53. (Ben)

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Lunedì, 31 dicembre – h 11:49 p.m.

La mia mano era avvolta alla sua da così tanto tempo che il sudore le aveva inumidite entrambe. Oggi era stranamente calda, la sua mano. Di solito le aveva fredde. Lei aveva sempre avuto le mani fredde. E mi facevano rabbrividire ogni singola volta che sfioravano la mia pelle nuda. Ma, a pensarci bene, forse i brividi non erano causati dal freddo.

Oggi era una giornata strana. O per lo meno, lo era stata per me. Fuori da quelle mura era tutto un gran trambusto. La città si stava mobilitando per accogliere un nuovo anno. Le persone correvano sui marciapiedi, le auto sfrecciavano sulle strade. La vita è un'eterna lotta contro il tempo, che sembra non bastare mai.

E allora perché?

Per quale motivo sono tutti contenti di festeggiare un altro anno che inevitabilmente se ne va?

Anche qua, in ospedale, si respirava un'aria diversa. Per tutto il giorno c'era stato un gran viavai di persone. Tutte di fretta, ovviamente.

E se le ore a disposizione per i preparativi non erano abbastanza, quegli ultimi dieci minuti prima dello scoccare della mezzanotte, invece, sembravano non passare mai. Le lancette dell'orologio rimanevano incollate nello stesso punto ogni volta che vi si posava lo sguardo, mentre il mondo non aveva smesso di girare alla stessa velocità di sempre. Il mio mondo, però, si era fermato da un po' di giorni ormai.

"Questo sarà forse l'unico capodanno che mi ricorderò, quando mi sveglierò domani", pensai. Non ne ricordavo altri. Non ne ho mai ricordato nessuno in particolare. Non so neanche se mai fossi arrivato sobrio a mezzanotte.

L'infermiera mi aveva invitato a brindare con loro, ma io avevo rifiutato. Non sembrava esserci rimasta male, però. Dopotutto, come potevo biasimarla. Da quando ero qui, il suo lavoro si era complicato giusto un pochino. Quella stessa mattina, mi aveva reputato come il peggiore tra tutti i fidanzati delle pazienti che avesse mai incontrato nella sua carriera. Se non altro si sarebbe ricordata di me a lungo.

Anche Sarah e Sam non avrebbero festeggiato oggi. Come potevo biasimare anche loro... Erano passati poco prima di cena a trovarla e a cercare di convincermi ad andare a casa con loro. Avremmo cenato insieme e aspettato la mezzanotte. Poi tutto sarebbe tornato lo schifo di prima.

Odiavo il Capodanno proprio perché ci si dimentica per una notte di tutte le preoccupazioni, delle responsabilità e dei problemi. Per poi ritrovarsi all'alba con le stesse preoccupazioni, le stesse responsabilità e gli stessi problemi di sempre. Il tutto accompagnato da un bel mal di testa. Forse è per questo che non volevo arrivare sobrio a mezzanotte, perché non c'era proprio niente da festeggiare, niente di cui essere felici, niente di cui valesse la pena ricordarsi il giorno dopo.

Qualcuno bussò alla porta e la aprì senza attendere una mia risposta. L'infermiera.

«Sicuro che non vuoi unirti a noi?»

Feci cenno di no con la testa.

«Okay» rispose, fingendosi almeno un po' dispiaciuta. «Allora ti lascio questi.» Appoggiò una bottiglia di spumante sopra il tavolo, insieme ad un calice di plastica.

Quando fece per andarsene la fermai. «Aspetta. Lasciamene due.»

Mi sorrise. Stavolta di un sorriso vero, senza maschere, e appoggiò un altro bicchiere accanto alla bottiglia, come le avevo chiesto. Mi guardò un'ultima volta prima di scomparire chiudendosi dietro la porta e mi sorrise di nuovo. Due in pochi minuti, stavamo facendo progressi enormi. Sembrava meno perfida, quando incurvava le labbra.

Accesi la TV su un qualsiasi canale, giusto per assistere al countdown e non dover sempre girarmi verso l'orologio.

Meno cinquantanove secondi...

Guardai Haley. Oggi le sue guance sembravano aver ripreso un po' di colore. Gliene accarezzai una. «Ehi, piccola. Apri gli occhi.»

Le posai un bacio sulla mano prima di lasciargliela e mi alzai per andare a prendere la bottiglia sul tavolo. Iniziai a scartare il tappo dall'involucro di alluminio.

"E per la prima volta non mi verserò lo spumante sulla camicia, ma lo berrò dal bicchiere", risi tra me e me. Ormai c'eravamo quasi.

3... 2... 1...

«Ben...»

Ad un tratto il tempo si fermò, la Terra smise di girare, la gente di parlare. Tutto si era come cristallizzato intorno a me. Tutto, tranne noi. Incrociai subito i suoi occhi.

Dio, quanto mi erano mancati!

Le presi la testa tra le mani e la baciai. La baciai come se fosse l'ultima occasione per farlo.

E tutto riprese vita. I minuti continuarono a scorrere inesorabilmente. La Terra riprese a girare e il mondo si risvegliò da quel secondo catalizzato nel tempo. La luce era tornata a splendere in quell'inverno buio.

Ora potevo affermarlo con certezza: sarebbe stato il primo capodanno di cui mi sarei ricordato per il resto della mia vita.

ONE NIGHT || Benjamin Mascolo ||Where stories live. Discover now