Dodicesimo (seconda parte)

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Josh

Perché non riesce a capire l'importanza che ha per me? Sono forse così sciocco?
Voglio fare di tutto per proteggerla.
Voglio prenderla con me e cullarla fra le mie braccia. Nessuno deve osare oltre me a sfiorarla, perché è il mio sole. L'unica luce che mi permette di fuggire da questo mondo oscuro.

Dalla finestra dell'aereo osservo il mondo sotto di me. Fra poco tutto cambierà.
Non esisteranno tutti coloro che si sono inoltrati nella mia vita senza permesso, ma ci sarà soltanto lei.
«Dovete stare seduti. Siamo pronti per l'atterraggio», senso dalle casse sopra di me, che l'hostess ci sta dando degli ordini.
Questo significa che siamo già arrivati all'aeroporto.
Al completamento dell'atterraggio mi volto verso Robert, che è già pronto a prendere le valigie. Lucy si è seduta nella parte opposta alla mia, ma sono sicuro che cerchi di evitarmi.
Scendiamo ad uno ad uno, per poi dirigerci all'uscita.
In lontananza vedo il volto di mia madre, accompagnata dal marito.
Sono venuti fin qui, soltanto per venirci a prendere.
«Ciao ragazzi! Com'è stata la vacanza?», chiede Peter a tutti noi. In realtà l'unica parola adatta a definire tutto questo è: spaventosa.
Sono successe troppe cose assurde, che non possono essere spiegate in modo logico.
«Inizialmente tranquilla», a rispondere è proprio lei. Che si allontana con in mano i suoi bagaglio.
In macchina il silenzio è fin troppo.
Siamo tutti e tre dietro, ognuno guarda di fronte a se senza fiatare.
Lucy è strana, conosco anche il motivo.
Vorrebbe portare quel famoso bambino da noi. Come se potesse darci le spiegazioni da noi cercate. Io non vedevo l'ora di fuggire da quel posto, perché era troppo inquietante.
Tornare a casa, significa tranquillità. Di solito la sera era tutto omogeneo, mia madre cucinava, Peter guardava il telegiornale, infine io e la mia sorellastra lottavamo per chi dovesse fare la tavola. Ora tutto questo è svanito. Le cose non sono più come un tempo.
Siamo cambiati noi due. Nemmeno durante la cena ci rivolgiamo uno sguardo. Le conversazioni erano prese dai nostri genitori, noi annuiamo e basta.
«Hai idea di quando inizierai le lezioni?», mi chiede mia madre. Dovrei andare al college, sono felice per ciò, però non come quando ero alle superiori. Fino ad un anno fa ero felicissimo di poter iniziare questa avventura, adesso il football è l'ultima cosa a cui penso.
«Intorno ottobre o giù di lì», lo sguardo di una ragazza bionda con grandi occhi verdi, viene ad osservarmi più del dovuto.
Perché anche lei sta per iniziare il college.
«Tu invece?», le chiede anche a lei.
«Sempre nello stesso periodo», oltre questa coincidenza, abbiamo anche lo stesso college.
Dovevo sbarazzarmi di lei, ma non è possibile.
Dovrebbe dispiacermi, però una parte di me è felice di ciò.
Finita la cena, sistemiamo tutto in silenzio.
Peter non ci chiede nulla, ma sta soltanto in silenzio per guardare la televisione. La cena è finita e tutti siamo indifferenti.
Sono pronto per andare in camera mia, ma nel tragitto, vedo la camera di Lucy, che si trova leggermente aperta. Non ci penso due volte e provo ad entrare.
«Che ci fai qui?», non stava facendo nulla di particolare, soltanto nel suo letto.
«Possiamo parlare?», chiedo gentilmente, ma lei si volta dall'altra parte del letto dandomi le spalle.
Senza riflettere mi avvicino e mi sdraio al suo fianco. Il suo corpo si irrigidisce subito, diventa di legno. Sento l'odore di rosa che amava il suo corpicino. Non posso che provare una sensazione piacevole. Le mie mani saettano fra i suoi capelli e li accarezzano, ciocca dopo ciocca. Sono così belli, che passerei ore a toccarli. Continua ancora a non girarsi, però ho una voglia pazzesca di vedere i suoi occhietti.
«Perché non mi guardi?», domando fissando la sua figura.
«Perché non voglio vederti», questa affermazione potrebbe ferirmi. Mi avvicino ancora di più, rompendo quello che poteva essere uno spazio.
«Sicura?», prendo il suo mento con le mie dita e lo giro verso di me. I suoi occhi verdi sono già fissi dentro i miei. Sono così belli, che starei fisso a guardarli.
«Perché sei qui?», cerca di annullare la mia vicinanza, ma non posso permetterlo.
«Perché ti voglio», le dico dolcemente.
I suoi muscoli sembrano essere ancora più tesi. Non si aspettava questa risposta e nemmeno quello che ho in mente di fare.
Perché la bacio.
Bacio quelle meravigliose labbra.
Così belle quanto morbide. Non si lascia andare subito, però poi mi invita a continuare. I baci che le do sono dolci, di una dolcezza infinita. Avanzo sempre di più, questa volta mi lascia fare. Poi mi riaffiorano i ricordi, la paura costante di perderla ritorna dentro di me.
«Non devi abbandonarmi mai più», mi guarda intensamente. Mi ricordo ancora lo sparo che mi trafisse. Il terrore costante che avessero sparato anche a lei. Poi caddi a terra e venni pervaso dal senso di vuoto, al mio risveglio niente era come prima. Lei non c'era e non c'ero più nemmeno io.
«Non volevo abbandonarti. Non l'avrei mai fatto», queste sono le parole che avevo il bisogno di sentire. Ad un tratto quei tre mesi che ci hanno divisi, sembra che non siano mai esistiti. Sembra che nulla sia cambiato, forse è una forza che ci lega anche quando siamo distanti, è un filo invisibile che ci terrà legati per sempre.
«Voglio solo la tua felicità», avrei fatto di tutto per renderla felice e vedere che durante le mie parole mi fa un sorriso, questa è la prova che lo è.
«Sei tu la mia felicità», il mio cuore sembra che sia ripreso a battere, ma no con dei battiti regolari, ma con battiti veloci ed inspiegabili.
L'abbraccio e la stringo a me. In modo tale che non possa fuggire più, che una volta sveglio lei sia ancora fra le mie braccia.

Senza rendermene conto mi sono addormentato. Aprendo gli occhi noto la sua esile figura stretta attorno alle mie braccia.
Un rumore strano si sente da fuori. Mi alzo per controllare e vedo dei sassolini che vengono lanciati contro la finestra. Mi avvicino verso di essa per aprirla. Sotto c'è Robert, che continua a lanciare sassi.
«Ma perché lanci dei sassi?», finalmente mi vede e la smette.
«Cerco di attirare la tua attenzione. È da ore che ti chiamo, scendi devo parlarti», mi volto per osservare Lucy. Sembra tranquilla e che stia dormendo profondamente.
Non si accorgerà nemmeno della mia assenza.
Scendo di corsa da Robert. Guardo l'ora dal mio orologio. Sono le tre di notte. Spero per lui, che debba dirmi qualcosa di importante. Apro la porta per farlo accomodare.
«Tu non ci crederai mai», ovviamente non so di cosa stia parlando.
«Cos'è successo?», non sta fermo, ma cammina da una parte all'altra.
«Il detective mi ha contattato e mi ha detto che ci sono possibilità che Mitch non sia il fratello di Lucy, ma che sia tutta una menzogna», non sono stupito di questo, ma essendo a casa mia è meglio che nessuno lo senta.
«Parla a bassa voce, non vorrei che qualcuno ci sentisse». Si avvicina ancora di più a me, o meglio al mio orecchio.
«Domani devi parlare con Peter. Lui deve aiutarci», cosa sta dicendo.
«Stai scherzando? Non posso dirgli nulla», se sapesse che indaghiamo senza il suo consenso si arrabbierebbe.
«Invece possiamo, se è suo figlio lo saprà meglio di noi», ha ragione, ma come faccio a dirgli tutto questo? Non abbiamo buonissimi rapporti e proprio adesso mi sto avvicinando a sua figlia.
Voglio fidarmi di Robert.

Spazio autrice: solo per voi.
Spero vi piaccia.
Dai che Josh e Lucy avranno nuove sorprese e nuove avventure!

RIVOGLIO IL MIO DISASTRO Where stories live. Discover now