45. (Haley)

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Avevo convinto mia madre ad accettare l'invito a cena della mamma di Sarah per la vigilia di Natale. Io e lei ci eravamo chiarite, avevamo parlato e mi aveva detto tutto quello che io avevo origliato dalla sua chiacchierata con Ben. Ma non ce l'avrei fatta a passare un'altra serata da soli con lei.

«Il Natale si dovrebbe passare in famiglia» aveva ripetuto mia madre per tutto il giorno, fino al minuto prima di uscire di casa.

Certo, aveva ragione. Ed era per questo che sarebbe stato meglio per me, per Ben, ma anche per lei, andare a quella cena.

Sarah era la mia migliore amica e le volevo un bene dell'anima. Quando sentivo mio padre urlare contro mia madre, io rimanevo in disparte, a piangere in camera mia. Ma appena lui se ne andava e mia madre si chiudeva a sua volta a piangere nella sua stanza, io correvo a casa di Sarah. I suoi genitori mi hanno sempre accolta con le braccia aperte. Non gli ho mai raccontato niente di quello che succedeva in casa mia e neanche Sarah l'aveva fatto, ma era come se avessero già capito. Non mi avevano mai chiesto perché arrivassi a casa loro in lacrime, o perché volevo passare la notte a dormire da loro anziché tornare a casa mia. E io non potrei mai ringraziarli abbastanza per tutto quello che avevano fatto per me.

Ben, ovviamente, era d'accordo con me. Anche se continuava a sostenere di voler venire solo perché voleva stare con me, sapevo che in realtà neanche lui avrebbe retto un'altra disgustosa cena in silenzio con mia madre. Lo intuivo che a casa mia non si sentiva a suo agio. Si guardava sempre intorno, spaesato. Io, dal canto mio, non potevo di certo biasimarlo. La chiamavo "casa" solo perché aveva un tetto e quattro mura, quando invece si dovrebbe chiamare "Casa" un posto in cui ti senti bene, in cui sei felice, in cui ti senti al sicuro. Un posto in cui le persone si amano. Diverse volte ero stata sul punto di dirgli che se avesse preferito tornare a casa sua l'avrei capito e non me la sarei presa. Ma non l'avevo fatto.

Che cosa avrei fatto io, senza di lui?

Rose, la nonna di Sarah, non aveva fatto altro che prendere in giro me e Ben per tutta la sera, ripetendo di tanto in tanto che eravamo una bellissima coppia.

Ogni volta, Ben si strozzava e guardava subito me, pregandomi di spiegare una volta per tutte che noi due non eravamo fidanzati.

Anche mia madre si stava divertendo. Chiacchierava e rideva principalmente con la mamma di Sarah.

Quando la nonna iniziò uno dei suoi racconti su come aveva conosciuto il nonno di Sarah, Ben mi strinse la mano sotto il tavolo per richiamare la mia intenzione. Mimò un "vieni con me" con le labbra e sgattaiolammo via dalla sala da pranzo.

Uscimmo nel giardino sul retro e Ben tirò fuori una sigaretta.

«Da quando fumi?» Era la prima volta che lo vedevo con una sigaretta in mano.

«Da parecchi anni ormai» ammise. «Però non so se posso definirmi un vero e proprio fumatore. Lo faccio solo quando sono in compagnia o alle feste. O quando devo scappare via da una cena di famiglia.» Finì la frase ridendo ed io mi unii alla sua risata.

Era così bello. Ogni parte del suo corpo diventava più luminosa, quando rideva. Le sue labbra carnose si arricciavano e dalla sua bocca usciva il suono più poetico del mondo. Ero sicura che ogni ragazza cadesse ai suoi piedi, ogni volta che accennava un solo sorriso. Anche i suoi occhi ridevano. Vi si accedeva una luce, una scintilla, che rischiarava il loro cielo blu come fosse una stella.

Quanto avrei voluto essere io, la sua stella.

Anche i suoi capelli ridevano in un certo modo. Il ciuffo che gli ricadeva in fronte ballava a ritmo con la sua risata.

«Che c'è?» mi chiese.

Rivolsi lo sguardo a terra, imbarazzata, sperando che non vedesse le mie guance tingersi di rosso. «Mi piace sentirti ridere» confessai.

Posò due dita sotto il mio mento per alzarmi lo sguardo. E allora lo guardai dritto negli occhi.

E fu come la prima volta in cui lo vidi. Ad un tratto non sapevo chi era, chi non era, come si chiamava. Ma era come conoscerlo da una vita. I suoi occhi raccontavano mille storie, cantavano mille canzoni. Mi attiravano a lui come stregata da un incantesimo.

Però mi sentivo al sicuro sotto quello sguardo. Protetta, nutrita, amata. Erano un'oasi in mezzo al deserto.

E in un attimo le mie labbra furono sulle sue. Sentivo il sapore della cena preparata con cura dalla madre di Sarah, sentivo il sapore acre del fumo, sentivo lui. E tutto sapeva di felicità.

Mi prese in braccio e mi trascinò di sopra, dove entrammo nella prima camera che trovammo. Per fortuna nessuno ci vide mentre passavamo per la cucina.

Mi appoggiò a sedere su una scrivania e andò a chiudere a chiave la porta.

Camminò per tornare da me e mi sembrò di vedere un angelo volare nella mia direzione. Sfilò la felpa facendola cadere a terra e mostrando il suo corpo perfetto. Non potevo resistere a tutto quel ben di Dio che avevo davanti. Sfilai anch'io il mio maglioncino e aspettai impaziente che la sua pelle toccasse la mia.

Le sue mani puntarono subito ai miei pantaloni, che in attimo furono sul pavimento con il resto dei vestiti.

«Sei bellissima» sussurrò.

Sarei potuta venire al suono della sua voce seducente.

Anche lui era impaziente di avermi, era affamato, aveva fame di me. Mi prese per le caviglie, divaricandomi le gambe e facendomi sdraiare sui gomiti.

Prese ad accarezzarmi l'interno coscia, guardandomi sempre dritta negli occhi.

Lo supplicai di sbrigarsi, non avrei resistito a lungo.

Con un movimento veloce si calò i jeans e i boxer e in un secondo entrò in me.

Ansimai di sollievo. Avevo sete e Ben mi stava dando da bere.

Proprio sul più bello, un telefono prese a suonare. Forse il mio, forse quello di Ben. Dovevamo concludere in fretta, o qualcuno sarebbe venuto a cercarci.

Accelerammo il ritmo, ma il piacere non diminuì. Ogni volta che affondava in me, ne volevo sempre di più. Non mi sarei mai accontentata di lui.

Venne con un'ultima e potente spinta. Con le mani si aggrappò alle mie braccia per non svenire di piacere e io gli baciai i capelli.

Quando si riprese, mi aiutò ad alzarmi a sedere e mi abbracciò.

«Non lasciarmi mai, Haley» sussurrò al mio orecchio. «Ho bisogno di te.»

ONE NIGHT || Benjamin Mascolo ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora