14.

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**attenzione, capitolo con scene "spinte"**



"Perché spero che un giorno mi ammazzi". Dirlo a voce alta faceva paura, non l'aveva mai confessato, nemmeno a sé stesso. "Come ha fatto con mio fratello"


Queste parole colpirono Fabrizio in pieno petto, facendogli perdere qualche battito. Non sapeva cosa dire, non sapeva come reagire. Avrebbe voluto stringerlo al petto, accarezzargli i capelli e sussurrargli che tutto si sarebbe sistemato. Ma non poteva.

"Ermal io... non so cosa dire. Non lo posso nemmeno lontanamente immaginare quanto tu stia soffrendo. Al posto tuo io non credo che ci riuscirei". Cercando di tenere un tono di voce saldo, proseguì. "Sono stato così stupido. Invece di tenerti a galla ti sto facendo sprofondare sempre di più"

"Potevi evitare di scopartela"

"Lo so. È stato un momento di debolezza. Uno schifoso, stupido, ignobile momento di debolezza. Lo sai quanto io ti ami Ermal, lo sai che non ti farei mai del male. Ho solo perso la presa"

"Perso la presa? Ti giustifichi così?"

"Sono stato un coglione, come altro te lo devo dire? Non lo so nemmeno io cosa mi sia preso. È stata una cosa dettata dal momento, niente più di questo. Devi credermi, io ho in mente solo te. Costantemente"

"Nonostante la delusione, non ti voglio perdere Brì. Sei l'unica cosa che mi tiene ancorato a terra"

"Ti amo. Ti prego, non mollare. Non adesso. Ci prenderemo la nostra rivincita"

"Non lo farò. Però promettimi una cosa"

"Qualsiasi cosa ricciolì"

"Quando ti sarai stancato di questa situazione e vorrai andare avanti, me lo dirai. Non voglio costringerti a rimanere"

"Io rimango qui, non mi muovo di un solo centimetro. Ti aspetterei anche per una vita intera"

Entrambi iniziarono a sentirsi più leggeri. Nonostante fossero lontani, era come se ognuno conservasse un pezzettino dell'altro dentro di sé. Dove c'era Ermal c'era Fabrizio, dove c'era Fabrizio c'era Ermal. E nessuno dei due ci avrebbe mai rinunciato, per nessuna ragione al mondo.


************************


Era passato un mese da quell'incontro. La vita procedeva piatta, monotona. Da una parte Fabrizio, che continuava a suonare al pub, dall'altra Ermal che si concentrava esclusivamente sullo studio, per non far adirare il padre. L'unica cosa che manteneva entrambi vivi erano i loro appuntamenti quotidiani attraverso il portone.

Puntuale come un orologio svizzero, Fabrizio bussò alla porta.

"Ciao ricciolì"

"Ciao Brì"

"Come stai oggi?"

"Adesso meglio. E tu, come stai?"

"Mi manchi"

"Anche tu mi manchi, tutti i giorni. Stare chiuso qui dentro è una tortura"

"Anche dormire da solo è una tortura. Il letto è troppo vuoto e troppo freddo senza di te"

"Non finire per raffreddarti anche tu". Ermal si divertiva a provocare l'altro, sapeva quanto fosse orgoglioso.

"Anvedi questo! Per chi m'hai preso, per un eschimese?"

"Sempre il solito coglione"

"Mi manca fare l'amore con te"

"A me no"

"Come no?"

"Scherzo, scemo. Non sono mica una statua di sale"

"Hai capito la donzelletta!"

La distanza fisica stava iniziando a sentirsi tanto quella sentimentale. Certo, potevano comunicare attraverso la porta, ma ad entrambi cominciava a mancare il potersi amare in modo completo. Non si toccavano o baciavano da mesi e l'astinenza iniziava a farsi sentire.

"Ermal, ti va di fare un gioco?"

"Sembra l'inizio di un porno di scarsa qualità"

"Smettila de fa er cazzaro. Ti faccio vedere io chi è quello ci scarsa qualità"

"Okay, ci sto. Che devo fare?"

Fabrizio non aspettava altro. "Lasciati andare Ermal, segui la mia voce. Fatti guidare"

Ermal dall'altra parte della porta asserì con un cenno del capo. Nonostante l'altro non potesse vederlo, prese il suo silenzio come un'approvazione.

"Chiudi gli occhi ricciolì. Sono lì con te". Il minore obbedì. La situazione gli stava piacendo, nonostante i due non fossero insieme davvero.

"Passati un dito sulle labbra. Immaginati che sia io. Dio Ermal se mi manca baciarti". Dall'altra parte il riccio stava passando il medio sulle labbra screpolate, inumidendole di tanto in tanto. Questa situazione di completo abbandono lo stava portando su di giri.

"Sfilati la maglia". Ermal prese anche il secondo ordine senza fiatare. Si sentiva al tempo stesso imbarazzato e tremendamente eccitato. Piccole scariche elettriche presero a colpirlo, concentrandosi soprattutto nella zona del basso ventre.

"Mi manca sentirti sotto i miei polpastrelli. Vorrei potere accarezzare la tua pelle bianca e sentirti fremere. Ti prego, fallo tu per me". Il giovane iniziò quindi a sfiorarsi, prima con due dita, poi aumentando la pressione aprendo il palmo. In poco tempo, la sua pelle iniziò a riempirsi di brividi, un po' per la mancanza dell'indumento, un po' per la sua voglia crescente. Quando raggiunse i suoi capezzoli il giovane si lasciò sfuggire un gemito, segno che il lavoro del maggiore stava avendo lo scopo desiderato.

"Ti ho sentito gemere. Nonostante siamo in due posti diversi ti faccio ancora un certo effetto"

"Vaffanculo Fabbrì, ho così voglia che sfonderei la porta solo per saltarti addosso"

"Allora non fermarti adesso". Il giovane non se lo fece ripetere due volte, liberando l'erezione ormai evidente dal tessuto e iniziando a toccarsi.

"Mi manca anche poterti possedere. Penetrati e pensami, tieniti la mia immagine fissa nella mente". Il riccio fece come richiesto, inumidendosi le dita e portandole alla sua apertura. "Non fermarti, continua a toccarti".

Mentre il minore con una mano si penetrava, con l'altra continuava a stimolarsi l'erezione. Il suo respiro si faceva sempre più corto, così come i suoi gemiti diventavano più frequenti. Il maggiore lo sentiva, sapeva stesse arrivando al culmine. "Ermal, vieni. Vieni per me".

E così fece, con un verso più forte dei precedenti.

"Cazzo Brì, è stato l'orgasmo più bello della mia vita"

"Modestamente"

"Sempre il solito sbruffone"

"Ricciolì, è ora di andare. Ricordati che ti amo"

Queste parole colpirono giovane con la violenza di un pugno. Sapeva che sarebbe giunto quel momento, come era giunto tutti i giorni prima di quello, ma questa volta pesava più del solito. Trattenne a stento le lacrime mentre salutava il ragazzo.

"Ti amo anche io. Ti prometto che usciremo da questa situazione"

"Non vedo l'ora. Ricordati che domani uscirà il sole, anche se dentro piove"

Cerco solo il modo di trovare la pace che non ho [MetaMoro]Where stories live. Discover now