Quattordici (seconda parte)

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Lucy

Appena apro gli occhi vedo la sua figura. Senza pensarci due volte, mi allontano. Lui non fa lo stesso, anzi mi tiene stretta a se con un abbraccio. Vorrei abbracciarlo a mia volta, ma non ci riesco. Mi vengono in mente tutti i ricordi, per questo non so cosa pensare e come comportarmi.
«Allontanati», gli dico, però lui scuote la testa. «Non ti lascio andare più», sembra serio e questo per il mio cuore non va bene. Per un momento mi sono dimenticata dei ragazzi che ci circondano. Non siamo solo noi, ma a loro non importa, non ci danno peso, perché sono impegnati a fare baldoria. Forse pensano che pure noi due siamo ubriachi, ma in verità ho soltanto sorseggiato qualcosa ad inizio serata.
«Lucy baciami», perché mi fa questo? Cosa ci trova nel vedermi soffrire.
Non voglio fare come lui che mi fa queste proposte, quindi fingo di non ascoltare ciò che sento. Voglio toccarlo, voglio sentire il suo corpo al contatto col mio.
«Ti prego Lucy», di nuovo mi supplica, come se non potesse fare a meno di me.
Chi sono io per lui? Sono passata dall'essere tutto a non essere più nulla.
«Cosa vuoi da me?», avrebbe dovuto dimenticarmi. Doveva farlo, perché non avevamo scelta, era impossibile fin dall'inizio. Tutti volevano che non ci fosse un noi, peccato che io non ero me stessa senza di lui e ne lui senza di me.
È così vicino che riesco a sentire il suo calore. Ho pensato bene dopo il mio rapimento, mi ero ripromessa che una volta fuori avrei fatto tutto ciò che desideravo realmente. Quello che ho sempre voluto, è sempre stato ad un palmo da me ed era ed è proprio Josh.
Se dovessi morire domani vorrei solo aver vissuto veramente.
Per farlo ho bisogno di lui.
Avanzo velocemente e gli poso con forza le mie labbra. Questa volta il bacio è rovente, forte, come se stessi chiedendo il suo aiuto. Non ricordavo minimamente come fosse un bacio così energico e sbrigativo. «Vieni con me», non mi da il tempo di rispondere, perché mi prende per le mano intrecciando le mie dita con le sue. Lasciamo dietro di noi una folla, per poi recarci in disparte. Entriamo nella prima stanza libera. Le sue mani sono sul mio corpo, mi stringono le coscie poggiandomi sul mobile alla nostra destra. C'è un silenzio molto evidente. Infatti si sente solo i rumore dei baci che mi da sul collo, mi sta completamente riempiendo tutta, pure sul naso.
«Non hai idea da quanto voglio ciò», dice fra un gemito e l'altro. Anch'io desideravo tutto questo, ho saputo fin dall'inizio che solo lui poteva farmi impazzire.
Mi solleva, tenendomi stretta fra i glutei.
Questa volta mi butta sopra il letto, molto morbido perché ribalziamo entrambi. Non posso fare a meno che notare il suo sguardo, sembra completamente posseduto. Come se non desiderasse altro che avermi. Non posso nemmeno dargli torto. Anch'io desidero averlo. Continua a baciarmi, ma questa volta scende sotto il collo, quasi al raggiungere il mio seno. Vorrei baciarlo pure a mia volta, ma non mi da tempo.
Alzo le mani in segno di resa, ma non mi da retta, anzi va avanti alzandomi la maglietta. Ho il presentimento che voglia andare oltre i baci e le coccole, ma in una festa? Non voglio ricordare un momento importante fra me e Josh qui, voglio che sia intimo. «Dobbiamo fermarci», smette di baciarmi e rimane immobile per qualche secondo fisso nei miei occhi.
«Come ho fatto a sopravvivere per cinque mesi senza di te?», mi lascia di sasso, con questa inaspettata domanda, ma in realtà non ne ho idea. Io ho cercato di non pensarci, però ci ricascavo sempre, perché non era soltanto il mio cuore a volerlo, ma pure la mia mente.
«Mi sembra che tu mi abbia sostituita», aggiungo pensando a Victoria e a come loro abbiano ancora una relazione. Non dovrei nemmeno stare qui in sua compagnia, infatti non ho mai pensato nemmeno per sbaglio di fare l'amante di qualcuno.
«Stai parlando di Victoria?», annuisco e all'improvviso mi pento di tutto e vorrei soltanto ritornare a casa. «Posso garantirti che con lei non provo nemmeno la metà di ciò che sento per te», le parole sono belle ed adeguate, ma non pensino bastino per cancellare i suoi comportamenti.
«È comunque stata la tua ragazza», mi alzo dal letto, allontanandomi.
Mi segue afferrandomi, «Non c'è mai stato nulla fra noi due, non c'è stato un contatto come questo», dice, però io non riesco a crederci completamente. Insomma sono fidanzati senza toccarsi? Pure noi siamo andati oltre, senza essere qualcosa di preciso.
«Stai scherzando?», mi viene quasi da ridere, mi sistemo la maglietta e finalmente sono lontana da un metro e riesco a respirare.
«Scusa se ogni volta che mi si parava davanti pensavo a te», questa volta è pure lui ad alzarsi, ma non rimane fermo come sto facendo io. Se ne va da questa stanza sbattendo la porta.
Sta scappando da me. Sono sola in un posto a me sconosciuto. Esco fuori, per rincorrerlo, ma è scomparso. Non riesco a vederlo da nessuna parte. Scendo nel piano di sotto dove trovo Robert, vado subito senza riflettere.
«Dov'è andato?», chiedo però è tanto preso dalla festa, perché lui e il suo amico sembrano essere considerati degli eroi.
«L'ultima volta che l'ho visto ti stava baciando», pure lui ha assistito a quella scene, senza farlo di proposito le mie guance si dipingono di rosso.
«Come faccio a trovarlo?», sembro disperata, infatti è proprio così.
«Controlla dov'è la mia auto, se non dovessi trovarlo chiamami che arrivo», mi volto per uscire dall'edificio. Cammino per qualche metro, però mi fermo perché avvisto la jeep.
Almeno l'auto è qui, quindi lui non è molto lontano.
«Ci ho provato a starle lontano, ma tengo a lei più di me stesso», riconosco questa voce, ma non riesco a capire a chi lo stia dicendo.

RIVOGLIO IL MIO DISASTRO Where stories live. Discover now