Nessun diritto

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Emma's POV

Il giorno dopo rivedo Daniel.

Sembra abbastanza baldanzoso mentre entra in camera mia, annunciandomi che gli altri sono tutti fuori e che lui è rimasto a farmi da balia. Quando vede che lo guardo con in bocca il lecca-lecca che mi ha regalato, fa una strana smorfia e sorride.

-Ti piace, eh!- esulta compiaciuto.

Tiro fuori la lingua e gliela mostro, perché so che è tutta viola per colpa della caramella. Lui ride e si passa una mano tra i capelli corvini.

-Allora era così anche la mia, ieri. Ecco perché Drew continuava a ridere.

-Fammi vedere. Magari è ancora colorata.

-Ma va.

-Vieni qui, tira fuori la lingua.

Sembra restio, ma dopo poco viene incontro al mio letto e mi mostra la lingua: è una lingua normale, niente di speciale. Di sicuro non è viola.

Le nostre facce sono separate solo da una decina di centimetri, il che provoca una strana elettricità in tutto al mio corpo. Torno seduta composta, distante da lui, e Daniel chiude la bocca e mi guarda con fare interrogativo.

-Allora? È viola?

-No, è verde. Verde fluo.

-Ouh, allora deve essere proprio disgustosa.

-Sì, è terribile.

-Mmh, guardala bene allora.- dice, prima di iniziare ad indicarsi la lingua e portarla a pochi centimetri da me.

Per la prima volta dopo giorni, rido di gusto, a crepapelle, mentre cerco di schivare urlando "Che schifo! Che schifo!" la lingua di Daniel, che di rimando mi risponde "Guarda! Dai, guarda!"

Non so per quanto tempo duri il nostro gioco: forse solo pochi secondi, forse svariati minuti. So solo che quando mi fermo, con il fiatone e le guance indolenzite dalle troppe risate, per un istante mi torna la speranza. Speranza di salvarmi, volontà di vivere.

Nella stanza riecheggiano ancora le nostre risa. È stata la prima volta che ho visto Daniel ridere sinceramente, non sogghignare o rivolgermi un sorriso di circostanza; la sua risata sembra quella di un bambino, completamente fuori controllo, solo con un suono un poco' più grave. Una bellissima musica che ascolterei per ore.

-Cena con me, Bambi. Gli altri non ci sono.

-Cenare con te?- domando stranita.

Si è seduto anche lui sul letto, un po' distante da me, e ora mi guarda con un'espressione divertita. È bellissimo.

-Vieni in cucina, mangiamo qualcosa insieme, di sotto. Mi sono rotto il cazzo di doverti fare da cameriere: servizio in camera!

Scoppio a ridere e annuisco. Mentre lo seguo nei lunghi corridoi della villa, non posso che pensare come si comporterebbe con me se ci fossimo conosciuti in altre circostanze. Però le circostanze sono queste, e non riesco a non chiedermi il perché.

Perché io? Qui ed ora?

-Perché sono qui?- so che sarebbe meglio non chiederglielo, ma magari lui ha la risposta che mi serve.

Magari me la stanno facendo pagare per qualcuno che mi è caro che ha commesso un torto nei loro confronti, o qualcosa del genere. O forse Jacopo aveva deciso di farsi una ragazza, e poi le cose gli sono sfuggite di mano. Ma perché proprio io?

-Mmh, beh,- Daniel si guarda intorno nella cucina -perché è ora di mangiare.

-Perché sono nella villa, non perché sono in cucina.- preciso.

BambiWhere stories live. Discover now