Lasciarsi trasportare

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Emma's POV
Mi sveglio col cigolio di una porta che si apre.
-Perché sei qui?- sento dire a Daniel. Non è molto distante da me, deve essere alla porta.
-Come sta?- è la voce di Jacopo che risponde alla domanda con un'altra domanda. Stringo i denti e rimango immobile, sperando che Daniel non lo faccia entrare: solo la sua voce basta per riaccendere in me l'umiliazione.
-Come vuoi che stia?
-Merda, ho perso il controllo, non so cosa mi sia preso...- si sta scusando. Quel coglione sta cercando di dire che non ci ha visto più, quando invece era completamente cosciente e controllato. Mi ha torturato in quel modo solo per divertirsi e spassarsela, e ora crede di poter venire qui e farsi buono Daniel... E poi perché? Perché non vuole mettersi contro di lui, ma allo stesso tempo vuole godersi lo spettacolo e i risultati del suo giochetto perverso?
-Cerca di starci più attento allora la prossima volta.
-Non fare l'ipocrita, sappiamo tutti che tu ti saresti comportato nello stesso modo... Fammici parlare e basta, ok?
-Non penso sia il caso.- risponde Daniel sicuro.
Rumore di vestiti che strusciano l'uno sull'altro, un tonfo, dei passi. Tengo gli occhi chiusi, combattendo la curiosità di vedere cos'è successo. Voglio che Jacopo se ne vada, subito.
-Esci dalla mia stanza, cazzo.- È la voce affannata di Daniel a parlare.
-Dorme.- osserva l'altro ragazzo. Ora è molto vicino, forse addirittura chinato su di me, e l'idea è ripugnante.
-Lasciala stare, è una ragazzina.- cerco di non rimanerci male, so che ha ragione. Sono solo una bambina, e voglio che questo idiota si allontani subito da me.
-È bella, eh?- ancora Jacopo, delle dita mi accarezzano la guancia, catturano una ciocca di capelli e me la fissano è dietro l'orecchio. Mi viene il voltastomaco a essere sfiorata da lui.
-Sì.
-La pensa così anche il tuo amichetto, eh? Da quanto tempo ce l'hai in tiro?
-Tu?- lo sfida Daniel. Silenzio. Altri passi. Un sospiro.
-Ho perso la testa.- constata Jacopo. È più lontano, probabilmente è tornato alla porta. Bugiardo.
-Sì, l'ho capito alla prima. Spiegami il perché.
-Beh, stamattina anche tu hai dato di matto con lei.
-Ma non l'ho stuprata!- grida Daniel.
-Nemmeno io. Andiamo, l'ho obbligata a succhiarmelo, va bene. E forse ho un po' menato le mani. Ma andiamo, è sana come un pesce, non è successo nulla.
Rimango immobile, il respiro irregolare, gli occhi chiusi. Vorrei solo che se ne andasse. Anzi, vorrei solo tornare a casa.
-Invece qualcosa è successo.
-Sono andato da Jev per cercarla prima di portarla in camera mia.- inizia a spiegare Jacopo, e stranamente mi trovo a sperare che non glielo dica. Non voglio che Daniel sappia cos'ho fatto con Jev. Cosa mi sono lasciata fare.
-Ci sono stato anch'io prima, non mi ha detto niente.- Daniel.
-Sì è infilato nelle sue mutandine prima di me.- Jacopo.
-Che?- Daniel. È stupito. È deluso.
-Esatto. Bella sorpresa, eh?
-L'ha...
-No, penso proprio che lei fosse d'accordo.
Non è vero, io non volevo. Non volevo fare niente con Jev. Ma lui è stato così dolce, così calmo da convincermi. E io non ho trovato il coraggio di ribellarmi. Mi sono fatta trasportare dalla corrente, anche se la direzione non era quella giusta, come al solito.
Il materasso sprofonda, qualcuno si dev'essere seduto sul letto.
-Vi avevo solo chiesto di non toccarla, ma voi siete dei fottutissimi morti di figa. Cazzo, lo sono anch'io.- si lamenta Jacopo.
Stavolta il silenzio è più lungo.
-Esci.- ordina Daniel, probabilmente quello seduto, dato che la voce è vicina. -Esci, ti ho detto. Mi hai rotto il cazzo. Mi state tutti rompendo il cazzo, quindi esci da qui!- si alza di scatto dal letto. Il materasso rimbalza un po'. Passi affrettati. Ansimi. La porta si chiude sbattendo.
Rimango ferma per qualche secondo, poi apro gli occhi. Davanti a me non c'è nessuno. Mi metto seduta, e stringo i denti dal dolore della mia intimità. Daniel è dall'altro lato della stanza, la schiena appoggiata al muro. In mano ha i boxer che mi ha prestato Jev. Li guarda, se li rigira in mano. Quando si accorge che lo sto osservando li appallottola e me li lancia addosso.
-Sono sporchi. Di sangue.- chiarisce. Resto in silenzio.
-Ti fa male?- si informa, la voce velenosa.
Annuisco lentamente.
-Potresti anche parlare, sai?- si avvicina pericolosamente al letto, e a me. -Non fare la povera piccola vittima del cazzo. Non lo sei. Jacopo sarà anche un coglione, ma fammi indovinare una cosa: hai goduto.- ragiona, il tono spigoloso. Mi afferra il mento con tre dita per costringermi a guardarlo, i suoi occhi azzurri ora sono più scuri. -Hai goduto come una puttana con Jev e poi con Jacopo, non è così? Una bella, doppia, passata.- Le sue dita stringono forte la mia mascella, mentre le lacrime riprendono a rigarmi le guance. Vorrei smetterla di piangere, vorrei agire, ma non ne ho la forza. Mi fa male, mi fanno male le sue parole, la sua espressione disgustata. -"Principessina da salvare" e io subito che accorro, non è patetico? Non mi trovi patetico? Cosa cazzo vorresti che io faccia?!- grida. Mi gira la testa, vorrei che si calmasse, che tornasse come prima, che mi abbracciasse e mi sussurrasse che va tutto bene, che andrà tutto bene, esattamente come prima. La mia vita sta diventando solo un fiume in piena di vorrei. Lui sale a cavalcioni su di me. Pesa, pesa, pesa, mi schiaccia le cosce. Voglio urlare anch'io dal dolore, dalla stanchezza, dalla frustrazione, ma rimango semplicemente in silenzio, le lacrime che mi diffondono un sapore salato in bocca. -Vuoi una terza passata? Non fai che dirlo.- continua la sua offensiva, imperterrito. Mi mordo una guancia per bloccare un singhiozzo. Voglio solo tornare a casa, nella mia cameretta da bambina. -Guarda, cazzo, guarda! Guardami, quanto sono patetico? A pensare di... pensare di poter investire sforzi su di te, per...- la voce gli si spezza -per ricevere dell'affetto.- Ispira rumorosamente, butta l'aria fuori dai polmoni e ispira ancora. Prende la mia mano e io, ingenua, penso che sia finita. E invece se la mette sul pacco. È duro. Cerco di interrompere il contatto, ma lui mette la sua mano sopra la mia e mi guida in movimenti circolari sulla sua erezione. Stringo i denti mentre il mio stomaco si contorce, voglio che mi tocchi anche lui, ma mi beo solo della pressione che esercita il suo corpo pressato sul mio.
-Ma ti prego, mi disgusti. Riesci ed eccitarti solo toccandomi, toccando Jev, toccando Jacopo. Vergine per caso.- le nostre mani si muovono più veloci sulla sua erezione, e io non posso farci niente. Sono talmente tanto stanca... Vorrei solamente che finisse tutto, non ho nemmeno la forza di oppormi.

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