12. È un medved'

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Con l'orario spiegazzato tra le dita e i capelli crespi a causa della pioggia, Dragana si fece forza e rientrò nella struttura scolastica, sperando che nessuno la notasse. Abbassò lo sguardo prima di passare di fronte al complesso di statue, per poi dirigersi verso il corridoio centrale in cerca della sua classe: altri studenti passeggiavano tra i muri alti e le colonne portanti, e lei avrebbe voluto controllare l'ora sul telefono, ma si rese conto che, a differenza dei suoi gesti abituali, non l'aveva in tasca. Iniziare a familiarizzare con l'assenza dell'apparecchio elettronico sempre a portata di mano sarebbe stata un'altra grande sfida, ma ormai giaceva scarico sul suo comodino da alcuni giorni e si era rassegnata all'idea che avrebbe potuto parlare con Sara solo poche volte al mese.

Caparbia, riuscì a individuare la sua classe senza chiedere indicazioni a nessuno - voleva avere meno contatti possibili con gli studenti della Thocomerius - e si avvicinò di poco alla porta socchiusa, tendendo le orecchie per capire se all'interno vi fosse ancora l'insegnante intento a spiegare.

Percepì la litania monocorde di una lingua a lei sconosciuta e, supponendo si trattasse della spiegazione del docente, fece qualche passo indietro, allontanandosi dall'aula per aspettare che la lezione terminasse: non voleva irrompere in classe e rischiare di essere additata dal professore per il suo ritardo. Scappare dalla scuola era stata decisamente la sua idea peggiore.

Non dovette aspettare molto, prima che la porta si spalancasse per lasciare uscire un ragazzo poco più grande di lei, con occhi taglienti e i capelli a spazzola: rimase per qualche secondo a osservarla, come un artista che contempla con criticità la propria opera prima di rendersi conto di doverla cestinare.

«Tu devi essere la disertrice» le disse, con tono monotono. Dragana sollevò lo sguardo, in colpa per essere stata riconosciuta: tutti gli studenti, lì, parevano essere al corrente di chi fosse.

«La preside-»

«Come vuoi. Manca a un'altra mia lezione e la tua famiglia riceverà un mio richiamo scritto: ho già accettato di inserirti nella mia classe nonostante la tua totale inesperienza con la lingua russa, almeno degnati di presentarti alle lezioni» continuò lui, che evidentemente non era un coetaneo della ragazza, ma il professore di Lingua e Cultura Russa. Il ragazzo la fissò per qualche secondo con sguardo sprezzante e, in mancanza di una risposta da parte di Dragana, continuò: «La settimana prossima vi sottoporrò un compito, non accetto assenze. O insufficienze.»

Dragana rimase impassibile di fronte al professore, troppo concentrata nel comprendere le sue parole per dargli una risposta. Scocciato dal suo mutismo, alla fine il docente se ne andò, lasciando dietro di lui la visuale sulla porta della classe aperta. Ricordando gli insegnamenti di Sara, Dragana prese un bel respiro e cercò di calmarsi: si era cacciata nei guai e quelle erano le conseguenze, doveva accettarle e ringraziare che il professore si fosse limitato a una ramanzina.

Con passo lento si avvicinò alla classe del terzo anno, dove avrebbe frequentato alcune materie e da cui proveniva un leggero chiacchiericcio: non appena la ragazza si affacciò, il brusio scemò lentamente, fino a che non rimase altro che un dirompente silenzio.

L'intera classe aveva rivolto i propri occhi alla nuova studentessa e lei, ancora turbata dall'essere stata sgridata in modo tanto pedante, decise di non dare peso all'essere diventata la loro nuova fonte di attrazione. Osservò con sguardo basso i posti a sedere, sperando ve ne fosse almeno uno libero, e solo in quel momento si rese conto della ragazza che, nell'ultima fila, si stava sbracciando per attirare la sua attenzione. Era Nastia. Senza badare al silenzio che continuava a persistere, sfilò tra i lunghi banconi in legno massiccio e raggiunse l'unica persona che si era dimostrata amichevole.

«Ti aspettavamo per la lezione precedente» le fece notare la ragazza, indicandole uno spazio lasciato libero sulla lunga panca corredata al banco unico che rappresentava l'ultima fila.

La Mietitrice [completa]Where stories live. Discover now