Quattordici

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Josh

La musica si fa sempre più assordante.
Avevo dimenticato com'erano le feste, dopotutto non andavo in una di queste da vari mesi. Avevo scordato pure l'odore di erba, che si intrufola dentro le narici. È tutto così diverso da come sono oggi.
Robert sembra essere contento, lui non si è totalmente allontanato da questo mondo, insomma fino all'anno scorso le migliori feste le organizzavamo noi due. Non feste come questa, con un po' di alcool e droga, ma feste più grandi, dove era obbligatorio giocare. I giochi erano da sballo, non quei giochetti infantili come obbligo e verità. Un po' mi mancano i vecchi tempi, dove ancora pensavo solo a me.
Qui è tutto così monotono, per carità la casa è bellissima, ma oltre ciò non c'è altro.
Lucy sta zitta, sorseggia un bicchiere, guardando intorno a se.
«Josh dobbiamo fare qualcosa», non sono l'unico ad aver notato che questa festa sia un fiacco.
Le persone non si considerano nemmeno, non c'è nemmeno una coppia che limona. La situazione è veramente grave.
Salgo su uno sgabello. È arrivato il momento di modificare la situazione.
«Ragazzi volete divertirvi come si deve?», urlo a squarciagola attirando così l'attenzione di tutti. In risposta gridano, oppure applaudono.
«Che la festa più bella di sempre abbia inizio», non so bene cosa farò, ma qualunque cosa sarà migliore di questo funerale.
«Cos'hai in mente?»,  mi domanda Robert. La mia testa sta pensando a qualcosa di assurdo.
«Fai radunare i ragazzi in giardino e di loro di prendere tutto alcool possibile. Si ricorderanno a vita di noi», gli faccio sapere il mio piano. I ragazzi di adesso hanno bisogno di persone come me e Robert da seguire come esempio.
Risalgo sullo sgabello, per poi dire a tutti loro che mi osservano come se fossi il loro sovrano. «La festa continua in giardino. Siete pronti?», le urla sono più forti di prima.
Infondo ero io il loro re, la maggior parte dei ragazzi che sono qui adesso, mi conoscono per la mia fama. Insomma una persona come non può essere dimenticata. Finalmente dopo mesi sto tornando a prendermi ciò che mi appartiene.
Aprono le porte che portano al giardino e rimango stupefatto per la folla si persone che mi aspetta.
Mi stavo perdendo i migliori anni della mia vita, io voglio vivere da re.
Adesso non sarà una festa noiosa perché organizzerò un torneo di giochi assurdo.
«Siete pronti a giocare?», gridano un si, che mi elettrizza. «Dividetevi a coppie e dopo di ciò vi sfiderete con un'altra coppia. Prendete due mele, una per ogni coppia. La prima che la fa cadere beve e non un semplice bicchiere, ma un intera borraccia. Che la festa migliore di sempre abbia inizio», nessuno uscirà sobrio da qui dentro. I ragazzi si preparano e le urla aumentano. Sono il loro idolo, perché non fanno altro che urlare il mio nome.
Mezz'ora dopo la serata è completamente collassata, sono tutti ubriachi fradici e la gente limona a destra e a sinistra.
Però ho così tanto pensato alla festa, che mi sono dimenticato di Lucy. Mi allontano dal giardino, fino ad entrare in casa. Eccola lì, pensavo di trovarla con qualcuno, invece è da sola.
«Cosa stai facendo?», domando, ma lei sembra sorpresa di vedermi.
«Cosa dovrei fare. Robert è scomparso nel nulla, invece tu hai preferito diventare il nuovo leader», non è proprio così.
«Sono sempre stato il loro leader, non so se ricordi», sono il migliore giocatore di football nella zona, loro mi hanno sempre apprezzato, per una volta posso dire che questo mi mancava. Sto ritornando ad essere la stella di un tempo.
«Lo ricordo benissimo, ma non ritornare a montarti la testa», si alza allontanandosi da me.
Cosa le sta prendendo. Senza pensarci, la rincorro e le afferro il braccio.
«Sono sempre io», la guardo dritta negli occhi, ha uno sguardo preoccupato.
«Non è così», strattona la mia presa e va verso l'uscita. Le sue parole non hanno un senso logico.
Non sono mai cambiato. Sono io colui che le stava accanto da bambino, sono io che l'ho desiderata da quando ho capito la differenza tra uomo e donna, sono io che la continuo a volere nonostante tutto e tutti non vorrebbero ciò. Cosa non riesce a capire?
«Amico sono tutti ubriachi da far schifo», Robert mi raggiunge da dietro le spalle. Ha ragione, nessuno è più in se, questo dovrebbe far significare che la festa è riuscita.
«Stanno proponendo nuovi giochi, vogliono fare obbligo e verità, ma io l'ho sconsigliato perché ormai è banale. Quindi altri suggerimenti?», ancora giochi? Non so reggono nemmeno in piedi. Tutti vanno nel salone, che è ripieno di gente. Però la mia sorpresa è maggiore, perché anche Lucy fa parte di quella folla, infatti è vicino a delle ragazze e sembra pure intenda a parlarci.
«Ho in mente qualcos'altro», qualcosa che è migliore di uno stupido gioco.
Risalgo per la terza volta durante questa serata sullo sgabello.
«Pronti per un altro gioco?», le urla sono sempre più forti. «Adesso il mio amico Robert vi suddividerà in due file. A turno potrete baciare una persona e questa se indovina che è stato beve, se invece sbaglia deve baciare il fortunato. Che il secondo gioco abbia inizio», urlo a squarciagola. Lucy mi sta guardando, ma adesso è proprio disguastata.
Dall'altro lato Robert insieme ad alcuni nostri ex compagni di squadra di football.
Resto sconvolto, quando a mettersi in fila fra le ragazze bendate è proprio Lucy. In cos'ha in mente? Vuole costringermi a vedere lei che si bacia altri? Questo si che è allucinante.
Il gioco inizia ed accompagnarlo è una musica molto sensuale.
«Il gioco sembra piacere, almeno c'è qualcuno che dopo questo si divertirà», mi riferisce Logan, un altro ragazzo con cui ero in squadra.
Lei è sempre in fila, sta per essere bendata da una ragazza, che provvede alla competenza del gioco.
Non le permetterò di baciarsi nessuno. Potrei benissimo andare da lei e strattonarla, ma darei nell'occhio e soprattutto sembrerei gelosissimo, però in realtà è la verità.
Mi avvio verso la fila delle ragazze, dopo la vedo con addosso una benda rossa. Dopo questi due ragazzi che sono nella fila opposta, toccherà a lei baciarsi. Almeno ché non mi ci pianti davanti io. Non si accorgerà nemmeno della mia presenza.
«Scusami, ma passi al prossimo turno», riferisco al ragazzino, che avrà massimo sedicenni. Lui annuisce senza dire altro, mi cede soltanto il suo posto. Il ragazzo di fronte bacia una ragazza mora, sembra pure felice della sua corrispondenza.
Lo sarò di più io, dopo aver toccato le mie labbra con le mie.
Finalmente tocca a me, le mie mani iniziano a sudare, come un bambino che sta per dare il suo primo bacio.
Ce l'ho davanti in tutto il suo splendore. I suoi capelli lunghi incorniciano il suo bellissimo viso e poi quelle bellissime labbra, così carnose quanto rosa. Se solo penso a quel ragazzino che poteva averle, anche solo per qualche secondo impazzisco.
Tocca a me. Avanzo verso di lei.
Le alzo il mento con le mani, per poter avvicinare le mie labbra alle sue.
Si lascia andare, riesco così a sentire la morbidezza delle sue labbra. Dopo questo contatto anche le nostre lingue danzano intensamente.
Sembra che sia in paradiso, infatti non voglio più tornare nel mondo degli umani.
Voglio solo rimanere attaccato a lei.
Si stacca lentamente da me, fin quando non si allontana la benda dagli occhi.
Okay, questa mossa non faceva parte del gioco.
«Josh?!», sembra sia sorpresa che furiosa. Davvero pensava che l'avrei lasciata a qualcun'altro?

RIVOGLIO IL MIO DISASTRO Where stories live. Discover now