ʀɪꜰɪᴜᴛᴀᴛᴏ

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𝓙𝓸𝓼𝓱

Il mio display segnala ventisette chiamate perse, tutte da parte di Victoria. Le avevo dato l'impressione che tutto fosse a posto, ma in realtà non è così, è completamente il contrario.
Sono ferito e non solo da lei.
Da tutti.
Pure il mio migliore amico si è rivoltato contro di me.
Rimanere con lei, senza nessuno ad osservarci, mi ha fatto provare il mio primo momento di debolezza da quando se ne è andata. Ho guardato dentro i suoi occhi e ho visto ciò che desideravo da tempo.
Non ero solo io a sentirmi debole, anche lei ha provato le mie stesse emozioni.
Sono stufo di fingere, lo sanno tutti che per lei sento ancora del sentimento, eppure sapere che mi nasconde qualcosa, non mi aiuta di certo. Sta fuggendo da qualcosa o da qualcuno, ma se per scoprirlo dovessi correre da lei, farei una bella corsetta in grado di raggiungerla.

A casa dormono tutti. Il silenzio è fin troppo evidente.
Ho passato la notte fuori, avevo bisogno di riprendermi. Non potendo andare ovunque, ho optato per il rifugio. L'ho accompagnata a casa, dopo la nostra chiacchierata, ma poi sono scappato.
Lei non ha chiesto dove stessi andando, o perché non scendessi. È rimasta in silenzio, come se immaginasse che sarebbe finita così. Io e lei siamo come due estranei. Siamo pure così vigliacchi da osservarci. So per sicurezza, che mi guarda quando sono troppo occupato da non accorgermene, ma la vedo comunque.

«Josh sei tu?», mia madre fuori esce dal corridoio. Indossa una vestaglia rosa e dal suo aspetto assonnato direi che sia appena svegliata. Dovrei fare più piano, in modo da non svegliare nessuno la prossima volta. Ma pensavo che essendo le sette non sarebbe stata la fine del mondo. Soltanto per mia madre mi dispiace, ci terrei a non disturbarla. Si alza ogni mattina alle sei, per arrivare puntuale al lavoro, almeno di domenica può riposare, ma l'ho leggermente svegliata.

«Ho dormito fuori», penso lo sappia già, visto la mia assenza.

«Hai dormito da Victoria?», domanda facendo un calcolo sbagliato, per non dire sbagliatissimo!
«Sono rimasto da Robert», eppure in seguito al piano da lui realizzato non l'ho più visto.

Ho solamente lasciato la sua jeep nel garage, che si trova nel nostro rifugio, esso sconosciuto a mia madre. Al ritorno mi sono fatto una bella passeggiata verso casa mia.

«Dovresti fare colazione», dice guardando l'orologio esposto sulla parete.

«Vado a farmi una doccia prima».
Un intero giorno con questi capi, sento il bisogno di una bella rinfrescata. Fortunatamente il bagno è libero, non impiego molto prima di darmi da fare. Osservandomi allo specchio vedo il mio volto irriconoscibile rispetto all'ultima volta. Sono cambiato e non solo fuori, ma soprattutto dentro di me. Entro nella doccia. L'acqua mi scende lentamente lungo il mio corpo. I capelli sono un casino, infatti li strofino per bene.

Le immagini di Lucy entrano nella mia mente.
La voglio, la desidero, ma non posso, Dovrei pensare a Victoria e a quanto sia fantastica, però non voglio. Ho perso pure il conto per tutte le volte che l'ho pensata. Un volta sciacquato esco dalla doccia, allacciando un asciugamano alla vita. Appena apro la porta le mie narici vengono invase da un profumo di rose. So chi utilizza questa fragranza. Sta ad un passo da me. Mi osserva, ma poi il suo sguardo si abbassa sulla mia vita. Ecco un anno fa non l'avrebbe mai fatto. «Ciò che vedi ti piace?», le domando. Le sue guance diventano rosse, almeno l'imbarazzo è rimasto.

«Te non di sicuro», afferma. Da quanto è così aggressiva?

Mi ero scordato che sensazione meravigliosa si provasse nel vederla a casa. Siamo così vicini, ma anche così lontani.

«Come ti trovi?», sono consapevole della mia domanda stupida.

«Bene», cosa mi aspettavo che mi dicesse? Non parlerà, non mi dirà nulla. Non posso aspettare più. Il desiderio di sapere mi invade. Mi avvicino a lei passo dopo passo. Un altro impatto non farà male. Si allontana fino ad andare a sbattere contro il muro. Non può più scappare, nessuno può impedirglielo. Siamo solo io e lei, siamo solo noi. «Invadi il mio spazio», osservo le sue labbra che pronunciano queste parole contro di me.

«Forse è quello che voglio», mi abbasso sempre di più. Trattiene il respiro, man mano che le sono più vicino. Non solo i nostri volti sono quasi attaccati, ma anche le nostre labbra. I suoi occhi sono spaventati a causa dello stupore, grazie a questa vicinanza posso descrivere attentamente le tonalità che compongono il suo occhio.

«Dovresti allontanarti», le sento dire, come se fosse il mio angelo custode.

La mia attenzione è solo sulle sue labbra senza volerlo, mi avvicino sempre di più. Sento maggiormente la sua fragranza profumata che la rappresenta. Potrei già essere finito in paradiso, com'è possibile?

«E tu dovresti chiudere il becco», riesco a dire, però non mi importa di nessuno, voglio solo baciarla.

Pronto ad appoggiarle le mie labbra, eppure l'unica cosa che assaporo è la sua guancia sinistra.
Si volta schivandomi totalmente le mie labbra.
Mi ha appena rifiutato?

RIVOGLIO IL MIO DISASTRO Where stories live. Discover now