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« Quindi, fammi capire bene. Tu e Travis state insieme? » chiese Allyson per la terza volta. Mise l'impasto dei muffin negli stampi stando attenta a non farlo andare fuori.

Mi appoggiai alla penisola della cucina.

« Beh non lo so. Ci stiamo frequentando. » dissi non sapendo cosa rispondere. Lei mi guardò e sorrise, come a voler dire che tra poco saremmo stati una coppia a tutti gli effetti. Io scossi la testa e mi misi a ridere. 

« E a te? Come va in fatto d'amore? » chiesi invece io. 

Lei arrossisce. « Alex. » 

« Alex cosa? » chiedo curiosa.

Arrossisce notevolmente. « Boh, mi piace. Non lo so nemmeno io. So che aveva una cotta per me, ma non ci ho mai dato retta.  » 

La ispezionai bene. « Sei decisamente cotta. » lei scoppiò a ridere. 

D'un tratto dalla porta d'ingresso entrò Travis. Io arrossì all'istante. 

« Ehi Trav ! Come va? » le chiese Ally. Lui guardò prima lei e poi me. Si soffermò sulle mie gote arrossate. 

« E tu non mi saluti, raggio di sole? » disse rivolto a me. Io presi di nuovo il controllo di me stessa. 

« Raggio di sole? » lo guardai e vidi un debole sorriso sulle sue labbra.  

Lui annuì alzando le spalle. Scossi la testa e poi mi allungai per stampargli un bacio sulla guancia, o meglio, era quello che volevo dargli, dato che lui girò la testa facendoci ritrovare in un bacio a stampo. Arrossì violentemente mentre lui scoppiava a ridere. Mi diede un bacio tra i capelli e poi salì al piano di sopra. Quel ragazzo mi stava facendo impazzire, ma mi piaceva. Oh, eccome se mi piaceva.

                              Travis

Le diedi un bacio nei capelli che profumavano di rose e poi mi diressi vero la mia camera. Aprii la porta e mi buttai sul letto. Quella giornata era stata davvero stancante e piena di sorprese. 

« Noi sappiamo chi sono i tuoi veri genitori, Travis. Se vuoi, possiamo dirtelo e puoi anche incontrarli, se vuoi. Non sei costretto a fare nulla di nulla, figliolo. Questa è solo una tua decisione. » la voce di mio padre era così ferma e sicura, come se non voleva assolutamente far trapelare qualche emozione di troppo

« Voi siete sempre i miei genitori. » affermai deciso. Lui sorrise sinceramente. 

« Lo so. Io e Catrin saremo sempre a tua disposizione. Sei nostro figlio. » 

« Non mi avete mai raccontato il giorno in cui mi avete preso. » volevo parlare con mio padre. Era da tanto che non facevamo una bella conversazione. 

Lui prese un respiro. « Quel luogo faceva davvero schifo. Era pieno di muffa e polvere, e per fortuna, tu non ci sei rimasto a lungo. Io e tua madre avevamo appena perso un bambino. Si sarebbe chiamato Clay. Eravamo davvero felici, così tanto, il nostro primo figlio. Ma poi... » prese un respiro mentre si versava un po' di liquore. « Poi abbiamo perso il bimbo. Non si sa nemmeno  come o per quale motivo, non abbiamo fatto ricerche, ma Clay non c'era più nella pancia della mamma. Abbiamo sofferto davvero tanto, troppo, e decidemmo di non fare più figli. Poi, un giorno... » beve un sorso di liquore. « Un giorno ci siamo trovati difronte ad un'orfanotrofio. E siamo entrati. Senza pensarci. » fece un sorriso triste e mi guardò con occhi lucidi. « E lì ti abbiamo visto. Eri davvero vivace. Ci sei venuto incontro chiedendoci se ti avessimo portato via da lì. » fa una risata triste mentre io sono ammutolito. « Ci hai detto che non vi davano molte caramelle, e tu le volevi. Mi hai colpito subito, Travis. E come se ti avessi voluto bene fin da quando ti ho visto. » finisce il suo liquore e poi mi guarda con occhi lucidi. Io invece ho un nodo alla gola. « E così è stato. Io e tua madre abbiamo subito firmato i documenti per portarti via da lì, e poi, e arrivata Katie. Eravamo una famiglia a tutti gli effetti. »

« SIAMO una famiglia a tutti gli effetti. Non mi interessa di conoscere i miei genitori biologici. Ho voi e questo mi basta e avanza. Voi non mi avete mai abbandonato, loro si. » guardo negli occhi l'uomo a cui voglio più bene al mondo. 

« Ti voglio bene, papà. » dico e lui si alza e mi abbraccia tenendomi stretto a se. 

« Anch'io Travis, nenache immagini quanto. »

« Ehi. È tutto okay? Ti vedo un po' pensieroso. » Abigail entrò in camera mia e si sedette accanto a me sul letto. Le posai una mano dietro la schiena e la feci stendere completamente affianco a me. Lei mise la testa sul mio petto mentre io annusavo e accarezzavo i suoi capelli che sapevano di rose come il suo corpo. 

« Oggi ho parlato con mio padre dei miei genitori biologici. » dissi e la sentii irrigidirsi. Sapeva che era un'argomento parecchio difficile per me. 

« E quindi? Com'è andata? » chiese cingendo il mio bacino con un braccio stringendosi ancora più vicina a me. 

Quanto amavo stare in quella posizione. 

« Tutto bene. Mi hanno raccontato di quando mi hanno adottato. Eh, mi mancava parlare con lui. » ammetto. Lei sorride.

« Sono felice per voi. È bello che tu e tuo padre abbiate un bel rapporto. » sorrido. Sotterro la testa nei suoi capelli e la sento sospirare.

« Mi piace stare così. » sussurra. « Allora? Vuoi conoscere i tuoi genitori biologici? Oppure no? » mi chiese. La strinsi di piú.

« Non lo so, piccola. Vorrei, ma credo che mi farà male. Poi non riuscirei a guardarli negli occhi. » spiegai.

« Qualunque cosa tu voglia fare e decidi di fare, sai che puoi sempre contare su di me. » mormoró e il mio cuore acceleró  notevolmente.

Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile.

« Sembriamo due ragazzi che si conoscono da una vita e che stanno insieme da anni. » mormorai. Lei sorrise e fece una mezza risata.

« E...ti piace questa cosa? » chiese facendo passare lentamente la mano sul mio braccio facendomi venire la pelle d'oca.

« Si. » la guardai nei suoi occhi color marrone. « Mi piace da morire. » e poi la baciai.

Quella ragazza era diventata così importante in così poco tempo.

MY EYES IN YOURSWhere stories live. Discover now