Anche tu e Phoebe avete preso il latte della mamma" spiega mio marito.
"E non mangia la pappa?" interviene Phoebe.
"Quando crescerà un pochino inizierà a mangiare anche la pappa"
Resterei ad ascoltarli per ore, non mi stanco mai di sentirli parlare della loro sorellina. Teddy e Phoebe sono quasi più emozionati di me e Christian, e non vedo l'ora di scoprire la loro reazione quando finalmente conosceranno Allie.
"Buonasera!" esclamo, entrando in cameretta.
Sarei rimasta volentieri ad ascoltarli dal mio nascondiglio, ma sono troppo impaziente di abbracciarli forte, tutti e tre.
"Mamma!" Teddy e Phoebe lasciano tutto ciò che stavano facendo e corrono verso di me, circondando i miei fianchi con le braccia e poggiando i visi sulla mia pancia per salutare anche la loro sorellina.
Sono felice di constatare che non siano arrabbiati con me, e come loro anche Christian, che ci osserva con un sorriso e lo sguardo colmo d'amore.
"Ho una piccola sorpresa per voi" annuncio ai miei figli.
Mi siedo su uno dei due lettini ed estraggo dalla borsa il DVD appena acquistato.
"Sììììì!!" urlano, saltellando, non appena individuano la copertina.
"Me lo sono meritata un bacio?" sporgo il viso e loro mi baciano le guance e contemporaneamente mi stritolano nell'abbraccio più bello che esista.
"Lo possiamo vedere adesso?" domanda Teddy.
"Io avevo pensato di vederlo tutti insieme dopo cena"
"Allora iniziamo a portarlo giù così facciamo più presto"
Detto questo, afferra il DVD in una mano, sua sorella nell'altra e scappano entrambi giù per le scale.
Rido, scuotendo la testa, e mi volto verso mio marito, impaziente di raccontargli cos'è emerso oggi durante la riunione. Christian si è alzato dal pavimento e si siede sul lettino accanto a me, invitandomi a sedermi sulle sue gambe.
"Non ti ho ancora salutato per bene" affermo, prendendogli il viso tra le mani e posando le labbra sulle sue. Mi avvolge la vita con le braccia e mi tiene stretta. Questo è e sarà per sempre uno dei posti più belli al mondo per me: incastrata tra le braccia del mio uomo, che, qualunque sia la mia taglia, riescono sempre a tenermi alla perfezione.
"Allora, com'è andata la riunione?" domanda Christian.
"Non puoi capire!" esclamo, saltellando sulle sue gambe "C'è una novità stratosferica!"
"Sarebbe?"
Prendo un respiro profondo, cercando le parole giuste. È da quando sono uscita dalla GIP che sono impaziente di svelare la notizia a mio marito.
"La Universal Pictures vuole produrre un film basato sul primo romanzo di Boyce Fox"
Dio, adesso che l'ho detto sembra molto più reale. Quando l'agente di Boyce mi ha detto chi lo aveva contattato il giorno prima, gliel'ho fatto ripetere tre volte, perché non riuscivo a crederci. E, a giudicare dalla sua espressione esterrefatta, neanche Christian riesce a crederci.
"Stai scherzando.." mormora.
Scuoto la testa. "Noo, è vero! Ti assicuro che neanche io riuscivo a crederci, e tutt'ora non mi sembra vero. Però è così! Ieri mattina l'agente di Boyce ha avuto un contatto con un esponente della Universal: stanno monitorando la situazione da mesi e sono stupiti della miriade di recensioni e di vendite che il romanzo continua ad avere dopo oltre sei anni dalla sua uscita. Ho controllato il planning e il prossimo gennaio è prevista la trentunesima ristampa"
"Un fenomeno editoriale" osserva Christian.
"Anche loro lo hanno definito così. Boyce e il suo agente hanno chiesto una riunione oggi con me perché è la GIP a detenere i diritti esclusivi delle opere di Boyce Fox. Quindi, in poche parole, senza la nostra firma il progetto non può partire"
"Dio amore ma ti rendi conto di cosa voglia dire la produzione di un film? È una cosa pazzesca!" afferma Christian con entusiasmo "La GIP acquisirà ancora più notorietà, senza contare gli introiti"
"Ma chi se ne frega dei soldi! Io penso che.."
La fragorosa risata di mio marito mi obbliga ad interrompermi.
"Cosa c'è di tanto divertente?" domando, infastidita.
"Solo tu in una situazione simile sei in grado di non pensare ai soldi"
"Non è che non ci pensi, è solo che in questo momento non sono la mia priorità. La prima cosa a cui ho pensato è che, sei anni e mezzo fa, sono stata io a suggerire di puntare su Boyce Fox, quando ero solo direttore ad interim, e Roach e gli altri membri del consiglio mi diedero ascolto. Il primo libro di Boyce in qualche modo è stato una prima volta anche per me, perché è stato il primo autore che ho seguito dalle bozze sino alla pubblicazione. È come se questo suo traguardo lo sentissi anche un po' mio.."
Christian sorride con dolcezza e mi prende le guance tra le mani. "Amore mio ma questo È un traguardo anche tuo. È la dimostrazione di quanto tu sia e sia sempre stata brava nel tuo lavoro"
La sua voce carica di orgoglio e fierezza mi riempie di emozione e adrenalina. Mi chino leggermente per baciare quel sorriso che brilla sul suo volto.
"Come intendete procedere adesso?"
Okei, respiro profondo e sangue freddo. Temo che ciò che sto per dirgli non gli piacerà affatto.
"Beh, l'incontro di ieri tra l'agente di Boyce e uno dei delegati della Universal è stato un incontro informale, giusto per capire se l'autore intendesse prendere in considerazione la proposta, e poi bisognava attendere il via libera del consiglio della GIP"
"Via libera che ci sarà senza problemi, giusto?"
"Assolutamente sì! Come potremmo rifiutare una proposta simile? Solo che.." tentenno, distogliendo lo sguardo dal suo e cercando di prendere tempo.
"Ana, solo che..?"
"Ecco.. per la firma del contratto preliminare dobbiamo andare a Los Angeles, in sede principale.."
Christian mi fissa per qualche secondo, soppesando le mie parole.
"Dobbiamo?? Dobbiamo chi?"
"Beh, Boyce, il suo agente ed io. In quanto detentori dei diritti esclusivi delle opere dell'autore, è fondamentale anche la mia firma, in qualità di direttore editoriale. Credo che farò venire anche Hannah con noi, preferisco avere un membro del mio team con me"
Vedo il dubbio farsi strada sul suo viso. "Aspetta, quando sarebbe prevista questa partenza?"
Mi alzo dalle sue gambe e mi avvicino alla finestra, gli do le spalle per non vedere la sua reazione.
"Tra dieci giorni"
"Ma tu sei impazzita!" urla, costringendomi a voltarmi.
Ora è in piedi anche lui, e se fosse il personaggio di un cartone animato, avrebbe il fumo che esce dal naso e dalle orecchie.
Sapevo che non l'avrebbe presa bene.
"Ti rendi conto di cosa voglia dire affrontare un viaggio fino in California nel suo stato? Sei all'ottavo mese di gravidanza, Ana.."
"Lo so, Christian, ma è una cosa troppo importante. L'hai detto anche tu che è un'occasione eccezionale, che sei orgoglioso di me.."
Prende un lungo respiro, viene verso di me e mi prende le mani. "Amore mio, continuo a pensare tutto ciò che ho detto. È una proposta fantastica e sicuramente il merito è anche tuo perché hai saputo puntare su Boyce Fox e valorizzarlo, ma questo non toglie che credo sia una pazzia un viaggio simile.."
"Non ho alternative" gli faccio notare.
"Non puoi delegare qualcun altro? Per esempio Liz, che potrebbe andare a Los Angeles e fare le tue veci"
Come glielo spiego che solo a pensarci mi sento spodestata, come se mi stessero sottraendo il mio ruolo?
Sospiro. "Non so se sia possibile, ma in ogni caso non voglio. Voglio andarci io. La direttrice della GIP sono io, e non voglio che altri facciano il mio lavoro al mio posto"
Mio marito si strofina le mani sul volto con fare nervoso. Siamo al solito copione che si verifica da sette mesi ad ogni mio spostamento lavorativo.
Nel frattempo, Allie inizia a scalciare così forte che mi costringe a sedermi sul divanetto.
"Senti Christian, io sono stanca di dover discutere con te ogni volta in cui c'è di mezzo il mio lavoro.." mi tasto la pancia, che si solleva in piccoli bozzetti ad ogni movimento di mia figlia "E credo che anche Allie si sia stufata, perché mi sta riempiendo di calci"
Christian sorride e viene a sedersi accanto a me. Mi posa una mano sulla pancia e la fissa, con uno sguardo affascinato e dolcissimo. Poi sposta la mano sul mio ginocchio e solleva gli occhi su di me.
"Ana, tu credi che a me piaccia discutere con te su queste cose? Credi che io mi alteri a prescindere quando si tratta del tuo lavoro, semplicemente per partito preso?"
Scuoto leggermente la testa, distogliendo lo sguardo dal suo.
"Hey, guardami" mormora, posandomi due dita sotto al mento e facendomi perdere in quel grigio argento che si fa più scuro quando è nervoso "Non è così. Io sono orgoglioso di te, del tuo lavoro e di tutto ciò che fai. Ma questo non toglie che io sia preoccupato: sei incinta di oltre sette mesi, dovresti pensare solo a riposare, senza stress mentali e soprattutto fisici, non a volare qua e là per gli Stati Uniti"
Mi lascio andare ad una risatina sull'ultima frase, e mi rendo conto di essere più rilassata adesso che Christian mi ha detto con molta sincerità ciò che sente, anziché attaccarmi come fa di solito quando è preoccupato.
Gli prendo entrambe le mani. "Hai ragione. È un viaggio un po' impegnativo, però si tratta solo di un paio di giorni: parto, arrivo, cena, nanna, incontro con la Universal, firma, volo di ritorno. Potresti prestarci il jet così sei sicuro che ci sarà il personale di volo a prendersi cura di me, e quando sarò lì me ne starò tutto il tempo in hotel a riposare"
Tecnica numero 1: mostrare di avere sempre il controllo della situazione.
Tecnica numero 2: aggiungere gli occhioni dolci, che non guastano mai.
Christian alza gli occhi al cielo e sospira.
"Tu, in una città come Los Angeles, in hotel a riposare?"
"Ci vado per lavoro, Christian, non a divertirmi.."
Lui sbuffa e si alza. "Cosa devo dirti? Tanto ci andrai lo stesso, anche se ti dico che non sono d'accordo. Continuo a ritenere che sia assurdo.."
È evidente che sia contrario, però il suo tono ha una sfumatura di accondiscendenza che mi fa capire che, in fondo, non è arrabbiato con me. E questo mi fa sorridere, perché vuol dire che il nostro rapporto continua a fare piccoli progressi.
"Dai, non stare con quel muso lungo, però.." mi alzo e lo raggiungo, gli cingo la vita con le braccia, per quello che riesco, e sollevo il viso per baciargli il collo "Ti prometto che farò la brava" sussurro, e ad ogni parola salgo pian piano con le labbra verso il suo orecchio.
"Stai giocando sporco" mormora, con la voce roca.
Ridacchio. "Forse.."
Christian cinge saldamente i miei fianchi e fa incontrare le nostre labbra in un bacio che sa di possesso, di passione, di desiderio. Intrufolo le dita nei suoi capelli e respiro attimo dopo attimo il suo sapore, come fosse sempre la prima volta.
Non so quanto tempo sia passato quando Christian allontana le labbra dalle mie e le posa sulla mia fronte.
Due risatine attutite ci costringono a staccarci e a voltarci verso la porta. Teddy e Phoebe se ne stanno appoggiati allo stipite con le mani sulla bocca a nascondere una risata e con un'espressione birbante in viso.
"Cos'avete da ridere?" domanda Christian, facendo solo aumentare di più le loro risate. "Mi sa che qui due persone sono gelose quando mamma e papà si danno i bacini, vero?"
I nostri figli scuotono la testa, sforzandosi di restare seri.
"Noo?" incalza mio marito, con un finto tono minaccioso.
Teddy e Phoebe ridono e scappano fuori, Christian li rincorre e li acciuffa entrambi prima che imbocchino le scale. Devia verso la porta della nostra camera e li butta di peso sul letto, iniziando a fargli il solletico. io resto sull'uscio della porta e li guardo: i nostri figli si dimenano e ridono come pazzi, e Christian sembra divertirsi ancor più di loro.
Ed è in momento come questo che mi sembra di sentire che rumore fa la felicità.


Il giorno seguente...

Quando ho accettato l'incarico all'università, ero piena di aspettative, di adrenalina, euforia, anche di ansie e timori verso un mondo che avevo conosciuto solo dall'altra parte della cattedra, ma soprattutto avevo una gran voglia di vivere una nuova avventura e tutte le sorprese che mi avrebbe riservato. Il primo giorno in cui ho messo piede in aula, al cospetto di quaranta paia di occhi che mi fissavano curiosi, mi tremavano le gambe, il cuore batteva forte e il discorso di presentazione che avevo preparato in mente era completamente sfumato. Così ho improvvisato, e così è iniziato questo bellissimo percorso.
Quello che non immaginavo è l'amarezza che avrei provato alla fine della corsa. Oggi ho tenuto la mia ultima lezione e non credevo che mi sarebbe dispiaciuto così tanto lasciare questo posto e soprattutto questi ragazzi. Loro sono stati la mia soddisfazione più grande. Loro che hanno saputo mettermi a mio agio, che mi hanno seguita con passione, interesse, voglia di imparare. Loro che hanno riso con me e mi hanno fatto ridere, loro che si sono affezionati al mio pancione che cresceva, loro che non si sono mai posti problemi nel dirmi sempre ciò che pensavano. Sicuramente il fatto che ci separassero pochi anni d'età è stato un fattore importante nell'instaurarsi di un rapporto schietto, confidenziale, ma sempre rispettoso.
Insegnare mi è piaciuto molto più di quanto immaginassi, mi sono sentita emozionata e onorata di poter essere un punto di riferimento per questi splendidi studenti, mi è piaciuto scherzare con loro e un attimo dopo affrontare discorsi più seri.
Oggi ho spiegato l'ultimo argomento del mio programma; ho strutturato la lezione in modo che fosse semplice, diretta e soprattutto breve, perché volevo dedicare del tempo a riepilogare tutti gli argomenti e a ricordare ancora una volta quale sarà la modalità d'esame. Adesso che ho davvero detto tutto, mi alzo e faccio il giro della cattedra, posizionandomi davanti e appoggiando il sedere al bordo anteriore.
"Le comunicazioni ufficiali sono finite, avete in ogni caso il mio indirizzo e-mail e potete contattarmi per qualsiasi dubbio o approfondimento. Vorrei intrattenervi ancora per qualche minuto perché ci tengo a dirvi alcune cose per me molto importanti.
Quando ho iniziato il mio corso, circa un mese fa, avevo timore, come credo ne abbiamo tutti ogni volta in cui iniziamo un'esperienza nuova. Avevo timore di addentrarmi in un mondo che avevo sempre conosciuto solo come studentessa, e non vi nego che, la prima volta in cui sono entrata in quest'aula, mi tremavano le gambe. Non sapevo cosa dire, come approcciarmi, avevo paura di non essere all'altezza di questo ruolo e soprattutto avevo paura di deludere le vostre aspettative. Era una prima volta per tutti, per me come docente e per voi come studenti di questo corso. Desideravo farvi appassionare alla disciplina almeno la metà di quanto lo fossi io, ma senza risultare noiosa; desideravo poter essere per voi una guida, un punto di riferimento, ma senza pormi in una posizione apicale rispetto a voi.
Questo mese per certi versi è volato, eppure è stato sufficiente a farmi capire tante cose e a regalarmi tante emozioni. Oggi posso dire di aver raggiunto i miei obiettivi, posso dire che questa prima volta è andata ben oltre le mie aspettative. E questo lo devo soprattutto a voi, perché siete stati degli studenti magnifici, sempre rispettosi, educati, appassionati, divertenti, schietti. È grazie a voi se sono sempre venuta qui con grinta e gioia, se sono riuscita a portare a termine gli obiettivi stabiliti e se mi sono appassionata così tanto al mondo dell'insegnamento che prima non avevo mai preso in considerazione.." mi schiarisco un attimo la voce, leggermente arrochita per l'emozione, poi proseguo "Insomma io... volevo dirvi grazie per tutto quello che mi avete regalato in queste settimane: il vostro rispetto, il vostro impegno, ma in particolar modo la vostra passione e la vostra curiosità. Non so se il Rettore deciderà di affidarmi altri corsi dopo la maternità, ma quello che è certo è che vi porterò sempre nel cuore, perché siete stati i migliori studenti che potessi desiderare.."
Mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo, e faccio scorrere lo sguardo tra tutti loro, che hanno gli occhi radiosi e stupiti. Si lanciano qualche occhiata e qualche cenno, dopodiché Sabrina si alza e prende la parola.
"Vorrei parlare io a nome di tutti, in qualità di rappresentante del nostro corso. Prima di iniziare un corso nuovo, è nostra abitudine chiedere qualche informazione ai ragazzi che ci hanno preceduto, per cercare di capire cosa potremmo aspettarci; chi ha frequentato il corso fino allo scorso anno, ci ha detto che il professore era eccezionale dal punto di vista strettamente didattico, ma molto distaccato per quanto riguarda i rapporti umani. Quando abbiamo saputo che quest'anno avremmo cambiato insegnante, non nego che abbiamo avuto il timore opposto, e cioè che un'insegnante giovane, alla sua prima esperienza come docente, potesse essere più empatica e simpatica, ma poco adatta sul piano didattico. E invece ci siamo ricreduti subito, perché da subito ci hai dimostrato di essere preparatissima e soprattutto molto appassionata, e in qualche modo hai trasmesso la tua passione anche a noi, senza mai imporci niente, senza mai avanzare pretese e senza mai fare leva sulla tua posizione sociale. Dal primo giorno sei stata con noi e non per noi, dal primo giorno sei stata sincera, diretta, seria ma anche ironica al momento giusto. Sei stata un po' la nostra insegnante ideale e un po' ci dispiace che il corso sia già terminato, è stato in assoluto uno di quelli che ci ha appassionati e interessati di più, e questo è stato grazie a te. Per cui, se sei riuscita a raggiungere determinati obiettivi, non è solo grazie a noi, ma è soprattutto merito tuo"
A questo punto ho gli occhi completamente appannati dalle lacrime, e non posso fare altro che sorridere e fargli un cuoricino con le dita. Vorrei abbracciarli tutti, da Annie, quella più appassionata, sempre pronta a fare domande e a dare risposte; a George, molto introverso ma con un incredibile occhio critico verso la letteratura; a Penny, la secchioncina del gruppo, ma con uno sguardo così dolce da incantare chiunque; ad Alvaro, quello dalla battuta sempre pronta. Sono tutti diversi, e tutti a modo loro hanno lasciato una piccola sfumatura dentro di me. Dai loro sguardi e dai loro sorrisi tristi posso dedurre che, tutto sommato, anche io ho lasciato una piccola impronta nel loro percorso, e di questo posso solo essere fiera.
In serata, dopo aver fatto addormentare Teddy e Phoebe, Christian ed io siamo in camera da letto impegnati a preparare la valigia per l'ospedale.
"Amore, cos'hai? Ti vedo un po' giù.." domanda ad un tratto mio marito.
Lascio andare la camicia da notte che stavo piegando e mi siedo sul bordo del letto. "Ma niente.. è solo che mi dispiace che il corso all'università sia già finito.."
Christian sorride e si china davanti a me, prendendomi le mani.
"Ti è piaciuto davvero tanto insegnare, vero??"
"Sì, ho scoperto davvero un mondo nuovo e.. non pensavo potessi appassionarmi così tanto.."
"Beh, da quello che mi hai detto, i ragazzi ti hanno apprezzata moltissimo, e anche il Rettore ti stima, quindi magari il prossimo anno potrà riconfermarti"
"E.. tu ne saresti felice?"
Ripensando al casino che ha messo su quando ho accettato l'incarico, trovo quasi strano vederlo così ottimista e accomodante.
"Io sono felice se sei felice tu". Quelle sette parole sono sufficienti per mettermi definitivamente al tappeto. Lo sa che non resisto quando è così dolce.
Mi chino verso il suo viso e lo bacio, indugiando qualche secondo in più per godermi il sapore delle sue labbra.
"Dai panciona, diamoci una mossa, dobbiamo terminare questa valigia!" dice poi, alzandosi.
Mi alzo anche io, con le mani sui fianchi. "Panciona a chi?" domando, arrabbiata.
Mio marito si guarda intorno. "Vedi altre pancione simili a Winnie The Pooh qui in giro?" allude alla mia felpa rossa con su disegnato un vasetto di miele.
Senza pensarci due volte afferro un cuscino e glielo scaglio contro, centrandolo in pieno.
"Ma come osi?!" esclama, con gli occhi sgranati.
Prende la prima cosa che gli capita sottomano, un reggiseno da allattamento, e me lo tira contro. Scoppio a ridere e rispondo a mia volta, con un pacco di salviette profumate.
"Ma allora vuoi la guerra?" mi minaccia, ma senza mascherare un sorriso.
Trascorriamo i minuti successivi a lanciarci oggetti contro e a ridere come matti. La valigia è completamente sfatta, ma ci stiamo divertendo da impazzire. Sembriamo più piccoli dei nostri figli, ma francamente non m'importa; divertirmi in questo modo con mio marito è una delle cose più belle della mia giornata.
Ad un tratto metto fine alla nostra battaglia e inizio a girare intorno al letto. "Sbaglio o il tuo nuovo profumo di Armani è nel secondo ripiano della cabina armadio? O forse il terzo?"
Christian sgrana gli occhi e cammina verso di me, più serio che mai. "No Ana.. quello no.."
Con un sorrisetto diabolico scatto verso la cabina armadio e sento Christian correre dietro di me. Faccio appena in tempo ad afferrare la boccetta di profumo che sento le braccia di mio marito avvolgermi la vita, ferme ma sempre attente e protettive.
Scoppio a ridere, e lui insieme a me.
"Mi arrendo!" afferma, sfilandomi il profumo dalle mani. Dopodichè torna a stringermi, con un braccio sul mio seno e l'altra mano sul mio pancione, e ci guardiamo attraverso lo specchio che è davanti a noi.
"Quanto sei bella" mormora, baciandomi più volte la guancia.
Mi lascio andare tra le sue braccia e intreccio le dita alle sue, mentre Allie scalcia come una pazza, facendo cambiare forma alla mia pancia.
"È incredibile" osserva Christian, divertito e affascinato allo stesso tempo.
Attraverso lo specchio mi perdo nel suo sguardo magnetico e nella pace di questo momento solo nostro.
Dopo qualche minuto facciamo ritorno in camera e ci dedichiamo seriamente alla preparazione della valigia per l'ospedale. Ogni camicia da note, ogni vestaglia, ogni reggiseno, ogni oggetto che ripongo con cura, suscita in me un'emozione, perché mi fa rendere conto del fatto che manca davvero poco, meno di due mesi e questa stellina che tira calci tutto il giorno sarà tra le nostre braccia. La parte più divertente, e anche la più emozionante, è proprio scegliere i vari cambi per lei: abbiamo solo l'imbarazzo della scelta tra le infinite cose che abbiamo acquistato. Optiamo per diverse tutine di ciniglia calde e bellissime, tutte sui toni del rosa, bianco e rosso, con annessi body, calzini e bavaglini.
"Questi sono i miei preferiti" Christian si siede sul bordo del letto e mi mostra un paio di minuscoli calzini con la scritta "I LOVE DAD".
Sorrido e mi avvicino a lui, posizionandomi tra le sue gambe divaricate. "È proprio così: nostra figlia sarà innamorata di te. Anzi.. io credo che lo sia già"
Christian mi rivolge uno sguardo dolcissimo e poi appoggia le labbra sulla mia pancia. "La mia stellina" sussurra, facendomi scaldare il cuore.
Gli accarezzo i capelli e non oso muovermi né parlare, ho quasi paura di spezzare la bellezza e la magia di questo momento.


Una settimana dopo...

"Credo sia la prima volta, in sei anni e mezzo, che ti vedo in ufficio con jeans premaman e scarpette Adidas" osserva divertita Hannah, mentre siamo in area relax a prendere un caffè.
Ridacchio e mi appoggio con il fianco ad una delle macchinette: quando Allie è nel pieno di una delle sue sessioni di calci, non riesco a stare seduta.
"È che sono quasi nel nono mese e ho i piedi gonfi come due palloncini"
"Sei sicura di voler partire? Te la senti?"
"Certo! È un'occasione importantissima per Boyce e per tutta la GIP. Voglio andare di persona a Los Angeles, e poi si tratta solo di un paio di giorni" lancio un'occhiata all'orologio che ho al polso e scopro che sono già passate le 17. "Piuttosto sbrighiamoci ad ultimare i dettagli perché vorrei tornare presto a casa, ho i bambini con la febbre"
"Non avevo capito che avesse la febbre anche Phoebe"
"No infatti, l'altro bambino è mio marito"
Hannah ride e mi prende a braccetto per rientrare nel mio ufficio.
Mezz'ora più tardi abbiamo organizzato in tutti i dettagli la partenza per Los Angeles e l'incontro negli uffici amministrativi della Universal Pictures, mi sono messa anche in contatto con i piloti del jet, così che abbiano il tempo di pianificare l'itinerario e fare tutti i controlli di routine.
In macchina do uno sguardo al cellulare, ma non trovo messaggi né chiamate da parte di Christian, e questo un po' mi tranquillizza, perché vuol dire che è tutto sotto controllo, il che non è così scontato, perché mio marito con l'influenza è il prototipo perfetto del maschio medio: la temperatura corporea oltre i 37 gradi equivale all'essere moribondo.
E la cosa più buffa è che se l'è cercata!
Nel week-end Teddy ha avuto l'influenza e Christian, per non rischiare che contagiasse anche Phoebe e me, ha insistito perché Phoebe dormisse in camera con me e lui e Teddy si sono impossessati di una delle camere del piano terra, in modo da non essere disturbati dal lavoro degli operai, che proprio ieri hanno ultimato la nuova cameretta di Teddy e Phoebe e hanno iniziato a lavorare in quella di Allie.
Comunque, la stretta vicinanza con nostro figlio ha fatto sì che anche Christian beccasse la febbre e il raffreddore, così adesso ho entrambi i miei uomini deboli e malaticci. L'unica nota positiva di tutto questo è che sono tre giorni che padre e figlio vivono praticamente in simbiosi: dormono insieme, trascorrono la giornata a raccontare storie o a guardare cartoni in televisione. Teddy adora avere il suo papà tutto per sé, ed io adoro prendermi cura di entrambi, anche se Christian è più apprensivo del solito perché sostiene che le donne incinte siano più sensibili dal punto di vista immunitario e quindi teme che possa prendere l'influenza anche io.
Quando arrivo a casa, trovo Phoebe e John a giocare con le costruzioni in salotto, con Gail che li sorveglia.
"Mamma!" esclama la mia bambina, correndomi incontro. Mi cinge i fianchi con le braccia, per quello che riesce, e appoggia il viso al mio pancione.
"Amore mio" mormoro, sedendomi su una poltrona e facendola sedere sulle mie gambe. La abbraccio e la riempio di baci. "Teddy e papà stanno dormendo?"
Lei solleva le spalle. "Non lo so"
"Adesso vado a vedere io" do un bacio sulla fronte alla mia piccola e poi mi alzo.
Mi dirigo nella stanza provvisoria di Christian e Teddy, al piano terra; scosto leggermente la porta e li scopro svegli, a guardare qualcosa in televisione. Sorrido nel vederli abbracciati e divertiti, in una bolla di complicità che ogni volta mi fa tremare il cuore.
"Buonasera!" dico, entrando in camera.
Entrambi si voltano verso di me e sorridono, esclamando un "Ciao!".
Mi siedo sul bordo del letto, dal lato di Teddy, e mi chino, posando le labbra sulla sua fronte: per fortuna è tiepida. "Cucciolo, sembra che la febbre sia scesa. Come ti senti?"
"Sono tanto stanco"
Gli accarezzo i capelli. "Povero amore. Hai mangiato qualcosa?"
Lui scuote la testa. Sono due giorni che mangia solo due biscotti al mattino e una tazza di latte la sera, non so cosa fare per fargli mandare giù qualcosa di più consistente.
"Non c'è proprio nulla che ti andrebbe di mangiare? La mamma te lo prepara"
Teddy riflette per qualche secondo. "I muffin, quelli con lo zucchero sopra" risponde poi.
Beh, non sono l'alimento più nutriente che ci sia, ma almeno sono fatti in casa, genuini, e poi in questo momento gli preparerei qualunque cosa pur di vederlo mangiare di gusto.
"Aggiudicati! Adesso vedo prima come sta l'altro malatone e poi te li preparo"
Mio figlio ride e si volta verso il suo papà.
"Fate poco gli spiritosi" afferma acido mio marito, con la classica voce nasale da raffreddore.
Faccio il giro del letto e mi siedo accanto a lui, tastandogli dolcemente la fronte. "Anche tu sei tiepido. Come ti senti?"
"Come uno che è stato investito da un treno in corsa: mi fa male tutto"
Fatico nel trattenere una risata. Non credevo possibile che un uomo del calibro di Christian Grey potesse essere messo KO da un po' di influenza.
"Mi trovi comico?"
Gli accarezzo i capelli e poi il viso. "No amore, è solo che non mi aspettavo che la febbre ti riducesse così"
"Di solito sto così solo un paio di giorni, poi miglioro. Se ricevo le giuste coccole, guarisco anche più in fretta" fa gli occhioni dolci ed io non resisto dal chinarmi su di lui e baciargli dolcemente la fronte.
"La mia principessa come sta?" domanda poi Christian, allungando la mano verso la mia pancia.
"Piena di energia! Durante la riunione non ha fatto altro che scalciare, tanto che facevo fatica a stare seduta"
"A proposito della riunione: avete organizzato il viaggio a Los Angeles?"
"Sì, partiremo domenica 5 intorno alle 15, lunedì mattina abbiamo l'incontro alla Universal e lunedì pomeriggio alle 16 prendiamo il jet per il ritorno"
Lui sbuffa. "Ho una conferenza stampa lunedì mattina, non posso venire a farti da babysitter"
Sgrano gli occhi, non so fino a che punto stia scherzando.
Gli prendo le guance con una sola mano e stringo leggermente. "Tu provaci, ed io indosso la cintura di castità per tre mesi. Chiaro?" uso un tono calmo ma molto molto deciso, giusto per fargli capire che non ho voglia di scherzare su questo argomento.
Christian annuisce e poi mi rivolge un sorriso angelico.
"Mamma" interviene ad un tratto Teddy "Mi fai i muffin?"
"Sì amore hai ragione, scusa"
Mi alzo e, nell'uscire dalla stanza, faccio l'occhiolino a mio marito, che scuote la testa e ride.
Faccio ritorno in cucina e, con l'aiuto di due preziosi collaboratori come Phoebe e John, preparo l'impasto per una decina di muffin, li ripongo in forno e li faccio cuocere per circa 20 minuti.
"Posso portare anche io i muffin a papi e Teddy?" chiede Phoebe, mentre distribuisco lo zucchero a velo sui dolcetti ancora caldi.
"Va bene amore, porta tu questo" le do un piattino con due muffin, ed io porto un vassoio con altri muffin e due tazze di latte caldo con il miele.
"Uaauu, la mia infermiera preferita!" esclama Christian, non appena vede entrare Phoebe.
Nostra figlia appoggia il piattino sul comodino e poi si arrampica per salire sul letto. Scavalca suo padre e si avvicina a suo fratello.
"Cucciolino, hai ancora tanta bua?" quel tono così immensamente dolce e la tenerezza con cui lo abbraccia mi divertono e allo stesso tempo fanno spiccare il volo al mio cuore.
Christian si volta verso di me con un sorriso colmo d'amore, e insieme ci incantiamo ad osservare i nostri bambini e l'infinito affetto che li lega.
"Adesso sto meglio Phe, non ti preoccupare" risponde Teddy, con quel tono da 'ho tutto sotto controllo', ereditato da suo padre. Ricambia l'abbraccio della sua sorellina e le dà un bacio su una guancia.
"E del tuo papino non ti interessi?" Christian fa la vocina triste e mostra il labbruccio.
Phoebe si stacca da suo fratello e si siede sul cuscino del suo papà, così da circondargli la testa con le braccia e baciargli amorevolmente la fronte.
"Ora sì che mi sento meglio!" afferma mio marito, facendo sorridere nostra figlia.
Phoebe è così dolce e premurosa che davvero riuscirebbe a far sentire meglio chiunque con le sue attenzioni. A volte non riesco a credere che abbia solo tre anni.
"Possiamo mangiare i muffin?" chiede ad un tratto Teddy.
"Prima un po' di latte" porgo una tazza a lui e l'altra a Christian.
Loro si tirano su a sedere e bevono a piccoli sorsi il loro latte caldo. Teddy è tenerissimo, ma mio marito non è da meno: con il pigiama di flanella, i capelli arruffati e le guance arrossate a causa della temperatura un po' alterata, sembra proprio un cucciolo.
"Mamma, vieni anche tu" Phoebe batte la manina sul materasso.
Accolgo volentieri il suo invito e mi siedo tra Christian e Teddy, porgendo ad ognuno un piattino con il proprio dolcetto.
"Guardate un po' qua"
Appoggio il mio piattino sulla parte alta del mio pancione, facendo sì che si regga da solo, e i bambini cominciano a ridere.
"Vediamo se Allie è sveglia" Christian inizia a tastare la mia pancia, e i nostri figli lo imitano, chiamando la sorellina.
Pochi secondi dopo sento la principessina muoversi, e anche il piattino inizia ad oscillare. Teddy e Phoebe non riescono a smettere di ridere, facendo ridere di conseguenza anche me e Christian.
In questo momento non mi interessa la possibilità di prendere la febbre, perché niente è più forte del desiderio di restare qui, in questo lettone che sa di risate, amore e zucchero.


Tre giorni dopo...

Ricontrollo per l'ennesima volta la valigia, prima di chiuderla definitivamente. Ho scelto un trolley piccolo, adatto per la mia permanenza di appena ventiquattro ore in terra californiana.
"Sei pronta?" la voce di Christian mi fa sobbalzare.
Mi volto e lo vedo appoggiato con il fianco allo stipite della porta.
"Devo solo finire di truccarmi e sono pronta" mi siedo davanti alla specchiera e applico il mascara nero sulle ciglia, un tocco di blush per colorare leggermente le guance, e un velo di rossetto color ciliegia sulle labbra.
Per tutto il tempo Christian non si sposta dalla sua posizione, e di tanto in tanto lo guardo di sottecchi attraverso lo specchio, captando un alone di tristezza nel suo sguardo. Terminato il mio trucco, do una spazzolata ai capelli e poi mi alzo, specchiandomi per intero. Ho indossato un abitino di lana premaman bordeaux, calze nere e un paio di stivali neri al ginocchio.
"Secondo te sono vestita in maniera troppo semplice per un viaggio di lavoro?"
Mio marito si allontana dallo stipite della porta e mi raggiunge, posando le mani sui miei fianchi. "Sei bellissima, come sempre.." accenna un sorriso, ma è un sorriso forzato.
"Dai amore però non fare quel faccino triste" gli prendo le guance tra le mani "Mi fai partire con il cuore a metà"
Lui sospira. "È che mi mancherai.."
Sorrido. "Anche tu, da morire, ma si tratta solo di un giorno. Domani sera sarò già qui, pronta a rompere le scatole di nuovo"
Riesco finalmente a strappargli una risata e anche qualche bacio rubato.
"Mi sa che dobbiamo andare adesso" dico, non appena riesco a staccarmi dalle sue labbra "Hannah, Boyce Fox e il suo agente Craig Simon ci aspettano all'aeroporto tra mezz'ora"
Christian mi dà un altro bacio e poi si appresta a prendere la mia valigia e portarla in auto, dove ci attende Sawyer, insieme a Teddy e Phoebe. I miei bambini ci tenevano ad accompagnarmi in aeroporto, mentre io avrei preferito salutarli a casa, perché non mi piace affatto vedere le loro espressioni tristi; il che è curioso, perché non è di certo la prima volta che mi vedono partire, molte volte anche insieme a Christian, e di solito non si comportano così. Ma d'altronde si sa: i bambini sono imprevedibili.
"Dai, non vi voglio vedere così" mormoro, mentre loro mi abbracciano. Faccio troppa fatica a stare chinata, così mi siedo su una delle poltroncine della sala d'attesa riservata ai jet privati e li faccio sedere sulle mie gambe "Ascoltate, io torno prestissimo! Domani sera sono già qui. Voi domattina andrete a scuola, poi verranno a prendervi i nonni, trascorrerete il pomeriggio con loro e poi tornerete qua a prendermi"
"E oggi?" domanda Phoebe.
"Oggi starete con papà, non siete contenti?"
Loro annuiscono e finalmente sorridono.
"Mr Grey, noi siamo pronti!" annuncia uno dei piloti.
Christian mi guarda, cercando il mio assenso.
"Arrivo tra un minuto" comunico, poi mi rivolgo nuovamente ai miei figli "Voglio un altro super abbraccio"
Loro mi stringono forte, facendomi perdere un battito, e mi baciano le guance. Li lascio andare, con non poca fatica, mi alzo e raggiungo mio marito. Christian mi guarda negli occhi, mi prende il viso tra le mani e mi dà un dolcissimo bacio sulla fronte.
"Mi raccomando, fai la brava. Anzi.." sposta le mano dal mio viso alla mia pancia "..fate le brave. Mi mancherà questo pancione stanotte"
Ridacchio e gli accarezzo una guancia. "Anche tu ci mancherai" mi allungo per baciarlo dolcemente sulle labbra, dopodichè mi avvio verso la scaletta del jet, seguita da Hannah, Boyce, il suo agente e Sawyer. Prima di entrare, mi volto e soffio un bacio a mio marito e i miei bambini che mi salutano con un bellissimo sorriso sul volto. Quando mi siedo su una delle poltroncine del jet, ho gli occhi completamente appannati a causa delle lacrime, e neanche presto attenzione alle istruzioni dei piloti e degli assistenti di volo.
Sento all'improvviso una mano posarsi delicata sul mio braccio. "Ana, va tutto bene?" sollevo lo sguardo e incontro quello preoccupato di Hannah.
Sorrido e tiro su con il naso. "Sì, tranquilla, va tutto bene. È solo che.. in gravidanza è tutto più.. amplificato, diciamo"
Lei sorride. "Immagino. E poi i tuoi figli sono così teneri, stavo per commuovermi anche io"
Rido e mi sento subito meglio. Mi dispiace da morire essere lontana dai miei amori più grandi, ma al contempo mi sento euforica per questo viaggio così importante, condiviso con delle persone davvero piacevoli.
Tre ore più tardi il jet atterra al LAX, per fortuna non ci sono differenze di fuso orario tra Seattle e Los Angeles, per cui anche qui sono da poco passate le 18. Dopo aver scaricato i nostri bagagli, gli assistenti di volo ci accompagnano all'interno dell'aeroporto; Sawyer si dirige subito verso l'area di noleggio auto per presentare la nostra prenotazione, il responsabile gli consegna le chiavi dell'auto e i relativi documenti. Durante il tragitto verso l'hotel, invio un sms a Christian, comunicandogli che siamo arrivati, anche se non mi sorprenderebbe se avesse seguito il jet tramite il GPS.
Mezz'ora più tardi, dopo tutte le operazioni di routine alla reception, posso finalmente affondare in una morbidissima poltrona blu nella mia camera d'albergo e godermi qualche minuto di relax. Estraggo il cellulare dalla borsa e telefono a Christian. Lui fa cadere la linea e avvia una video-chiamata, faccio scorrere il dito sullo schermo e poco dopo vedo apparire lui e i nostri bambini, con un leggero caos in sottofondo.
"Heey, ma dove siete?"
"Stiamo mangiando!!" esclama Teddy, mostrandomi un panino.
"Siamo in un pub accanto al cinema" risponde Christian, poi si appresta a spiegare "Quando te ne sei andata eravamo tristi, così per consolarci siamo andati al cinema a vedere uno degli ultimi film d'animazione, e adesso siamo venuti a cena qui"
"Bravi! Vi trattate bene senza di me!"
"Teddy e Phoebe hanno già detto che dobbiamo tornarci tutti insieme. Vero??"
I bambini annuiscono, senza smettere di mangiare.
"Ma non era lei quello contrario al cibo spazzatura, Mr Grey?" punzecchio mio marito.
Lui alza gli occhi al cielo. "Questo non è cibo spazzatura, cara la mia saputella, è un semplice hamburger con le patatine. E poi ogni tanto bisogna anche trasgredire un po', no?"
Scuoto la testa, ridendo. "Vi siete divertiti al cinema??"
"Sììì, tanto!" esclamano entrambi in coro.
"Tu come stai? Sei stanca?" chiede prontamente Christian.
"Un po', ma vedervi non sai quanto mi stia ricaricando. In più quest'albergo è fantastico, sono al sedicesimo piano e da qui si vede tutta la città, con tutte le sue luci. È bellissimo!"
"Adesso cosa farai?"
"Tra poco vado a fare una doccia e poi alle 20 ci vediamo tutti insieme al ristorante per cenare. Voi?"
"Noi dopo mangiato torneremo a casa, doccia, pigiami e a letto"
"E giochiamo!" interviene Phoebe.
"No, a letto, perché domani c'è scuola" ribatte Christian.
"Dai papii!" aggiunge Teddy.
Christian sbuffa. "Dopo vediamo!" taglia corto, poi torna a rivolgersi a me "Amore, ci sentiamo più tardi?"
"Sì, pesti, ci sentiamo più tardi per la buonanotte"
"Ciao mammaaa!" urlano i miei bambini.
"Ciao amore" aggiunge Christian, soffiandomi un bacio, poi attacca.
Lancio il cellulare sul letto e non riesco a smettere di ridere: quei tre insieme sono davvero formidabili. Mi sento immensamente felice e leggera di vedere i miei bambini e mio marito così allegri e spensierati.
Non appena riacquisto la giusta energia, mi alzo dalla poltrona e apro la valigia alla ricerca di un cambio per andare a cena: scelgo un abitino premaman beige con i pois neri, a cui abbino un paio di calze nere spesse e un cardigan nero. Mi concedo una doccia di venti minuti, durante la quale mi lascio coccolare dall'acqua calda e dal bagnoschiuma al profumo di Argan. Quando esco dalla doccia mi sento completamente rilassata e rigenerata, mi asciugo e mi vesto con calma e quando sono pronta scopro di essere in anticipo di un quarto d'ora. Così ne approfitto per uscire sul balcone e godermi questo panorama meraviglioso. Prima di scendere a cena, prendo il cellulare e scatto un selfie dall'alto cercando di inquadrare il mio viso, la mia pancia e uno squarcio della vista che si vede da quassù.
Lo invio a Christian, che mi risponde meno di un minuto dopo.

"Quel panorama sfuma completamente al cospetto della vostra meraviglia. Mi manchi, panciona. Vi amo da morire"

Quando arrivo al ristorante dell'hotel, ho ancora stampato sul viso un sorriso a trentadue denti. Un cameriere mi conduce al nostro tavolo, dove sono già arrivati tutti, tranne Sawyer.
"Scusate il ritardo"
"Non si preoccupi, Mrs Grey, siamo appena arrivati" mi rassicura Mr Simon.
"Sei bellissima, Ana" dice dolcemente Hannah, brillante nel suo abito da cocktail color rosa pesca, che spicca sulla sua carnagione scura.
Le sorrido. "Grazie, anche tu"
"Mr Sawyer non ci raggiunge, Ana?" domanda Boyce.
"Effettivamente mi stavo chiedendo la stessa cosa" mi guardo intorno e scorgo la mia fidata guardia del corpo al bancone del bar in fondo alla sala. Mi scuso con gli altri commensali e mi alzo per raggiungerlo. "Sawyer, cosa ci fai qui?"
Lui si alza all'istante. "Ha bisogno di qualcosa, signora?"
"No, ma mi chiedo cosa ci faccia tu qui, anziché essere al tavolo con noi"
"Non è quello il mio posto" risponde, criptico.
Inarco le sopracciglia, perplessa e colpita da questa sua risposta. "Che cosa vuol dire?"
"Che il compito di una guardia del corpo non è quello di sedere a tavola con i signori"
"Beh, se la metti su questo piano, tra i compiti di una guardia del corpo non rientra neanche fare i regali a Natale ai figli dei propri datori di lavoro, o portargli le loro caramelle preferite quando escono da scuola, eppure tu lo fai.."
Gli scappa un sorrisetto, che mi fa sperare di averlo punto nel vivo. Forse sarò anomala, strana rispetto ai membri della cosiddetta "alta società", ma io non riesco ad essere rilassata e serena sapendolo solo e annoiato ad un bancone, mentre noi siamo insieme a tavola, soprattutto in una città sconosciuta.
"La ringrazio davvero, Mrs Grey, ma non deve preoccuparsi per me"
Dio, ma perché gli uomini sono così testardi??
"Devo importelo come ordine?"
Lui sospira e alla fine cede. Cammina verso il nostro tavolo come se stesse andando al patibolo, ma io credo che tutto sommato sia contento di cenare insieme a noi. Quello che mi sorprende il cambiamento di umore che noto in Hannah per tutto il resto della cena, cosa che non riesco a spiegarmi, ma mi impongo di farmi gli affari miei e non ingigantire la cosa. A parte questa piccola nota stonata, la cena scorre piacevole e divertente, e il cibo è ottimo.
Quando terminiamo la cena sono quasi le 22, e decidiamo di ritirarci ognuno nella propria stanza, siamo tutti abbastanza stanchi e domani sarà una giornata importantissima. Prima di entrare in ascensore, prendo in disparte la mia fidatissima segretaria.
"Hannah, va tutto bene?"
"Sì!" risponde con troppa enfasi "Perché?"
"Beh.. non so.. a tavola ti ho vista un po'.. strana"
Lei mi sorride, ma sembra un sorriso troppo tirato. "Non ti preoccupare Ana, va tutto bene, sono solo stanca"
La risposta non mi convince, ma in fondo non sono affari miei, per cui decido di lasciar perdere. Le auguro la buonanotte e salgo in camera.
Per prima cosa sfilo le scarpe, poi mi siedo su un divanetto e faccio una video-chiamata a Christian.
"Hai fatto appena in tempo, i diavoletti sono ancora svegli!" sposta leggermente la fotocamera così da inquadrare Teddy e Phoebe, distesi nel nostro letto.
"Ma quel letto mi è familiare!"
"È il tuo letto infatti" conferma Teddy.
Mi fingo arrabbiata. "E cosa ci fate voi nel mio letto??"
"Noi dormiamo con papi" afferma orgogliosa Phoebe.
"Hey, io sono gelosa!"
Loro scoppiano a ridere, e a me scoppia il cuore.
"Hai cenato?" chiede poi mio marito.
"Sì, una cena davvero ottima. Adesso non vedo l'ora di indossare il pigiama e mettermi a letto"
"Allora facciamo così, faccio addormentare i bimbi e poi ti richiamo, okei?"
"Va bene"
Christian sposta di nuovo la fotocamera su Teddy e Phoebe. "Date la buonanotte alla mamma"
"Buonanotte mamma!!" urlano, agitando le mani per salutarmi.
"Buonanotte amori miei" mando un bacio ad entrambi, dopodichè vedo lo schermo oscurarsi.
La cosa più bella di questo mio viaggio è sicuramente il fatto che Christian sia rimasto da solo con Teddy e Phoebe; lui si occupa sempre dei nostri figli, ogni giorno, ma è in assoluto la prima volta che è solo con loro. Gail si è offerta più volte di dargli una mano, nonostante fosse domenica, ma Christian ha gentilmente rifiutato, affermando che si sentiva pienamente sicuro e felice di occuparsi di loro da solo. Ed è semplicemente fantastico. Bastava guardare i loro occhi, di tutti e tre, per capire quanto fossero entusiasti di essere insieme. Christian quando è con i nostri figli, torna bambino anche lui, ha una luce nello sguardo che brilla di spensieratezza e di gioia. Ed io sento dentro un amore così forte, incontenibile, devastante, impossibile da descrivere.
Metto il cellulare in carica e nel frattempo mi spoglio e indosso il pigiama. Do un ultimo sguardo alle luci di Los Angeles prima di chiudere la tapparella e poi mi infilo a letto. In attesa della telefonata di Christian, accendo il televisore e faccio un po' di zapping, fino a quando non scorgo la scritta Le pagine della nostra vita, e scopro che per fortuna è iniziato solo da dieci minuti. Adoro da morire questo film, anche se ogni volta in cui lo vedo verso fiumi di lacrime.
Infatti, quando rispondo alla telefonata di mio marito, un quarto d'ora più tardi, sto quasi singhiozzando.
"Ana, che succede??" chiede allarmato Christian.
"Ma niente, su un canale locale trasmettono Le pagine della nostra vita"
"Dio Ana, perché ti ostini a vedere sempre quel film, se ogni volta anneghi nelle tue lacrime?"
"Perché mi piace!"
Lo sento ridere, e inevitabilmente rido anche io.
"Com'è andata la serata?" domando poi.
"Benissimo. Ci siamo divertiti davvero tanto. Sarebbe stato tutto perfetto se ci fossi stata anche tu"
"No, è stato perfetto così. Solo voi tre"
Sento qualche secondo di silenzio. So che Christian sa cosa intendo dire.
"Anastasia, ti amo" sussurra ad un tratto.
Chiudo gli occhi, perdendomi nel suono di quelle parole.
"Ti amo anche io, amore"
"La mia principessina come sta??"
Sorrido e mi accarezzo la pancia. "Come tutte le sere, questo è il suo orario preferito per mettersi a ballare"
Non sento la risposta di mio marito, perché il mio sguardo viene completamente rapito da una torta alle fragole che appare sullo schermo televisivo.
"Oddio, che meraviglia!" quasi gemo.
"Ana, che dici?"
"Eh? No.. scusa amore ero distratta"
"Distratta da cosa?"
"Ma niente, c'era uno spot pubblicitario e ho visto delle fragoline di bosco orgasmiche"
"Fragoline di bosco?"
"Sìì, non so cosa c'entrino in questa stagione, ma erano bellissime"
Pochi minuti più tardi, dopo qualche altro racconto sulla nostra giornata e qualche altro tenero saluto, Christian ed io terminiamo la telefonata. Dalla voce di mio marito traspariva la felicità di avere i nostri figli nel lettone con sé: non è più abituato a dormire da solo, se non in circostanze strettamente necessarie, e cioè quando è in viaggio per lavoro.
Anche io non sono più abituata a dormire da sola, perché per lavoro viaggio molto meno rispetto a Christian, e quando lui non c'è, anche io dormo con i nostri figli; e adesso faccio fatica a prendere sonno.
Quasi mezz'ora più tardi, sento bussare alla mia porta. Perplessa, mi alzo, infilo al volo le ciabatte e la vestaglia e mi dirigo verso la porta, chiedendomi chi diavolo possa essere a quest'ora tarda.
"Chi è?" urlo.
"Servizio ristorante!"
Apro la porta e mi ritrovo davanti un cameriere con un carrello davanti a sé.
"Buonasera Mrs Grey" mi sorride gentile.
"Buonasera"
"Mi perdoni l'orario, ma abbiamo avuto direttive precise di farle recapitare questo il prima possibile" mi porge un vassoio con all'interno tre cloche di grandezze diverse, e poi cordialmente si congeda.
Più perplessa di prima, chiudo la porta e appoggio il vassoio sul tavolo accanto al divano. Curiosissima, alzo la cloche più grande e scopro una grande ciotola colma di fragoline di bosco.
"Oddio" mormoro, portandomi una mano alle labbra per la sorpresa.
Questa è opera di Christian, non potrei esserne più sicura. È opera di quell'uomo meraviglioso che ho al mio fianco, che non resiste dall'accontentare qualsiasi mio desiderio, anche a chilometri di distanza. Mi viene quasi da piangere.
Sollevo le altre due cloche, più piccole, e scopro una ciotolina con la panna e l'altra con il cioccolato fuso; il tutto è accompagnato da un piattino e le varie posate. Distribuisco nel piatto una porzione di fragoline, una di panna e una di cioccolato, afferro il cucchiaino e me ne torno a letto davanti al televisore.
Prima di iniziare a mangiare, scatto una foto al mio piattino e la invio a Christian.

"Mi hai regalato la buonanotte più dolce che potessi desiderare. Forse tutto questo zucchero riuscirà a compensare la vostra mancanza.
Grazie amore mio, non ti smentisci mai.
Ti amo.
P.S. anche la tua piccola stellina è molto molto felice
"

Lui mi risponde dopo un paio di minuti.

"Farei qualsiasi cosa per rendere felici le mie donne.
Vi amo da morire.
Buonanotte bimbe mie
"


"Posso portarvi altro, signori?"
"Beh, direi una bottiglia di champagne" risponde Boyce, poi si volta verso di me "Cosa ne pensi, Anastasia?"
"Assolutamente sì!" confermo, entusiasta.
Il cameriere annuisce con un sorriso e si allontana.
Siamo a pranzo in un meraviglioso ristorante italiano al trentottesimo piano di uno dei più famosi grattacieli di Los Angeles. La sala principale è ricca di finestre su tutte le pareti, e questo consente di ammirare a trecentosessanta gradi tutto il panorama di Los Angeles: da qui si vede praticamente tutta la città, i grattacieli, i quartieri pieni di vita, i parchi, il mare.
Non potevamo scegliere posto migliore per festeggiare la firma del contratto da parte di Boyce e della GIP, giunta al termine di una riunione protrattasi per oltre tre ore, durante la quale gli esponenti del consiglio di amministrazione della Universal Pictures hanno esposto tutte le loro idee, le tempistiche, i costi, gli introiti, hanno accolto le nostre domande, le nostre perplessità, le nostre curiosità, con precisione, interesse e enorme disponibilità. Ci siamo sentiti davvero ben accolti, e si poteva avvertire una sorta di entusiasmo nell'aria, da parte nostra e da parte loro.
Secondo gli accordi stabiliti, dopo le feste natalizie, la Universal designerà il regista e lo sceneggiatore ideali per il film, che lavoreranno a stretto contatto con Boyce Fox per stilare la sceneggiatura, scegliere i luoghi e i tempi di riprese. Nel frattempo verrà messo su tutto l'immenso gruppo di lavoro, e in ultimo, quando la sceneggiatura sarà completa, inizierà tutto il lavoro di casting. Se verrà rispettata la tabella di marcia, le riprese dovrebbero iniziare non prima dell'autunno del prossimo anno.
Mi sento davvero immensamente soddisfatta, questo è un momento fantastico per Boyce, e lo è anche per me, perché riesco ad avvertire sulla mia pelle un pizzico di quella felicità che scorgo nel suo sguardo.
Il cameriere fa ritorno al nostro tavolo con una bottiglia di champagne e cinque bicchieri.
"Boyce, a te l'onore" dico, indicando la bottiglia.
Lui si alza, sorridendo, e inizia a togliere la carta dal tappo, poi solleva il tappo metallico e infine fa scattare quello di sughero, tra gli applausi di tutti noi.
"All'inizio di questa splendida avventura" dice solennemente Boyce, sollevando il calice.
Io faccio tintinnare il bicchiere insieme a quello degli altri e mi limito ad un piccolo sorso.
Al termine del nostro pranzo, rientriamo in albergo per fare il check-out e ritirare i nostri bagagli, dopodichè ci dirigiamo in aeroporto. Poiché manca ancora un po' alla partenza, Hannah ed io ci concediamo una passeggiata per la galleria commerciale del LAX, e non resisto dal comprare qualche regalino ai miei amori: un orsetto con la scritta "I LOVE LA" per Phoebe, un ciuccio e un body con la stessa scritta per Allie, un pallone da basket con lo stemma della squadra della città per Teddy, e un portachiavi per Christian su cui ho fatto incidere le iniziali di tutti e cinque.
Alle 16 in punto decolliamo da Los Angeles e atterriamo a Seattle poco dopo le 19. Quando scendo dal jet, ho la sensazione di essere stata lontana da casa chissà per quanto tempo, e non vedo l'ora di riabbracciare mio marito e i miei bambini.
Mentre gli assistenti di volo portano giù i bagagli, Sawyer ci accompagna all'interno, nella solita area riservata, e faccio appena in tempo a varcare la vetrata che sento urlare un "Mamma!!!" e vedo due piccoli tornado correre verso di me. Mi chino e li accolgo tra le mie braccia, stringendoli forte.
Dio, quanto mi sono mancati. E sono stata via solo un giorno!
"Amori della mamma" mormoro, stringendoli e affondando il naso nei loro capelli.
È catartica la sensazione delle loro piccole braccia che mi avvolgono e del loro profumo che mi inebria i sensi.
Dopo di loro è il turno di Christian, che mi attira a sé e mi stringe forte, quasi intrappolandomi tra le sue braccia.
"Mi sei mancata tantissimo" sussurra, baciandomi poi la fronte, le guance e le labbra.
"Anche tu" rispondo, prima di baciarlo ancora.
Mio marito si china e lascia un tenerissimo bacio sulla mia pancia, mormorando un "Ciao stellina".
Dopo i vari saluti, complimenti, racconti sul viaggio e un breve colloquio di Christian con i piloti del jet, siamo pronti per tornare a casa.
Durante il tragitto verso la villa, Teddy e Phoebe non smettono un attimo di parlare: sono ansiosi di raccontarmi cos'hanno fatto ieri con il loro papà e oggi con i nonni.
"Sono stati davvero bravissimi" afferma ad un tratto Christian, non mascherando una punta di orgoglio.
Sorrido e gli poso una mano sulla coscia. "Anche tu sei stato bravissimo"
Mio marito sorride a sua volta e si porta la mia mano alle labbra, baciandone il dorso.
Quando rientriamo a casa, ci accoglie un magnifico profumo di cibo.
"Buonasera Gail!" esclamo, entrando in cucina.
"Buonasera Ana! Com'è andato il viaggio? Sei stanca?"
Mi avvicino ai fornelli e sbircio qua e là nelle padelle. "Un po' sì, ma ho la sensazione che stai per farmi rinascere. Cosa mangiamo?"
"Spiedini di pollo con contorno di peperoni e patate, antipasto di bruschette, macedonia di frutta e crostata al cioccolato"
Il Paradiso, signori. Il Paradiso.
Credo di avere gli occhi a cuoricino. "Dio mio, che spettacolo"
Andiamo tutti e quattro a lavare le mani e poi ci sediamo a tavola.
"Amore, va tutto bene?" chiede ad un tratto Christian "Sembri parecchio stanca"
"Solo un po'" lo rassicuro "Più che altro mi fa male la schiena. Ma in questo periodo è normale, ormai ho l'abbonamento tutte le sere"
Lui sorride. "Hai ragione. Da domani basta colpi di testa, eh"
Mi porto una mano sul cuore. "Promesso"
Dopo una cena squisita, condita di chiacchiere, battute e risate, do ai bambini e a Christian i regalini che ho preso a Los Angeles, e devo ammettere che non mi aspettavo reazioni così entusiastiche. La loro meraviglia è proprio questa: entusiasmarsi per le piccole cose, e questo mi riempie sempre il cuore. Anche loro hanno un regalino per me: due disegni che hanno fatto questa mattina a scuola: in quello di Phoebe c'è un grande fiore, al cui interno Christian ha scritto MUM, mentre quello di Teddy raffigura un arcobaleno con sotto un cuore rosso. Anche io mi emoziono per le piccole cose, soprattutto quando sono realizzate dai miei figli.

"Non posso credere che siamo riusciti a farli addormentare" sospira Christian, lasciandosi andare a peso morto sulla poltrona della nostra camera.
Rido e vado a sedermi sulle sue gambe. In effetti non ha tutti i torti: tra racconti, regalini e giochi, Teddy e Phoebe erano così gasati che non volevano saperne di addormentarsi.
"Dovremmo andare a dormire anche noi" afferma poi mio marito, carezzandomi una guancia.
"In verità avrei bisogno di una doccia, e mi chiedevo se ti andrebbe di farmi compagnia.."
Lui ride, scuotendo la testa. "Ana, sei stanca e devi riposare. Per cui adesso noi facciamo solo una doccia, e andiamo dritti a dormire. Chiaro??"
Uffa, non lo sopporto quando fa così. Però effettivamente non posso dargli torto, mi sento davvero molto stanca.
"E va bene. Hai ragione tu" dico, in uno sbuffo.
Mi alzo e nel farlo avverto un dolore al basso ventre che mi fa quasi piegare in due.
"Ana, che succede?" chiede allarmato Christian, alzandosi di scatto.
"Niente, solo una fitta"
"Come una fitta? È forte?" mi prende delicatamente per il gomito e mi fa sedere sulla poltrona, chinandosi poi davanti a me.
Gli accarezzo una guancia, mi fa tenerezza quando si preoccupa tanto. Tre figli e ancora non si è abituato.
"Chris, sto bene, tranquillo. Lo sai che questi piccoli dolori sono normali a meno di due mesi dal parti.."
"Già" dice annuendo "Le contrazioni di Braxton Hicks"
"Vedi che con tre gravidanze hai maturato una super cultura ginecologica?"
Lui ridacchia e mi posa le mani sulle ginocchia. "Sicura di sentirti bene??"
"Certo, dai andiamo"
Mi porge le mani e mi aiuta ad alzarmi.
Sotto il getto caldo della doccia, sento i dolori farsi leggermente più intensi, ma cerco di non pensarci e concentrarmi piuttosto sulle attenzioni di mio marito, che mi insapona le braccia, il seno e la pancia, massaggiando delicatamente.
Mi accoccolo al suo petto, cercando in qualche modo un sollievo da questa sensazione di peso che avvolge tutto il mio corpo. Credo sia tutta colpa della stanchezza, solo che di solito una doccia calda riesce a rilassarmi, adesso invece mi sento più tesa di prima.
"Amore, ti spiace se usciamo?" dico ad un tratto.
Christian mi rivolge uno sguardo preoccupato. "Ana, cos'hai?"
"Niente, solo che vorrei sedermi"
"Aspetta solo un secondo"
Esce lui per primo dalla doccia, si avvolge un telo di spugna intorno alla vita e poi afferra il mio accappatoio; mi aiuta ad indossarlo e poi ad uscire dalla cabina. Mi siedo sulla sedia bianca del bagno, e Christian si china davanti a me. "Amore, ti prego, dimmi la verità: cosa senti?"
Sollevo le spalle. "Niente di che, mi sento stanca e preferisco stare seduta" faccio vagare lo sguardo per la stanza, pur di non posarlo nei suoi occhi, perché mio marito mi conosce bene e capirebbe che non gli sto dicendo la verità.
Perché non è solo la stanchezza il problema. Io sento un dolore latente al basso ventre, che si irradia fino alla schiena, intervallato da fitte più forti. È normale avere questo tipo di dolori a questo punto della gravidanza, soprattutto di sera, ma non li ho mai avuti così ravvicinati. La cosa un po' mi preoccupa, ma non vorrei far preoccupare anche Christian. Adesso mi metto a letto e con un po' di riposo sono sicura che passeranno.
Ma non ho fatto i conti con la capacità di mio marito di captare i miei silenzi e il potere che ha il suo sguardo di mettermi a nudo l'anima. Infatti, non appena mi posa due dita sotto al mento per guardarmi negli occhi, questi si riempiono di lacrime.
"Heey, piccola" mi prende il viso tra le mani "Cosa sta succedendo? Ti prego Ana, mi uccidi così.."
Tiro su con il naso. "Non lo so, ma ho dei dolori.. sono più forti del solito.."
Vedo un'ombra di panico farsi strada nei suoi occhi. "E cosa aspettavi a dirmelo? Adesso andiamo in ospedale"
"Nono, non ci voglio andare in ospedale"
"Ana, non era una proposta. Noi adesso andiamo in ospedale. Punto"
"Ma come facciamo con i bambini?"
"Ora telefono a Gail, non ti preoccupare"
Afferra il cellulare e, mentre dice qualcosa a Taylor, si sposta in cabina armadio, si veste in pochi secondi e poi aiuta me ad indossare una tuta e un paio di sneakers.
Quando rientro in camera, noto che, forse per istinto o forse per precauzione, ha preparato accanto alla porta anche la valigia.
E in quell'istante mi sento attraversare da un brivido di paura.
Allie non può nascere adesso, sono solo alla trentaquattresima settimana: potrebbe avere dei problemi, potrebbe essere troppo piccola, potrebbe aver bisogno dell'incubatrice, potrebbe...
"Amore, andiamo?" attraverso gli occhi appannati vedo Christian porgermi la mano.
La afferro e la stringo forte, sperando con tutta me stessa che sia solo un falso allarme.
Nostra figlia non può aver deciso di nascere adesso.
Giusto?

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