☪︎⋆One˚✩

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Mia mamma mi ha sempre detto di pensare fuori dagli schemi, che la realtà in cui viviamo non è quella vera, ma è soltanto un'illusione che la nostra mente crea per sfuggire alla paura e al terrore, per non cedere all'Oscurità

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Mia mamma mi ha sempre detto di pensare fuori dagli schemi, che la realtà in cui viviamo non è quella vera, ma è soltanto un'illusione che la nostra mente crea per sfuggire alla paura e al terrore, per non cedere all'Oscurità.
È come se fossimo sotto un velo, la Terra e tutto ciò che la forma sono una sposa, una "sposa cadavere", o forse "cadavere" non è il termine giusto, diciamo...una sposa morta,  ma che non ammuffisce, rimane bella e pura in eterno.
Sopra di sè, c'è appunto un velo, oltre a quello, la verità, quella in cui nessuno crede.
Una realtà che possono sopportare solo le persone che sanno andare oltre e sanno  dell'esistenza di altre creature, di altri mondi e altre dimensioni.
Io ero uno di quelli, come del resto la mia intera famiglia.
Ho sempre visto cose che gli altri non potevano vedere.
Gente morta, che conoscevo e non, camminavano in mezzo alla strada, mescolandosi coi vivi. Molti di loro non capivano che ormai erano solo delle anime, i cui corpi erano stati depositati in una bara sotto strati e strati di terra, chissà quanti anni prima.
Vedevo luoghi, agli altri sconosciuti, per esempio una chiesa, che in realtà era un rifugio per angeli caduti e abbandonati, che alle volte mi trovavo a dover aiutare.
Persino il palazzo del governo, dove lavorava mio padre, beh...là dentro le persone non erano tanto normali, bensì avevano poteri demoniaci o psicologici e riuscivano così a controllare le leggi del nostro paese.
Oltre ad avere il potere di vedere le anime dei morti e le creature sovrannaturali che mi circondavano, ne avevo anche un altro, potevo con la sola forza del pensiero spostare a mio piacimento gli oggetti attorno a me.

Tutto cambiò quando mia madre morì.
Me lo ricordo molto bene quel giorno.
Avevo 12 anni e lei era come al solito costretta al letto per colpa della sua brutta malattia.
Avevo capito già da un po' di giorni, in quella settimana, che non c'è l'avrebbe fatta, era stremata dal dolore.
Gli occhi azzurri avevano perso la loro lucentezza, la loro vitalità, la sua pelle era secca come le foglie in autunno e la sua pelle da ambrata era diventata bianca come la porcellana. 
Solo la morte avrebbe potuto alleviare la sue sofferenze.
Mi si stringeva il cuore a vederla così.
Mi avvicinai al suo letto e le presi una mano, portandomela alla guancia, non prima di averci lasciato un bacio sopra.
Le lacrime e i singhiozzi presero il sopravvento.
Lei ricambiò la stretta debolmente, per poi con un dito asciugarmi quei goccioloni, che scendevano giù dai miei occhi, come la pioggia di un temporale.
Mi fece segno con l'altra mano di mettermi nel letto accanto a lei ed esaudii subito la sua richiesta.
Piansi sul suo petto, mentre mi accarezzava i capelli.
"Andrà tutto bene Taehyung, non piangere."
Mi diceva, mentre anche lei, però buttava giù grosse quantità d'acqua che si depositavano sulle sue guance.
Si alzò di poco e da sotto il cuscino prese una lettera, dicendomi di leggerla solo dopo che lei se ne fosse andata e infine la collana che teneva sempre al collo, una catenina in oro con un ciondolo a forma di cuore, dentro c'era la foto della nostra famiglia, composta da me, lei e mio padre, morto qualche anno prima in un incidente stradale.
La riabbracciai e ci addormentammo insieme, con l'unica differenza che per lei fu per sempre.

ɓℓσσ∂ ɱσσɳ ~ƭαεҡσσҡ~Where stories live. Discover now