Abuse

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Jacopo's POV
-Ti sto parlando di cinque (cinque!) troiette che ti soddisfano. È un sogno, amico!- blatera Leo, una bottiglia di birra in mano. È da un quarto d'ora che va avanti a illustrarmi la sua precedente serata -Ascolta me, sono una favola. L'altro ieri notte sono venuto sei volte. Sei! Ma mi ascolti? Jaco?
-Mmh, cosa?- rispondo distrattamente.
-Due si fanno pure inculare. Woah, sono una bomba. Domani vieni con me, passerai una serata indimenticabile. Indimenticabile...
-Dove sono gli altri?- lo interrompo. Ultimamente non riesco a pensare al sesso se non è coinvolta Tessa.
-Eh?
-Dove. Sono. Gli altri.
-Sparpagliati.- Leo alza le spalle e prende una sorsata di birra. -Senti, Jaco...
-Dimmi.
-Tutti pensano che dovreste smetterla.-mi spiega. Io rimango in silenzio: so già a cosa si riferisce. -Tu e Daniel, intendo. C'è troppo scompiglio con voi in lite.- chiarisce.
-Non sono cazzi vostri. Dov'è la ragazzina?
-Non lo so, cazzo, non lo so.
-Quella mi scappa. Voglio che qualcuno stia sempre con lei.
-Se comandassi tu...
-Non essere coglione. Ora la trovo, poi facciamo un giorno a testa. Sono due settimane.
-Mmh, ci sarà da divertirsi.- commenta Leo, gli occhi che luccicanti di malizia.
-Non pensarci neanche.
Torno al piano di sotto, Drew e Davide si sono addormentati sui divano. O meglio: o sono ubriachi o dormono.
-Svegliati, stronzo.- scuoto Davide per una spalla -sveglia!
-Eh cosa?- si alza di scatto, la voce impastata. -Jaco?
-No, Heidi. Dov'è la ragazzina?
-Ma che cazzo...
-Beh dove potrebbe essere? Dov'è di solito?
-Con... Jev, credo. Dio, ho un mal di testa assassino.
Giusto, Jev! Salgo di corsa al secondo piano e spalanco la porta della sua camera, restando senza parole.
-Cosa... che cazzo state facendo?!- Jev si alza di scatto dal corpo seminudo della ragazzina, le tette (stupende) scoperte, che tenta subito di coprire con le braccia. Lui si alza e viene verso di me, un'erezione fin troppo evidente stretto nei boxer aderenti.
-Jac..- comincia, ma io lo interrompo sbattendolo contro il muro. È troppo sorpreso per reagire, e io sono troppo furioso per restare calmo. Avevo chiarito che la ragazzina non era da toccare, perché cazzo era mezzo nudo sopra di lei?
-Che cazzo volevi fare, eh!- la rabbia mi scorre nelle vene mentre alzo il ginocchio colpendolo nelle palle. Si accascia, ma prima che possa cadere per terra lo afferro per le spalle rimettendolo in piedi difronte a me. Ha gli occhi lucidi dal dolore, ma non me ne può fottere di meno. Eravamo rimasti d'accordo che nessuno l'avrebbe sfiorata. Bell'amico di merda. Lo colpisco ancora nei coglioni, lui si piega e ne approfitto per assestargli una ginocchiata nello stomaco. Cade in ginocchio e sto per tirargli un calcio sul bel visino che si ritrova, quando la ragazzina si getta tra di noi. Per un pelo non la colpisco.
-Basta!- mi urla addosso, gli occhi rossi. Basta? A me?
-Woah, ed ecco a voi la nuova coppietta dell'anno.- sputo. -Tu, vieni con me.- La afferro per il braccio e la strattono fuori dalla stanza, mentre l'altro si sdraia per terra ansimando dal dolore. Ben ti sta, coglione.
Jev ha avuto la sua parte, Davide pure, ora è il mio turno. A questo punto non cambia più nulla se ne approfitto e mi diverto un po' con lei.
La spingo dentro la prima camera vuota del piano che abbia un letto e senza troppe cerimonie le tolgo la maglietta che si era appena riinfilata. Il reggiseno non ha fatto a tempo a rimetterlo, buon per me.
-Fermo!- le sue mani si scontrano col mio petto, ma non mi sposta di un millimetro. Cosa vorrebbe dimostrare? Peserà la metà di me. Con una mano le blocco entrambi i polsi e con l'altra chiudo a chiave la porta. Lei piange, si dimena, quante scene. È patetica. Mi tolgo i jeans, poi la afferro per il bacino e infilo due dita nei boxer che indossa, per poi abbassarli.
-Corpo da favola, piccola.- soffio sulle sue labbra. Lei cerca di coprirsi, umiliata, ma la blocco e la lancio sul letto. La penetro con le dita, giusto per, ma lei mi stupisce urlando. Cazzo se urla, mi spacca i timpani! Non pensavo fosse possibile gridare così tanto.
Con la mano libera le tappo la bocca, lei cerca di mordermi e io non ci vedo più: le tiro uno schiaffo, forte. Rimane immobile, le lacrime che le rigano il viso. Bene. Sfilo le dita da lei: è più bagnata del dovuto, quello stronzo l'avrà di sicuro fatta venire. Quando abbasso lo sguardo sulla mia mano, però, la vedo rossa. Ora si spiegano le urla... spero di non averla sverginata del tutto, Bossi vorrà vedere almeno un po' di sangue quando la sfonderà. Piange, piange, piange... è una marea di lacrime silenziose mentre la scopo con i boxer addosso. Il mio cazzo struscia su di lei sempre più veloce, le mie mani le torturano la sua carne per minuti e lei sembra essersi rassegnata. Meglio così, è quello cue si merita.
La afferro per le spalle, mettendola seduta contro la spalliera. Se vogliamo le cose fatte bene, allora che sia così. Mi tolgo i boxer, e a scoppio ritardato lei sgrana gli occhi e ricomincia a piangere. È incredibile!
-Ti prego. Ti prego, no.- piagnucola. Io mi metto a cavalcioni sopra di lei.
-Oh, sì. Arriva l'areoplanino piccola, apri la boccuccia.
Lei scuote la testa e serra la mascella. Pensa davvero che basti? Le afferro il mento con una mano e con l'altra le sbatto la testa contro il muro: apre la bocca dal dolore e ne approfitto per infilarmi tra le sue labbra. Più facile del previsto. Le sue lacrime si mischiano alla saliva agli angoli della sua bocca. Mi bastano pochi minuti con questo ritmo per venirle in gola.
-Manda giù, da brava.- ringhio tappandole il naso. -Forza.
Resiste in apnea per una decina di secondi, poi si arrende e deglutisce. Lascio cadere giù la mano dal suo viso e mi sfilo da lei. -Bel lavoro- sussurro baciandole la fronte. -Ma si può sempre migliorare, non trovi?- scendo dal letto e mi rivesto velocemente, poi le lancio addosso i suoi boxer e la sua orribile maglietta di Spongebob. Lei è ancora ferma, seduta contro la spalliera, a tremare come una foglia. Forse ho esagerato. Cazzo, ho di sicuro esagerato.
-Come ti chiami?- le domando sorprendendo anche me stesso, come se potessi sentirmi meno in colpa a sapere il suo nome. Rimane in rigoroso silenzio fissando un punto davanti a se, quindi esco dalla stanza senza aggiungere altro.
Devo organizzare dei turni di sorveglianza e assicurarmi che nessuno abusi di lei come io ho appena fatto.

BambiWhere stories live. Discover now