ꜱᴇɴᴢᴀ ᴜꜱᴄɪᴛᴀ

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𝓙𝓸𝓼𝓱

Era tutto così dannatamente bello.
Attraverso l'entrata del college ed inizio a respirare un'altra aria.
Un'aria di cambiamento radicale.
In qualsiasi angolo io guardi ci stanno studenti che fanno qualsiasi cosa tra studiare, bere e discutere. Sembra che nessuno mi guardasse come se mi conoscesse, perché qui in realtà non mi conosce nessuno ed è una delle cose più belle che possano esserci.
Oggi non è il giorno dell'inizio delle lezioni, ma soltanto una settimana di anticipo in modo tale che io possa capire come comportarmi per il resto dell'anno.
Solo dopo qualche ora di viaggio sono arrivato a destinazione. I miei non hanno ribadito molto sul fatto del trasferimento immediato, eppure sapevano che sarei dovuto andarmene prima o poi anzi, sembravano quasi felici che sparissi dalla loro vista. Sembra tutto così fottutamente diverso. Mi sento un uomo libero, forse perché finalmente potrò esserlo.
Un ragazzo che potrà avere qualche anno in più di me avanza verso la mia direzione. Ha i capelli tinti di un biondo platino e i suoi occhi sono azzurri. Non sembra un giocatore di football dalla sua muscolatura, sebbene potrei dire che non faccia proprio nessuno sport.
Non so se sia una cosa positiva affidarmi un tutor che non abbia niente in comune con me.
«Tu devi essere Josh Collins? Piacere io sono Mark Owen. Ti seguirò per tutto il tuo percorso universitario».
Sono felice che qualcuno mi possa aiutare, almeno così so da dove partire per non sprecare nemmeno un singolo giorno qui dentro.
«È un piacere conoscerti Mark, giusto?», gli stringo la mano in maniera molto educata.
«Seguimi. Ti mostro prima di tutto la palestra, perché mi hanno riferito che oltre a volere una preparazione scolastica, vuoi avere una carriera sportiva», annuisco perchè è esattamente ciò che desidero.
Mi porta verso un lungo corridoio, che viene suddiviso da vari ingressi, che presumo portino a varie aule. La cosa che più mi sorprende è che oltre ad esserci una bellissima palestra attrezzata per gli allenamenti, fuori ci sia una porta, che porta ad un enorme campo da football. Non sono solo entusiasto, ma anche meravigliato da tutto quello che mi attende.
«Speriamo soltanto che tutto questo possa essere di tuo gradimento», mi riferisce una volta completato il tour e per poco non grido per la felicità. «Ora ti mostro i dormitori del nostro campus», non me lo faccio ripetere due volte e gli sto dietro.
Ogni cosa che mi circonda sembra stupenda, anche una pattumiera che decora le strada per garantire un igiene migliore.
Il campus è molto più che immenso. È sorprendente. Durante il tragitto non riesco ad esprimere i miei apprezzamenti a parole, quindi cammino ed esploro con lo sguardo.
«Caspita», però non mi aspettavo che ci fossero tutti questi piani nei palazzi del campus. Spero che la mia nuova dimora non sia tanto lontana, però credo che in entrambi i casi non debba essere un problema, perché ci sono gli ascensori.
Mark mi fa salire nell'ascensore e digita il numero 5. Quindi capisco che il mio appartamento si trova al quinto piano. Avrei voluto abitare insieme a Robert, ma lui ha insistito di prendere un appartamento proprio senza doverlo condividere con nessuno, invece io avrò un coinquilino. Camminiamo lungo un corridoio e si ferma davanti una porta color noce decorata da un tappeto rosso con scritto welcome, inserisce la carta e magicamente la porta si apre. All'interno le pareti sono tutte bianche e c'è una cucina rossa che spicca all'interno della stanza. Oltre a esserci una bella cucina c'è anche un divano con di fronte una tv, non tanto grande, ma sulla media che basterà per fare qualche partita con la Playstation. Oltre a essere stupito sono anche elettrizzato, ma rimango a bocca aperta quando entra in cucina la persona con cui condividerò l'appartamento. Sorpreso di vedermi un giocatore di football pronto a prendere a testate e per fare gli stupidi giochi che facciamo il mio migliore amico, però tutto questo rimane per un lontano ricordo. Non è un ragazzo a condividere l'appartamento con me, ma una ragazza e devo proprio dire che ragazza.
Indossa un top grigio abbinato a degli short. Direi proprio che con le scarpe da ginnastica sembrerebbe che lei abbia appena finito di fare sport, ma sicuramente non quel genere che faccio io normalmente io, ma una bella corsetta o una bella seduta di yoga.
«Tessa lui sarà il tuo nuovo coinquilino», gli comunica Mark. In risposta fa un sorriso tirato e mi porge velocemente la mano. Non fa come le ragazze con cui sono abituato che mi sbavano dietro, anzi ha l'aria quasi indifferente. «Puoi iniziare a prendere le tue cose per completare il trasferimento. Io vado a lezione, per qualunque cosa non esitare a contattarmi», dici qualche saluto velocemente e fugge via.
Rimaniamo solamente io e Tessa. La situazione si sta facendo molto imbarazzante.
«So che hai vinto vari tornei di football complimenti», sono lunsingato che sappia della mia carriera, ma al contempo non so nemmeno come ripagarla, perché non so proprio niente di lei. Infatti lo capisce, perché si affretta a parlare.

«Sono informata, perché mio padre sarà il nuovo allenatore. Perciò mi ha parlato di quanto fosse felice di averti nella sua squadra, insomma sarai un forte investimento», non solo non sapevo che fosse la figlia del mio allenatore, ma sono stupefatto che sappia tutto di me, quando io ancora non l'ho conosciuto. 
«

Spero allora di non deluderlo», sono le ultime parole che le dico, prima di uscire e portare tutta la mia roba nel mio nuovo appartamento. Già mi sento a casa mia, non vedo l'ora di iniziare con le lezioni e studiare qui.
Questa prospettiva di vita, molto diversa da quella precedente mi affascina tantissimo.
Però mi sembrava strano, che per un'intera giornata non avessi avuto a che fare con nessuno.
Il numero di mia madre compare nel mio display.
È molto strano, perché solitamente mi dice tutto di persona.
«Mamma?», domando dall'altra parte del telefono.
Sento solo dei singhiozzi, questo non va affatto bene. «Cosa succede?», il silenzio continua. 
«Non vorrei dirtelo, ma le è successo qualcosa», non finisce la frase, non riesco a capire a cosa si riferisca.
«Di chi parli?», ancora più singhiozzi di prima. Sembra quasi che io abbia una maledizione, perché non ho nemmeno il bisogno di sentirle dire di chi si tratta, perché ho appena capito.
«Il tempo di partire e sono lì», fu così che la mia nuova prospettiva di vita andò in frantumi prima di iniziare.

RIVOGLIO IL MIO DISASTRO Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ