Allo scoccare della Mezzanotte - parte 2

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"Bello questo posto, vero?"

Un vento gelido che giunge alle mie spalle e risale il mio collo che lentamente e silenziosamente suda freddo, ghiaccio istantaneo. La dura realtà di un ricordo ibernato e adesso lasciato alle tiepidi mani del calore di un corpo inerme. Un corpo che non dovrebbe esistere, ma che è presente, e un cuore che riverbera l'oscurità di un teatro, vecchie speranze in un edificio abbandonato.
Emozioni lasciate in balia di una voce spaventosa, che danzano precipitosamente sul palcoscenico, e si muovono con leggerezza fino a che quel cuore non sarà soddisfatto di battere una melodia che non aveva mai sentito, e che adesso lo terrorizza; lo rende incosciente di credere in ciò che crede, di sentire ciò che sente, di rivelare ciò che può essere rivelato.

"Non pensavo lo riedificassero"

Pensieri che non si pensano, segreti che non sono più segreti e persone che non sono più tali. Nel momento in cui lasci che i ricordi consumino il loro dannato antipasto, ecco che arriva con un po' in anticipo la fine di una cena qualunque, il dessert.
Ignori cose che sembrano fatte di invisibile, ma poi appaiono davvero, dal nulla. E cosa saremmo disposti a fare per vederle ancora una volta.
I colori sono soltanto colori, le sostanze sono solo sostanze, e io dovrei essere me stesso. Ricordi che mi appartengono e che vagavano nell'antro di un muscolo dentro di me, adesso delle mura e una persona affiancata a esse. Un bacio mancato e tirato in ballo da nessuno, eppure quel nessuno esiste, è qui, perché sennò non avrei mai ricordato di nuovo.
Ed ecco un'altra melodia spezzare le corde vocali e semplicemente scappare da questo corpo inutilizzabile. Si oppone ancora una bora valorosa che mi respinge e mi getta giù, nel più profondo dei baratri interminabili. L'aurora è così lontana e irraggiungibile e non potrò farcela, non stavolta senza di lui.

"A cosa stai pensando adesso?"

"Ho pensato fosse il miglior modo di rivederci dopo molto tempo, non credi?"

E quel vento si trasforma in un dolce sospiro malinconico adesso che ha compiuto il suo dovere; mi ha spazzato via e mi ha trattato come una semplice foglia staccata dal suo albero madre e in preda alla disperazione, perché sa che non potrà mai più vedere i suoi cari.
E quello stesso sospiro cordinato al mio che vorrebbe solo porre una fine immediata alla tortura che il Diavolo in persona mi sta accuratamente servendo.

"Sei felice di rivedermi? Se sì, voltati, non sono più un fantasma"

Il suo tono di voce così pacato trascina violentemente i miei piedi e non permette loro di arrestarsi; sentono il dovere di salutare ancora una volta, anche se si pensava fosse l'ultima molto tempo fa. I miei occhi, invece, sono rivolti al nulla assoluto, persi in un misto di accordi e incubi reali.
La mia mente combatte l'incredulità e mi autorizza a dare un'occhiata alla certezza, una certezza che prima era incertezza, fino a quando non ho girato il mio mondo verso l'interlocutore con cui avrei tanto voluto parlare. Eppure, adesso le parole non si esprimono da sole e il mio disprezzo è totalmente sparito.
Ma la stessa sinfonia ripercorre questo mondo mio e rovescia le carte del destino, rovesciando anche me in gocce salate.

Lorenzo:"Tutto ciò sta succedendo davvero? Non sono pazzo, giusto? O forse lo sto diventando?"

"Non lo sei mai stato, non con me almeno. E io sono proprio davanti a te, qui, faccia a faccia con un vecchio amico"

Si dice che molte persone abbiano degli scheletri nell'armadio e che non siano disposti a farne parola con nessuno. Il mio scheletro, come i miei sensi di colpa, invece si sono materializzati davanti al loro padrone; perché è appena successo un miracolo, o una maledizione, e dovrei essere adirato e rabbioso, ma come potrei se davanti a me si prostra proprio la persona che aveva il diritto di rovinarmi la vita, dato che io ho rovinato la sua e l'ho ridotta in un cumulo di macerie, o almeno così pensavo.

A Pietrenzo story Where stories live. Discover now