10. Non è reale

199 31 11
                                    


Dragana chiuse gli occhi con forza.

«Non è reale. Non è reale» continuava a ripetersi, in un sussurro che si sforzava di ascoltare, non badando alle urla di terrore che aveva ricevuto in risposta alle sue.

Rimase con gli occhi chiusi fino a che sulle scale non ci fu silenzio e solo allora, consapevole che probabilmente si era immaginata tutto, aprì piano le palpebre, indolenzite per lo sforzo di tenerle serrate.

Loro, però, erano ancora lì. La fissavano con i suoi stessi occhi sbarrati, quasi fosse lei il mostro. Dragana si impose di non urlare di nuovo e, spaventata a morte, fece un passo indietro, inciampando sulla pietra e ritrovandosi malamente seduta sullo scalino dietro di lei.

Una decina di persone le ostacolava il cammino, giovani e adulti fermi immobili come lei sulla lunga scalinata che portava al piano superiore. Ognuno di loro, il volto cereo per la sorpresa, aveva qualcosa di sbagliato.

Dragana fissò con orrore le braccia divelte di un bambino che sembrava dimostrare non più di dieci anni; il candido vestito in pizzo di una donna completamente sfregiato, come il suo il torace squartato; gli incavi sanguinanti su un viso privo di bulbi oculari e, ancora, membra, ferite aperte e ossa, macabri elementi di morte che sembravano ornare ogni singola persona di fronte a lei. Una nausea improvvisa le riempì lo stomaco e le sembrò quasi di poter percepire l'odore di sangue e supplizio, che le appestava il naso dalla notte in cui i suoi genitori erano morti. Il suo campo visivo si riempì di rosso e la testa prese a girarle.

Che brutto scherzo del destino era quello? In un attimo si ritrovò con il fiato spezzato e chiuse di nuovo gli occhi per concentrarsi sul suo respiro, chiedendosi quanto la sua immaginazione, unita allo stress post-traumatico, potesse contribuire a quello che aveva appena visto.

«Avanti, smette di fissarla e datevi un contegno.» Una voce calda e pacata raggiunse le orecchie di Dragana, un dolce contrasto rispetto al freddo emanato dalla pietra delle scale che si stava diffondendo per tutto il suo corpo. La ragazza continuò a rifiutarsi di aprire gli occhi, come se ignorare i suoi incubi potesse essere la soluzione, fino a che venne sollevata per le spalle da due mani ferme.

«Non è reale. Non è reale» persisteva a ripetersi, cosciente del fatto che dall'esterno la potessero prendere per pazza. Non le importava. Quel luogo infernale la stava davvero trascinando sulla strada della follia e se quello avesse significato nuove sedute dalla psicologa ci sarebbe andata volentieri: il suo unico desiderio, in quel momento, era non vedere più quelle orribili apparizioni.

«Su, apri gli occhi, va tutto bene» le disse il proprietario della voce, stringendo più forte le sue spalle come per darle coraggio.

Dragana deglutì a fatica, ricacciando nello stomaco la nausea e ignorando la testa leggera. Si concentrò sulle mani che le stringevano le spalle: quelle erano vere, reali, non come le ferite, il sangue e le mostruosità che si era immaginata. Aprì piano gli occhi, ritrovandosi di fronte un ragazzo poco più grande di lei, probabilmente uno studente, a giudicare dalla divisa scolastica uguale alla sua.

«Vedi? È tutto okay» continuò lui, con quel tono pacato che riuscì, almeno, a riportare il respiro di Dragana a un ritmo regolare. Il ragazzo le sorrideva tranquillo e, quando si fu assicurato che lei avesse riaperto gli occhi, lasciò la presa sulle sue spalle.

Dragana abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe sgualcite, una tappa necessaria per ricordarsi cosa fosse reale, prima di spostarlo di nuovo sulle scale. Un verso di sorpresa le abbandonò la bocca e, se non ci fosse stato il ragazzo, sarebbe di nuovo caduta sugli scalini in pietra.

Davanti a lei sostavano ancora le stesse persone che prima l'avevano spaventata a morte, ma in quel momento non c'era nulla di sbagliato in loro. Erano persone ordinarie, di differenti età, ma perfettamente nella norma e addirittura indossavano la divisa scolastica. Si diede della stupida per essersi lasciata prendere dal panico così, di fronte a tutti loro: non le era mai capitato di avere allucinazioni tanto reali e, probabilmente, il cambio di casa e l'inizio della scuola avevano leso alla sua forza mentale.

La Mietitrice [completa]Where stories live. Discover now