Cassiopea

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Capitolo 50

Finalmente mi tolgono quel sacco dalla testa. Ragazzi, fa una puzza indescrivibile...
Potrei anche tossire ed ispirare per purificare i miei poveri polmoni, ma ho ancora la bocca tappata e le mani delle guardie addosso che mi trascinano con violenza. Almeno adesso vedo dove metto i piedi. Non mi dimeno perché so che la Dria... em, mia madre è la nostra unica speranza. Devo convincerla dell'innocenza di Nyco. Mi conducono sulla soglia di un immenso portone in ferro massiccio ,decorato in maniera straordinaria tramite solchi e rilievi che, come per il palazzo dell'acqua, sembrano raccontare delle storie: popoli che collaborano, che lottano, la nascita di una creatura,la.morte di un'altra, lupi che ululano alla luna, ma la cosa più interessante è una famiglia, proprio al centro dell'intero portone, con due bambine sorrette dai genitori. Mentre le guardie continuano a bussare impazienti, io le osservo bene. Sono una neonata e un'altra più grande, bambine molto familiari... quando capisco di chi si tratta vorrei gridare per chiedere spiegazioni, ma con questa pezza in bocca è un po' complicato. Si tratta di Cassiopea e sua sorella e mai prima di adesso mi trasmette una sensazione di così tanta familiarità. Quei volti,quelle immagini, è come se nella mia memoria esistessero da tempo,ma sono immagazzinate da qualche parte e non riescono ad uscire. Chi diamine è Cassiopea?
L 'immenso portone si apre di colpo dopo l'annuncio di una guardia all'interno. "Muoviti." La guardia mi spinge dentro e con mia grande sorpresa trovo anche Aurora e Chiara, legate come me ma con almeno la bocca libera. Noto che Chiara ha una ferita enorme al braccio e che Aurora sia sporca e piena di ammaccature. Le guardo come per chiedergli se è tutto apposto,ma prima che possa ricevere risposta veniamo strattonate di nuovo. "Adesso ci siamo, potrete parlare della vostra innocenza davanti alla Dria stessa" saliamo un bel po' di scale prima di raggiungere la nostra destinazione, e sfrutto l'occasione per osservare il palazzo in cui vive mia madre: il colore prevalente è il rosso dei tendaggi e dei tappeti, o ancora l'arancione dei fiori luminosi che decorano un po' ovunque; ma la cosa più bella e strabiliante è il soffitto, costituito da vetrate colorate e illuminate dai diversi colore che il sole assume durante il giorno, raffiguranti questo che da vita, il calore di una famiglia, le fiamme del coraggio... come so tutto questo? Lo sento. Dentro di me si accende qualcosa, causandomi uno strano tremolio ovunque. Questo è il mio popolo e ancora non riesco a crederci. Il mio potere però, sembra essersi svegliato e desidera di venir fuori per entrare a far oarte di tutto questo.
La.meraviglia termina quando veniamo abbagliate dalla sala più luminosa di tutte, tanto che sono costretta a strizzare gli occchi. Poi, quando i miei occhi si abituano a tutto questo, ne incontro un paio che la mia memoria sembra riconoscere, un paio di occhi capaci di immobilizzarmi e farmi tremare: tra due file di guardie messe in riga, su un trono in ferro sta seduta la Dria del fuoco, con i cappelli di un castano scurissimo, quasi nero, come i miei, tuttavia ordinati e ben spazzolati,gli occhi castani e fermi a fissarci, profondi, contornati nella parte inferiore da un lieve cenno di matita rossa che li rende più misteriosi e concentrati di quanto non lo siano già. Si alza mostrandosi in tutta la sua fierezza e autorità e la gola mi diventa di colpo secca. Ha la fisicità molto simile alla mia, mi ci rivedo più che mai. Indossa una veste lunga grigia con la scollatura a barca, ricamata da fiamme di un grigio più scuro, il tutto accompagnato da un mantello rosso fuoco che parte da sotto le spalle e che richiama il colore delle labbra. No non ha alcun rossetto, le ha proprio rosse.
Deglutisco e di colpo non ricordo nemmeno che devo fare, chi devo difendere, o ancora perché siamo qui. Lei è mia madre, quella vera. È qui, davanti ai miei occhi e in lei riscontro tutte le somiglianze che non avevo con la mia bionda madre terrestre. Dannazione , è proprio lei, ne sono sicura. Ed anche terrorizzata.
"Chi siete?" Chiede con voce ferma. "Perchè siete segretamente entrati nel nostro territorio?" "Mia signora, uno dei loro compagni è il ladro che ha rubato il frammento della nuvola sacra, e loro insistono ancora sull'essere innocenti. Pensi che questa qui sostiene di essere Marteide." il capo delle guardie spuntato di colpo dietro di me mi spinge avanti e non posso fare a meno di notare la donna sbarrare gli occhi mel sentire quel nome. Mi osserva, ma io non riesco a fare lo stesso, tanto che tengo gli occhi bassi. Sospira. "Non può essere lei.è troppo piccola. Fatele parlare comunque,così sentiremo la loro versione dei fatti." ci stappano la bocca,ma stavolta non riesco proprio a dire nulla. "Signora, io sono Chiara,discendente di Tarmos." "Ed io Aurora, discendente di Angel." mi trema il petto. Faccio un respiro profondo. "Ed io sono Marta, o Marteide come mi volete chiamare. Sono davvero io." "Tu non puoi essere Marteide, a quest'ora lei dovrebbe avere circa ventuno anni, tu ne hai sì e no sedici e..." percepisco il suo sconvolgimento improvviso. Lei corre verso di me, mi fa alzare in piedi e prende il mio viso tra le.mani, mostrandomi degli occhi distrutti dal dolore che non avrei mai creduto di vedere. "Hai...hai sedici anni ?" mi chiede con voce tremante . Io annuisco, non sapendo cosa dire o fare. "Cinque anni di differenza..." sussurra ancora la donna sorridendo e senza smettere di guardarmi negli occhi. Comincia a singhiozzare, tira fuori la mia collana da sotto la maglietta ed io non riesco a ritrarmi. Come sapeva che fosse lì? "Cassiopea." Dice poi sorridendo. Che centra lei ora?
"Cassiopea. Tu sei la mia Cassiopea!" mi abbraccia di colpo, disarmandomi, togliendomi il fiato. Che razza di storia è questa? "pensavo fossi morta ma guardando quei tuoi bellissimi occhi color rosso fuoco ho subito pensato a quella dolce bambina che credevo aver perso per sempre. Oh tesoro mio!" Mi soffoca, sento ik suo calore, calore che mi è mancato per sedici anni ma che qualcun altro ha già sostituiti. Eppure la parte particolare di me, quella dominata dal fuoco sente il bisogno di nutrirsi di questo calore. Mi sento male e bene allo stesso tempo, tanto che comincio a piangere e non ho più la forza di stare in piedi. Lasciami , ti prego. "Sei viva. Sei qui con me figlia mia." Trovo la forza di allontanarmi, forse in maniera troppo brusca, forse perché sto scoppiando. "Io..io sarei Cassiopea?" Lei annuisce. " E...e non dovrei nemmeno essere qui, mentre Marta è.." "E' tua sorella. Sì, è così." il mondo mi crolla addosso, cado a terra sulle ginocchia e le ragazze si avvicinano per darmi conforto. "Efesto! Slegale subito!" Ordina sorridendo. Veniamo slegate ed io rivolgo lo sguardo verso mia madre che distende le braccia per invitarmi ad abbracciarla. Io non mi muovo. Non voglio farlo, per nessun motivo ... ma lo voglio con tutto me stessa. Lei non si trattiene e si getta su di me. Mi partono i brividi alla schiena e una sensazione che non avevo mai sentito prima. Non ricambio l'avbraccio e piango, piango ripensando alla miamadre defunta, piango perché mi.manca, ma ancbe perché non riesco a godermi a pieno questo momento. Non capisco più di chi sono figlia, non so se accettare che la Dria possa sostituire una persona che per me è stat tutto.  Lei è mia madre, la mia vera madre, e mi ama ancora anche più di quanto mi aspettassi, il che è disarmante e doloroso, nache da un lato mi rincuora."Posso chiamarti Pea, tesoro? Sai questo nome lo ha scelto tuo padre ma per me è troppo lungo." mi limito ad annuire mentre mi asciuga le lacrime con i suoi pollici. Non riesco abguardarla senza piangere.   " sono qui adesso, tesoro. Non piangere."   È la stessa frase che sentivo sulla Terra. A questo punto ho un disperato bisogno di un abbraccio della mia vecchia mamma, così chiudo gli occhi,la stringo, immagino che sia lei... ma la mia immahinazione non trasforma nulla, il che vuol dire che è disposta ad accettare questa nuova figura nella mia vita. "Oh, Pea."  Mi bacia la nuca, mi coccola come se avessi sei anni e non mi dispiace poi così tanto. Devo provare ad accettarlo,ma la cosa che fa male è che so che non sarà difficile.
"Scusi se interrompo momento cosìbdelicato ,mia signora"  il capotano stona il momento con la sua voce severe.  "Che succede Efesto?"  Chiede la Dria... mia madre senza lasciarmi.  "Le ricordo che tra loro c'è un ladro."  Nyco! Me ne ero totalmente dimenticata! E manca anche il povero Sem. Mi stacco dall'abbraccio e mi rivolgo al capitano "C'è stato un equivoco." Mia madre torna a parlare "Cara Efesto ha una vista invidiabile in tutto l'universo, se dice di aver riconosciuto quei lineamenti allora è così" "No , ascoltatemi, Nyco.... cioè quello che voi incolpate è il discente di Oritel e di Crucio ed è identico al discendente oscuro, Rych. Sembrano gemelli. Fidatevi,non è stato lui"   "È vero." Mi appoggiano chiara ed Aurora,mute fino ad adesso. "E c'è anche Sem" aggiunge Chiara. "Vedremo sei hai ragione cara.Efesto, ordina ai tuoi uomini di portare qui l'accusato insieme al suo.amico." "E dove sono i nostri cavalli...alati? Bisogna cercarli"  "Sono nelle stalle al sicuro, tranquille. Non faremmo mai del male a delle creature tanto belle ed utili. vado subito a prendere i due ragazzi" Efesto esce infastidito insieme a tutte le guardie.  C'è ancora una cosa che non ho capito: perchè io dovrei essere morta? E dov'è Marteide, allora? "Cosa pensavi che mi fosse accaduto?"  Chiedo a mia madre che continua a guardarmi e accarezzarmi i capelli. Quando.però faccio quel nome, smette di sorridere.   "Non lo sai?"  Scrollo il capo. Lei fa un bel respiro e inizia a raccontare "Quando Set attaccò Omega, come sai tutti i nostri bambini furono messi al sicuro, tutti tranne tu e Marteide. Noi...non riuscivamo a trovarvi da nessuna parte. Stavamo per mandare una squara speciale ,quando quell'orribile creatura , Orbius, mi ..."  si interrompe pee un singhiozzo, lasciandosi andare sul suo trono.   "Mi disse che una delle mie bambine era salva nella capsula,mentre l'altra l'aveva... l'aveva uccisa lui stesso. Disperata tentai di osservare l'interno della capsula che stava per partire proprio in quel minuto,ma sono rouscita a vedere solo la collana con il simbolo di Omega, la collana che tuo nonno regalò a Marta, quindi ero convinta fosse lei la superstite...ma mi sbagliavo." altre lacrime bagnano il suo volto e non posso che soffrirne anch'io.  Quel verme ha ucciso una bambina, mia sorella.
"Ero  più che convinta che fossi tu. Cercai oerfino il tuo corpo ma non lo trovai. Non lo trovai..."  si copre il viso e si sfoga in un pianto che non avevo mai sognato di vedere, talmente disperato che perfino le ragazze si abbracciano. Mi sento in dovere si raggiungerla, le sfioro le.mani che stringono subito le mie e le baciano. "Da quel giorno io non sono stata più la stessa. Ero sola , senza più né mio marito né le mie bellissime figlie e non volevo che accadesse qualcosa anche al mio popolo.  Le vite della mia famiglia erano e sono in mano al destino e sentirmi così inutile non ha fatto altro che rendermi più severa ,ma giusta e leale."  Mi accarezza il viso. "Vorrei tanto rivedervi tutte e due insieme."   "Io forse so cosa...cosa sia successo a Marta."  Ammetto distrutta. Come faccio a dirle una cosa del genere. " L'ho vista. Era piccola, io ero tra le sue braccia. È stata lei a portarmi alla capsula,ma non... Non è riuscita a salvare se stessa."   "La mia bambina..."    condividendo il suo dolore, le parole vengono fuori spontaneamente: "mi dispiace tanto, mamma."  Le si illumina il viso. "Dillo di nuovo. È la prima volta che te lo sento dire."  Mi stringe senza attendere nemmeno che soddisfi il suo desiderio. Quella parola  Io l'ho già detto a qualcun altro, tante e tante volte per sedici anni eppure mi fa sentire comunque strana.

Unione di elementi -il destino di un Daimio-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora