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                               TRAVIS

« Non sarà semplice, Travis, non è una cosa facile. In un primo momento lo gestirò io, sono nella posizione di poterlo gestire. Ovviamente -  » la suoneria del mio cellulare bloccò la voce di mio padre. Lui mi guardò e io risposi al cellulare.

« Thomas, che c'è ? » chiesi.

« Travis, devi venire a casa... subito. » il suo tono di voce non era dei migliori. Mi allarmai.

« Che è successo ?  »

« Sono tornato a casa, e mi sono ritrovato Abigail che piangeva davvero molto. Mi sono impressionato e ti ho chiamato. Dovresti davvero venire. » staccai la chiamata e guardai mio padre nervosamente.

« Ab non sta bene. Ne parliamo più tardi. » anche mio padre sembrava un po' preoccupato. Infondo lui e mia mamma si erano già affezionati a lei.

« Spero non sia qualcosa di grave. Okay, ne parliamo più tardi. » mi alzai e presi il cappotto per poi correre verso l'auto.

Quando arrivai a casa trovai Thomas sul divano con la testa tra le mani mentre le dita si muovevano tra i capelli. Appena mi. Vide alzó la testa verso di me. « Ehi è in camera sua, sembra essersi calmata. Non so dirti che è successo, appena sono entrato l'ho vista in quelle condizioni. È scappata subito in camera sua. » annuì e corsi al piano di sopra per andare in camera sua.

Cercai di aprire la porta ma era chiusa. « Ab, apri, sono io. » silenzio. « Ab, ti prego apri. »
Altri cinque minuti di silenzio nei quali cercai di mantenere la calma.

« Ab, al cinque butto giù la porta. » silenzio.

« Uno... » « Due... » appena iniziai a pronunciare il numero tre, la porta si aprì rivelando la sua figura. Senza neanche darmi il tempo di guardarla in faccia che mi si buttò addosso stringendomi forte. Scoppió a piangere mentre io la strisi più forte a me.

« Va tutto bene. Sono qui. » lei mi strinse ancora di più e inizió a singhiozzare.

« Calmati piccola, entriamo dentro. » ci sedemmo sul letto e appena si staccó leggermente potei vedere i suoi occhi arrossati e le guance umide.

« Cos'è successo? » chiesi accarezzandole leggermente i capelli.

« Le - Leonar -» mi irrigidì all'istante. « Lui... Lui... » non riusciva a parlare. Era ancora scossa dai singhiozzi.

Ci stendemmo sul letto e lei si appoggió affianco a me. Mi cinse il bacino con un braccio mentre il mio braccio andava sotto il suo collo. Posó la testa sul mio petto e si accoccoló a me come se fosse una bimba indifesa. Ma lei era una bimba. La mia bimba.

« Sta tranquilla. Dopo mi spiegherai. » strinse in un pugno la mia camicia e mi abbracció ancora più forte.

« Mi dispiace. » biascicó tra le lacrime. Le alzai il volto con due dita. Quando i miei occhi verdi si scontrarono con i suoi marroni arrossati il mio cuore sembrò non reggere tutto l'amore che vedeva nei suoi occhi, e anche quello che provavo per lei.

« Di cosa dovresti dispiacerti? È stato il tuo primo amore, non una cotta passeggera. Non so cos' è successo, ma non credo sia una stronzata »

Lei non risponse e continuó a piangere finché non ebbe più lacrime da versare. Ci alzammo leggermente con la schiena ma rimanendo seduti sul letto. Lei si posizionó in posizione fetale ma restando appiccicata a me.

Prese un respiro profondo.  « Oggi, mi è arrivato un pacco... All'inizio ero sorpresa e pensavo avessero sbagliato, ma poi quando ho aperto e ho visto... » scosse la testa e mi guardò con le lacrime agli occhi. Io la guardai a mia volta cercando di trasmetterle tutto l'amore di questo mondo. L'amore che provavo per lei. « Sono cose di Leonardo... Una maglietta, quella che mettevo sempre quando andavo a casa sua. Una calamita riferita al primo viaggio insieme, e... » il mio stomaco si strinse. La mia mente in quel momento stava sfornando pensieri non proprio magnifici su quel ragazzo. Era morto, eppure sembrava fosse ancora vivo. Sembrava volesse darci il tormento. Dentro di me pensavo che tutto quello era una sceneggiata.

«... nel pacco c'è una lettera, dove lui si scusa e dice che l'incidente non è stato un'incidente...»
La guardai cercando di capire meglio. « É stato lui che lo ha provocato. » basta, mi sono rotto il cazzo.

Preso dall'istinto mi alzai dal letto e iniziai a camminare per la stanza, non pensando al fatto che lei era ancora troppo sconvolta. Tirai un pugno nella parete e lei corse verso di me.

« Trav, calmati. Ti prego. » ma io ero troppo incazzato con quello per risponderle e per abbracciarla. Sembrava farlo a posta. Che cazzo le aveva scritto a fare quella lettera?

« Mi fa maledettamente incazzare. Lui è morto e lo so che è brutto da dire, ma è la realtà. Sembra perseguitarti. » lei mi guardò. Non seppi decifrare come, ma in un modo davvero strano.

In quel momento capí. Era incazzata. « Stai scherzando? Il mio ex, il mio primo amore, mi ha scritto una lettera dove si scusa e dove mi dice che il suo è stata una sorta di suicidio, e tu?! Tu ti vieni a lamentare? » la guardai non sapendo che dire. « Davvero, Travis? Fa quasi ridere. » si mise delle scarpe e si diresse al piano di sotto. Sbuffai prendendomela con me stesso.

« Ab! » la chiamai ma non rispose. Poco dopo sentì il rumore della porta. Uscì di corsa senza neanche il tempo di inseguirla. Imprecai tra me e me e corsi di sotto a inseguirla.

Quando uscì dalla porta e non trovai nessuno, mi allarmai e nenache il tempo di prendere il telefono che un messaggio arrivó.

Ho bisogno di stare un po' sola, non cercarmi, ci vediamo a casa.

Sbattei il telefono sul tavolo. Fanculo.

MY EYES IN YOURSWhere stories live. Discover now