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Il paesaggio al di fuori del finestrino, passa velocemente davanti ai miei occhi. I miei genitori che discutono su quello che accadrà appena arriveremo a Londra, e poi ci sono io. Un semplice ragazzino di diciassette anni con le cuffiette nelle orecchie. Isolato dal mondo solo per poter stare un po' in pace. Solo per poter allontanare tutti i pensieri.
Una mano mi toglie la cuffietta di scatto e sono costretto a girare la testa verso mia madre.

"Insomma Andy, potresti anche ascoltarmi per una frazione di secondo no?"

"Ecco, l'ho appena fatto." Rispondo e mi rimetto la cuffietta per poi tornare a guardare fiori dal finestrino del treno. Con la coda dell'occhio la vedo scuotere la testa e vedo mio padre simulare un lascialo stare con le labbra.

Non ho idea di come sarà Londra, non ho idea di quello che mi aspetta, ma ho paura. Non sono un ragazzo socievole, non sono un ragazzo voluto. Sto sempre per i fatti miei e diciamo che non sono mai stato ben accetto da qualsiasi persona. L'unico che mi voleva bene davvero, l'unica persona che pensavo non mi avrebbe mai abbandonato l'ho lasciata a Bristol. Il mio ex ragazzo.

Si avete capito bene, sono gay. All'inizio non è stato facile affrontare questa realtà di me. È tutto confuso nei primi tempi, ci si reputa una merda o una schifo, tanto che si va a pensare di essere uno scarto, un rifiuto della natura. Poi invece impari a conviverci, impari a volerti bene e ad amarti e questo succede soprattutto quando trovi qualcuno come te o che ti appoggia.
Ovviamente di questa storia i miei non sanno niente, se no sarei già fuori di casa.

Il treno si ferma e io sono costretto a dovermi togliere le cuffie e scendere con le valigie. Mia madre va diretta all'uscita e mio padre mi guarda comprensivo. Il motivo del trasferimento? Il lavoro di mio padre.
È un polizziotto, l'hanno dovuto trasferire e così siamo stati obbligati a trasferirci anche noi con lui, non c'era altra scelta.

"Su tesoro, muoviti." Mia mamma mi spinge per una spalla verso il taxi che ci sta aspettando fuori dalla stazione. È tutto diverso.
Vedo mia madre lasciare tutte le valigie al tassista e entrare in macchina scostandosi i capelli rossi dietro la spalla. Si chiama Alice, in sostanza è una bella donna ma fortunatamente da lei ho preso solo gli occhi azzurri, il resto è da mio padre e ne vado fiero.

I miei genitori si siedono affianco a me così sono costretto a spiaccicarmi contro la portiera. Appoggio la testa al finestrino e guardo fuori mentre mi rimetto le cuffiette nelle orecchie. In meno di un secondo mi addormento cullato dalle note della musica.

Sento una mano scuotermi la spalla e sono costretto ad aprire gli occhi. Mia madre è di fianco a me che mi sorride dolcemente.

"Tesoro siamo arrivati." Mi posa un bacio sulla fronte e io mi scosto subito. Scende dalla macchina seguita da me e non credo a ciò che ho davanti agli occhi.

Una villetta di due piani con davanti un giardino e piscina. Giro lo sguardo verso i miei genitori che mi guardano sorridenti in attesa di una mia reazione.

"È-è casa nostra?" Mia madre annuisce velocemente mantenendo il sorriso sulle labbra poi mio padre si avvicina che mi posa una mano sulla spalla.

"Dai entra, alle valigie ci pensiamo noi." Mi porge le chiavi del cancello e di casa e subito mi fiondo dentro.

Subito alla mia destra c'è un salotto enorme con al muro un divano di pelle nero. Il pavimento è lucido e al centro del salotto c'è un tavolino in vetro. A sinistra, invece, c'è subito una cucina enorme con un lungo bancone in marmo. La casa è abbastanza illuminata grazie alle grandi finestre e in un primo momento rimango a bocca aperta.
Mio padre mi raggiunge e si mette al mio fianco incitandomi a raggiungere camera mia.

"Penultima porta destra, infondo al corridoio dopo le scale." Ricambio il sorriso e salgo di corsa le scale. Quando apro camera mia stento a credere ai miei occhi. Le pareti sono di un blu scuro e al centro, attaccato al muro, c'è un letto matrimoniale. In un angolo c'e una scrivania abbastanza spaziosa affiancata dall'armadio ma poi, i miei occhi cadono sull'enorme finestra che ho davanti. La apro e trovo subito un balcone che si affaccia sulla piscina e sul giardino. Mi volto e trovo già i miei genitori sulla soglia della porta, poi il mio sorriso scompare dal volto.

"Non sei felice?" Chiede ansioso mio padre.

"Sì, è bellissimo. Ma una casa non mi riporterà di sicuro dalle persone a cui tenevo." Chiudo la porta in faccia ai miei genitori e subito mi butto sul letto. Le palpebre si fanno pesanti e cado in un sonno profondo.

Il giorno dopo

Apro gli occhi e noto di essere vestito come ieri. Mi guardo intorno spaesato e solo ora mi ricordo di abitare in una casa nuova. Guardo l'orologio che ho al polso e vedo che sono le otto del mattino.
Mi alzo dal letto e a momenti rischio di inciampare in scatoloni che ieri non c'erano, però mu torna subito in mente una cosa. Il mio blocco dove scrivo devo trovarlo.

Frugo dentro i vari scatoloni e non trovo ne il blocco, ne i vari materiali che mi servirebbero per scuola, sono fottuto. Scendo di corsa le scale e mi scontro con mia madre che porta un enorme scatolone tra le braccia.

"Oh buongiorno tes-"

"Dove è lo scatolone con dentro la mia roba di scuola?" Chiedo interrompendola subito.

"Non ne ho idea, nel furgone c'erano solo questi e quelli a nome tuo sono già tutti in camera da te."

Merda. Come iniziare male la giornata. Prendo la mia giacca più leggera e senza avvisare nessuno esco. Non ho idea di dove io stia andando ma ho solo bisogno di stare lontano da tutto il casino che domina in casa e schiarirmi le idee su dove io possa aver messo la mia roba.

Imbocco una stradina abbastanza illuminata con vari negozi quando uno in particolare attira la mia attenzione. Credo sia una specie di cartoleria e in vetrina noto vari blocchi da disegno e su cui ci potrei scrivere. Decido di entrare e il prufumo di libri mi invade il naso.

"Buon giorno ragazzo, cosa cerchi?" Chiede un signore sulla settantina dietro alla cassa.

"Niente, sono nuovo e sono solo venuto a fare un giro."

"Oh be, qui abbiamo un po' di tutto. Dai libri più vecchi a quelli moderni. Vinili antichi e dischi nuovi, matite penne e altro. Guarda quello che vuoi ragazzo." Mi sorride e, dopo aver ricambiato, mi addentro in questo piccolo negozzietto.

Vari libri dalla copertina colorata sono posizionati su scaffali in ordine cronologico. Mi avvicino al reparto della musica e sono talmente preso che non mi accorgo nemmeno di essere andato a sbattere contro un tizio.

"Guarda dove vai!" La voce è profonda e rauca. Il suo braccio mi sposta con forza e mi fa allontanare. Freno e alzo lo sguardo. I capelli marroni gli ricadono sulla fronte, i suoi occhi scuri mi scrutano da testa a piedi e il cappuccio della felpa gli domina sulla testa. Le labbra piene curvate in una leggera smorfia. Spalle larghe e fisico chiaramente palestrato, ma non troppo. Sguardo severo, cupo. Noto un piccolo tatuaggio sulla mano ma non riesco a decifrarne il simbolo dato che subito se la porta in tasca.
Non rispondo, non ne sono in grado.

Sbuffa e dopo aver posato un cd si allontana da me dandomi le spalle.
Non so chi sia, ma devo scoprirlo.

Spazio autrice

È da tipo un botto di tempo che avevo in mente sta storia Randy e boh, spero vi piaccia nonostante il primo capitolo sia un po' noioso, come al solito.

Bye a chiunque stia leggendo qui.
Anita🐝🌵

Don't Let Me Go // 𝐆𝐚𝐲 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 Where stories live. Discover now